Rotta per Santiago: il cammino francese, madre di tutte le Vie

Ott 9, 2023

Tempo di lettura: 6 min.

Consigli tecnici e spunti pratici per affrontare un percorso che esiste da oltre mille anni, ma che è stato riscoperto e negli ultimi venti: un pellegrinaggio fatto di stupore, di tradizione, di arte e di meraviglia.

Un tempo, i cristiani che partivano per Santiago (come per Roma o per Gerusalemme) facevano una scelta di vita, uscendo a piedi dalla soglia di casa, dopo avere vestito il saio del pellegrino, essersi confessati e comunicati; dopo aver ricevuto la benedizione e fatto testamento, perché sapevano che ci sarebbero voluti anni prima di tornare a casa. Partivano quasi senza soldi, affidandosi solo alla Provvidenza e alla Carità; quindi, percorrevano migliaia di chilometri dai luoghi più sperduti del Continente, affrontando disagi e pericoli (fame, freddo, malattie, guerre, banditi) che per noi sono del tutto sconosciuti.

Oggi tutto è più facile e meno impegnativo, però la sola idea di camminare per circa 1.000 chilometri e di dormire per almeno un mese in scomode stanze con persone sconosciute può spaventare: ecco, allora, che si pensa a “tagliare” il viaggio; in fondo la Compostela (l’attestato del pellegrinaggio) viene rilasciata anche a chi ha percorso solamente 100 chilometri a piedi (solo 4 o 5 giorni). Anche la parola “pellegrinaggio”, ormai, non è più di moda e pochi sono quelli che ancora compiono questo percorso per Fede e con devozione; il Cammino – del resto – accetta anche chi si mette in marcia pur non essendo cristiano, chi è vittima dei moderni sincretismi spirituali o in preda a raptus esoterici, oppure si è esaltato per un banale film americano. Accetta anche chi compie il Cammino “a tappe”: un tratto nelle vacanze di quest’anno e un tratto l’anno prossimo, concludendo il percorso – magari – in quattro o cinque anni. Accetta tutti: nella consapevolezza profonda che, strada facendo, “qualche cosa”, comunque, avverrà e si depositerà in fondo al cuore. Nessuno, infatti, ha mai concluso il Cammino spiritualmente più povero di quando è partito.

DA DOVE PARTIRE

Per arrivare a Santiago dall’Europa continentale si partiva, come ovvio, dalla Francia (da qui il nome di questo cammino) attraversando i Pirenei al passo di Roncisvalle oppure, più a sud-est, da quello di Somport (soprattutto per gli Italiani che giungevano da Arles via Tolosa): i due itinerari si congiungevano (come oggi) a Puente la Reina. C’era però (e c’è ancora) chi preferiva percorrere il “Cammino del Nord”, lungo la costa cantabrica partendo da Irùn. Infine, su Santiago, come vedremo in un altro articolo, convergevano anche i sentieri provenienti dai porti del Nord (dove approdavano gli inglesi) e dal cuore della Spagna e del Portogallo.

Quello “francese”, comunque, è Il Cammino per eccellenza, quello che, nei secoli, è stato percorso da re, santi, cavalieri e milioni di pellegrini. Oggi si parte da Saint Jean Pied de Port, paesino pirenaico francese da cui si accede al passo di Roncisvalle. Per arrivarci, la scelta più logica è quella del treno. Da qualsiasi parte d’Italia si parta, bisogna arrivare a Nizza (dopo Ventimiglia). Da qui, poi, bisogna prendere il treno per Hendaye (al confine spagnolo con Irún); si scende a

Bayonne e si prende un treno locale per Saint Jean. In tutto ci vogliono più di 30 ore, per cui bisogna consultare bene gli orari per le coincidenze, oppure decidere di fare tappa a Nizza o a Bayonne, a seconda della distanza già percorsa in Italia. L’importante, comunque, è arrivare a Saint Jean almeno a metà pomeriggio, per potersi registrare all’Ufficio degli Amici del Cammino e trovare posto in rifugio.  Una possibilità alternativa è quella di prendere un treno per Lourdes (c’è anche un volo diretto da Bergamo); da qui si riprende il treno per Bayonne e quindi quello per Saint Jean. L’auto è una buona idea se si è in più di due (sui siti ci sono spesso appelli a condividere il viaggio). In questo caso è tutta una comoda autostrada fino all’uscita di Bellocq, dopo Tolosa e Pau; da qui, rimangono una sessantina di chilometri di statale per raggiungere Saint Jean. In tutto, circa mille chilometri dal confine italiano, che si percorrono anche in meno di 12 ore. Giunti alle porte della cittadina pirenaica francese, si trova un grande parcheggio. Per chi volesse intraprendere il Cammino più avanti, per esempio da Pamplona o Logroño, la soluzione migliore è quella di raggiungere Saragozza via Barcellona (ci sono anche voli diretti). Da Saragozza si trovano, poi, vari pullman per le città del Cammino.

SEGUENDO LE FRECCE

Raggiunto il luogo di partenza, d’ora in poi dovremo solo affidarci al procedere lento e antico dei nostri passi, imboccando il Cammino. Non preoccupatevi, trovate subito le indicazioni e, dopo, perdere la strada sarà davvero difficile. Infatti, da quando don Elias Valiña, negli anni Settanta del secolo scorso, incominciò a tracciare frecce con la vernice sui sassi e sui tronchi del sentiero che porta al Cebreiro, la “flecha amarilla” (freccia gialla) è diventata uno dei simboli del Cammino, oltre che onnipresente indicazione di marcia. Altro simbolo utilizzato per indicare la via è quello della conchiglia stilizzata. Anche i sassi – secondo un’antichissima tradizione dei viandanti – vengono utilizzati come indicatori. Piccole piramidi o vere e proprie frecce, inoltre, si trovano sui sentieri di montagna. Ovunque, poi, i pellegrini lasciano “segni” inconfondibili: cumuli di piccole pietre ricoprono i cippi e le lapidi, mentre migliaia di croci fatte con rami o nastri adornano le palizzate.

COSA PORTARE E COSA NO

Oltre ai ricambi (pochi e leggeri) e al minimo di materiale igienico e di pronto soccorso, ci sono tre cose che è bene portare con sé: un libro, un taccuino e un sasso. Un libro, magari una guida storica per rilassarsi dopo ore di cammino. Un taccuino, per scrivere (a mano) sensazioni, appunti e ricordi. Un sasso, raccolto nel proprio Paese, da lasciare ai piedi della Cruz de Hierro, il punto più alto del Cammino. Il significato antico di questo gesto era quello di “portare la propria pietra” verso Santiago, come facevano una volta i pellegrini che aiutavano nella costruzione delle cattedrali. Oggi, lasciare quel sasso in compagnia di milioni di altri portati da tutto il mondo, significa compiere un doppio rito: quello di offrire, come un dono, un pezzo della nostra Patria e, insieme, quello di abbandonare l’ultimo legame rimasto con essa, lasciando il cuore libero di raggiungere, con un ultimo sforzo, la meta agognata: Santiago de Compostela.

C’è poi, invece, qualcosa che dobbiamo imparare a non usare, se non ad abbandonare. In pochi, ormai, riescono a fare a meno del cellulare, di internet, delle mille messaggerie, delle foto e dei selfie. Tutto ciò – però – è davvero triste e spesso fastidioso. A volte è davvero imbarazzante vedere “pellegrini” che cammino con l’asta da selfie in mano e sorridono ebeti; altri con la go-pro in testa collegata in diretta sul web; altri ancora (quasi tutti) che scrivono, inviano, ricevono, “chattano”, conversano mentre camminano. Ci mancava solo il GPS. Ormai non sappiamo più neppure girare dietro casa senza il navigatore, figuriamoci “avventurarsi” per sentieri sconosciuti. Inutile ricordare che, sul Cammino di Santiago, perdersi è impossibile: nonostante ciò, quasi tutti ormai scaricano app e programmi, con il paradosso di vedere persone che guardano la mappa sul cellulare, quando hanno di fronte un cartello o una feccia ben chiari. Almeno voi, provate “l’emozione” di tenere il cellulare spento dentro lo zaino.

COME TORNARE A CASA

Una volta giunti a Santiago molti scelgono di proseguire ancora per raggiungere (in altri tre giorni di marcia) Finisterre, dove si raccoglieva la conchiglia, mentre quasi più nessuno torna indietro a piedi, come si faceva un tempo. Ora, quindi, si pone il “problema” di tornare a casa. La soluzione più rapida è l’aereo: dall’aeroporto Lavacolla di Santiago c’è un volo diretto per Roma; altrimenti, voli per Madrid e, da lì, per l’Italia. L’alternativa sono i pullman: c’è una linea diretta notturna per Irún e da qui per Hendaye, in Francia, dove si riprende il treno dell’andata per Nizza. Con la stessa linea di pullman si può, invece, scendere a Vitoria e, da qui, cambiare velocemente per arrivare a Pamplona. Un altro pullman (che non effettua il servizio di domenica) porta a Roncisvalle… Infine, altre linee di pullman o ferroviarie collegano Santiago con tutte le maggiori città spagnole. Comunque, ogni informazione e gli orari dei pullman si trovano facilmente all’ufficio del Turismo di Santiago che è in rua do Vilar, dietro la Cattedrale.

Se non lo hai fatto, leggi il primo articolo di questa serie dedicata al Cammino di Santiago.

 

Autore :