Vogliono sdoganare la pedofilia? La sinistra degli orchi e le sue deformazioni

Nov 22, 2023

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La redazione di identitario.org è lieta di rilanciare questa interessante intervista ad Emanuele Fusi, autore de “La sinistra degli orchi”, pubblicata su Atlantico Quotidiano di Nicola Porro il 28 ottobre 2020 e curata dall’amico Umberto Camillo Iacoviello.

Emanuele Fusi nasce a Barga (LU) nel 1978. Avvocato presso il Foro di Lucca, è specializzato in diritto penale e diritto tributario. È autore di diversi romanzi e saggi: per Passaggio al Bosco Edizioni ha pubblicato il saggio “La sinistra degli orchi” (Passaggio al Bosco, 2020) in cui ricostruisce, a partire dagli anni ’50, il tentativo di sdoganare la pedofilia.

Nel suo libro parla del tentativo di sdoganare la pedofilia. Al grande pubblico può sembrare assurdo, ma c’è una parte del mondo accademico che da decenni cerca di infrangere questo tabù. Chi sono i pionieri della “normalizzazione della pedofilia”?

Tutto parte dalla rivoluzione sessuale degli anni ’50 e ’60 negli Stati Uniti d’America. Una figura importante è sicuramente quella di Alfred Kinsey (1894-1956): inizialmente assistente professore di zoologia presso l’Università dell’Indiana, nel 1938 viene invitato a coordinare un corso sul matrimonio – chiamato “Marriage and Family” – da un’associazione studentesca femminile che si fa promotrice della proposta di inserire questo corso presso la sua facoltà. Da qui, per il via l’interesse del professore per lo studio dei rapporti sessuali, che inizia una raccolta di storie ed esperienze dai suoi stessi studenti. Fu il primo a fare esperimenti su infanti e bambini, ritenendo – con lo psicologo John Money (1921-2006), il teorico del cosiddetto “gender” – che la sessualizzazione dei bambini e dell’intera società avrebbe portato la stessa ad essere più pacifica e tollerante. Per fare questo, si dovevano quindi rompere i tabù del passato.

In ambito accademico vi sono stati esponenti come il professore John De Cecco (1925-2017): ordinario di psicologia alla San Francisco State University e caporedattore del Journal of Homosexuality dal 1975 al 2009, fu anche membro editoriale della rivista olandese pro-pedofilia Paidika. Nel 1977 elaborò una proposta di legge sui diritti sessuali dei bambini chiamata “A Child’s Sexual Bill of Rights“, secondo la quale i bambini dovrebbero avere dei diritti sessuali e riproduttivi, essere in grado di esplorare a fondo la loro sessualità ed essere liberi di scegliere relazioni amorose e sessuali, ivi comprese quelle con genitori, fratelli ed adulti responsabili.

Queste idee vennero accolte da diversi esponenti appartenenti ai movimenti di liberazione sessuale: ci fa qualche esempio?

Shulamith Firestone (1945-2012) è stata un’esponente del “femminismo lesbico” degli anni ‘70 e inizio ‘80: nel 1970 pubblica il testo “La dialettica dei sessi”, in cui sostiene che le donne sono sottomesse agli uomini per motivi biologici e strutturali della società. Secondo la Firestone – infatti – non basta liberarsi dal “privilegio maschile”, ma occorre anche eliminare del tutto la distinzione tra i sessi. Inoltre, sosteneva che proibire l’incesto e il sesso con i bambini impediva la vera emancipazione della donna dall’uomo e che – per abbattere il patriarcato – si doveva quindi passare anche per la rottura di quelle restrizioni legali e morali: in tal modo, liberata la sessualità in maniera totale, il maschio avrebbe perso il suo potere sulla donna e in particolare sulla riproduzione, e la donna sarebbe stata l’unica a decidere in tal senso, mettendo fine al concetto di famiglia patriarcale. 

In Italia chi parlò esplicitamente della pedofilia come “pratica liberatoria” fu Mario Mieli (1952-1983), noto esponente del mondo LGBT, morto suicida nel 1983, le cui tesi sono esposte nel libro “Elementi di critica omosessuale” del 1977, pubblicato da Einaudi. Noto è il passaggio sulla pederastia: 

«Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, “è una freccia di libidine scagliata verso il feto”».

C’è un elemento che accomuna queste persone: appartengono tutti al mondo culturale della sinistra.

Nel suo libro dedica un capitolo al Forteto e a Bibbiano: perché sono importanti questi due casi?

Perché rappresentano due casi tipici di ingegneria sociale e culturale propri del pensiero della sinistra, secondo cui i figli non sono dei genitori, ma della collettività. Il Forteto si insinua nella scia del pensiero del ’68 e del cattocomunismo: si basa sulla necessità di costruire una nuova società pura e migliore, abbattendo quella precedente – borghese e fondata sull’ingiustizia – e si propone un nuovo modello, che poi è quello della “famiglia funzionale”, ossia di una famiglia che non si fonda sul legame di sangue, ma su presunti affetti sconnessi dalla realtà. In verità, poi, si dimostrò con le inchieste giudiziarie e due commissioni di inchiesta regionali, che anche questa era a sua volta una “finzione” che serviva solo per far finta che ci fossero delle famiglie all’interno, affinché il Tribunale dei Minori mandasse i ragazzi nella struttura, quando invece i sessi erano rigorosamente separati e l’omosessualità incentivata e incoraggiata dai fondatori.

Il fenomeno di Bibbiano si fonda sull’idea che i figli non appartengono ai genitori ma allo Stato e alle Istituzioni, contraddicendo il principio cardine della “sussidiarietà”: in tale concezione, lo Stato può farne ciò che vuole, se considera i genitori non all’altezza del compito educativo. Ci sono stati dei casi in cui i figli sono stati tolti ai genitori in quanto considerati “omofobi” e quindi non buoni per educarli al bene, ossia al pensiero progressista; pertanto di tale educazione (in tal caso LGBT e omosessista) se ne deve occupare lo Stato, anche se i genitori sono contrari a tale ideologia. Questo rappresenta un gravissimo precedente, perché un domani la sinistra potrebbe fare delle leggi che prevedono di togliere i figli ai genitori che “non rispettano la Costituzione”, inteso come – dal punto di vista LGBT e progressista – “non rispettano il pensiero di sinistra”, che poi vorrebbe dire togliere i figli a quelli considerati “fascisti”, di destra, cattolici o conservatori.

La finestra di Overton potrà essere applicata per sdoganare anche la pedofilia?

Secondo Overton, qualsiasi idea, anche la più incredibile, per potersi sviluppare nella società ha una finestra di opportunità: essa passa dallo stadio di “impensabile” a quella di un pubblico dibattito, per far sì che il cittadino comune si appropri di una certa idea e la faccia propria. Molte altre idee contemporanee sembravano assolutamente inconcepibili solo qualche decina di anni fa e sono poi diventate accettabili per la legge e agli occhi della società: aborto, immigrazione di massa, droghe “leggere” da liberalizzare, eutanasia, poliamore. Per andare sul concreto, per esempio, nell’ottobre 2014 il giornale progressista New York Times pubblicava un editoriale chiarissimo: «Pedofilia: un disordine, non un crimine».

Si ebbe quello che nel mondo giornalistico si chiama “New York Times Effect”, l’eco tematico sul resto dei media: ecco l’Huffington Post: «Sono un pedofilo, ma non sono un mostro» è il titolo di un articolo del 2015. Occhiello: «in una lettera online la confessione di un designer americano. “Non tutti facciamo del male”». Dopo aver letto tutte queste cose, il bravo cittadino democratico non può aver dubbi: meglio pedofilo che assassino.

Il dott. Klaus Michael Beier, medico, psicoterapeuta e sessuologo tedesco, ha rilasciato un’intervista al Times of India nel marzo del 2017: “La pedofilia è una realtà e le società sane devono imparare ad accettarla”, afferma. Secondo Beier, la perversione sessuale verso i bambini è da considerarsi un “destino” e non una scelta. Per questo, quindi, dovremmo accettarla.

Il medico Klaus Beier, al quale si è ispirata Mirjam Heine per la sua Ted Talk in cui ha dichiarato che “la pedofilia è un orientamento sessuale naturale”, oltre a essere direttore del dipartimento di sessuologia del Charite, dirige anche un discusso programma di prevenzione per pedofili, sempre all’interno dell’ospedale universitario di Berlino. L’iniziativa si chiama “Kein Tater Werden”, che tradotto dal tedesco significa “Non offendere”. L’obiettivo del corso è insegnare ai pedofili come controllare i loro impulsi sessuali nei confronti dei bambini. Al programma partecipano potenziali criminali sessuali e anche coloro che hanno commesso reati sessuali, ma sono riusciti a farla franca con la giustizia tedesca. “La pedofilia non è curabile”, aveva spiegato Beier al quotidiano inglese. “Ma può essere trattabile”. Secondo il medico, quindi, un pedofilo può imparare a controllare i suoi impulsi. Il progetto si fonda infatti sul principio che l’attrazione sessuale verso i bambini è sì un problema medico ma, come ha affermato Beier, “non è un crimine” fino a quando non si abusa.

Si inizia a discutere della questione come “possibilità”, anche se vista ancora in maniera negativa. Ma, col tempo, si passerà alla fase successiva, ossia l’accettabilità, una volta che la fase della possibilità si sarà radicata. Del resto, recentemente, il grande pubblico è stato già abituato con il film “Cutes“, su Netflix, a movimenti sensuali, erotici e ammiccanti, di bambine di 10 anni, e la piattaforma digitale non ha subito poi censure o processi, se non qualche disappunto da parte del mondo cattolico (a dire il vero, nemmeno tutto: Avvenire – per esempio – ha giustificato il film): il tutto è passato come se fosse una cosa possibile. Come si vede, la legge del piano inclinato funziona anche in questo caso.

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