Nell’anniversario della Vittoria di Lepanto, decine di Comunità militanti hanno deciso di ricordare l’evento con striscioni e azioni dimostrative. Italia, Francia, Bulgaria, Polonia e Romania: un fermento che rimarca la necessità di non arrendersi al fatalismo, continuando a credere nella difesa della comune Civiltà europea. Di seguito, oltre alle immagini e al video, il comunicato diffuso dalle realtà coinvolte:
ABBIAMO VINTO A LEPANTO E VINCEREMO ANCORA!
Il 7 ottobre del 1571, nelle acque di Lepanto, la Lega Santa fermava l’invasore ottomano. L’epico scontro navale, che la flotta cristiana ha condotto con grande tenacia, si inserisce nella lunga serie di eventi storici – dalle Termopili alla battaglia di Poitiers, fino alla Reconquista spagnola e alla battaglia di Vienna – che hanno forgiato la coscienza europea al di là della mera espressione geografica, nel solco di un retaggio scolpito nell’animo perenne di una Civiltà profonda, capace di riconoscersi, compattarsi e difendersi.
Ma Lepanto, come le altre mille tappe di un percorso millenario, non rappresenta un episodio cristallizzato nel tempo: la sua eco, nitida e potente, rammenta le gesta eroiche dei nostri antenati, chiamandoci a rinnovare quel medesimo vincolo di appartenenza. Immigrazione incontrollata e oicofobia, “guerra dei sessi” e calo delle nascite, pensiero unico dominante e affossamento delle sovranità, decostruzione degli spazi e sovversione dei riti, subalternità politica e burocrazie elefantiache, perdita del sacro e omologazione globalista, sciovinismo divisivo e complessi di inferiorità, colpevolizzazione indotta e sradicamento dei legami, cultura della cancellazione e derive tecno-finanziarie: la nostra Europa, dimentica delle proprie radici e schiacciata tra Bruxelles e Lampedusa, attraversa una crisi senza precedenti.
Anche per questo, le Comunità militanti del fronte identitario – nel cinquantennale della dipartita di Adriano Romualdi e nel decennale del sacrificio volontario di Dominique Venner – hanno esposto striscioni e organizzato azioni dimostrative in molte città d’Italia e d’Europa. Chiamare la Vittoria, in tal senso, non è uno sciocco atto di vanità: significa ricercare un centro, insorgere contro il fatalismo e avanzare un’azione di rigenerazione rivoluzionaria che possa ridestare gli animi, suscitare il risveglio e proiettarsi nel futuro.
Perché alla resa incondizionata suggeritaci dalle sirene del declino, ancora una volta, rispondiamo con la temperie della nostra stirpe, consapevoli delle nostre origini e pronti a scrivere il nostro destino: “Là dove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva”.