Ugo Botti, secondo martire livornese degli “anni incendiari”

Feb 21, 2024

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Ugo Botti, nato nel 1902, è tra i fondatori della prima squadra di combattimento nata a Livorno per vendicare la morte di Dino Leoni.[1]
La sorella di Botti lavora in comune. Il 14 marzo 1921, in Piazza Cavour a Livorno, si verificano violenti scontri. Davanti alle porte del bar Corradini, quattro fascisti e un marinaio stanno conversando quando – all’improvviso, da una via laterale – sbucano una trentina di giovani che iniziano a insultare i fascisti. A un certo punto, gli assalitori estraggono le rivoltelle e sparano all’impazzata contro i quattro fascisti. Tre cadono a terra feriti gravemente, per essere poi presi a bastonate. Richiamati dagli spari, giungono sul posto i carabinieri e la cittadinanza, che mettono in fuga gli assalitori.[2] I tre feriti: Francesco Perna di anni 23, Luigi Sartini di 19 anni[3] e Ugo Botti di anni 18, vengono immediatamente trasportati in gravi condizioni in ospedale.

Lo squadrismo fascista | Storiaestorie

Ugo Botti, operato immediatamente di laparatomia, al sorgere del giorno successivo muore diventando il secondo martire fascista della città di Livorno. Muore tra le braccia della madre, sussurrando parole di amore e perdono: “Mamma non piangere… perdona… forse non volevano uccidermi”.[4] Mentre gli altri due feriti vengono dichiarati guaribili in venti giorni.[5]  Alla sua morte, i fascisti si recano dal Sindaco per ottenere le bandiere abbrunate e a mezz’asta. Il Sindaco rifiuta sdegnosamente la proposta e il giorno successivo viene percosso mentre rincasa presso la propria abitazione in piazza Magenta. La colpa del Sindaco? Non aver sentito “Il dovere di esporre la bandiera nazionale abbrunata per il lutto che ha colpito l’intera città, cioè l’uccisione del fascista Ugo Botti”.[6] Lo stesso giorno, 15 marzo, viene colpita la bottega del barbiere anarchico Campolmi, in corso Umberto, a cui seguono colpi di pistola da ambo le parti. L’anarchico si era rifiutato anch’esso di esporre le bandiere a mezz’asta per commemorare il giovane fascista ucciso. Altri tafferugli scoppiano, per lo stesso motivo, in via San Carlo, dove da una finestra vengono sparati alcuni colpi contro i fascisti, i quali rispondono al fuoco. In questi scontri rimane gravemente ferito lo squadrista Pitigliani.[7]

1921: Livorno tra il congresso socialista e l'adunata dei fasci di  combattimento – Pisorno

Il 21 marzo, Livorno ospita la prima Adunata regionale toscana dei Fasci di combattimento al Teatro Goldoni (stesso teatro dove il 15 gennaio 1921 si svolse il XVII Congresso del Partito Socialista famoso per la scissione da cui poi nacque il Partito Comunista): “E passa, il breve corteo, in strade deserte, dove i ben pensanti non temono e non sentono il dovere di esporre un tricolore abbrunato per salutare questo ragazzo che per difendere la loro vigliaccheria, ha bruciato i suoi bei diciott’anni”.[8] L’Adunata si apre, come visto nella citazione del Piazzesi, con oltre duemila fascisti che tutti inquadrati con i gagliardetti si dirigono verso l’ospedale per partecipare al trasporto funebre di Ugo Botti. Corteo “imponente”, pieno di ricche corone e numerose bandiere con tutti i negozi chiusi in segno di lutto.[9]

“Il giovane Ugo Botti, ascritto al fascio di combattimento di Livorno e che, come i lettori sanno, rimase vittima di un agguato comunista, era nipote dell’illustre amico nostro avvocato comm. Luigi De Giorgi, essendo figlio di una sorella sua. Leggiamo nei giornali di Livorno e della Toscana tutta che i funerali seguiti domenica e ai quali partecipò il comm. De Giorgi, giunto espressamente da Parma, riuscirono di una grandiosità senza pari e furono veramente trionfali. Si calcola ad oltre 5000 il numero dei fascisti intervenuti con gagliardetti e bandiere; tutta Livorno poi partecipò alle onoranze rese al povero giovane, che, appena diciottenne, venne barbaramente strappato all’affetto della madre e dell’unica sorella. Una pioggia di fiori, fitta, multicolore, sulle teste, in terra, contro i vessilli agitati dalla brezza, accompagnò sempre il corteo. Dappertutto mani gentili, mani delicate di donne facevan piovere sul caduto per la causa più santa della patria l’omaggio dei fiori, tributo di rimpianto per la gagliarda giovinezza tragicamente spezzata. In Piazza Roma il carro sostò mentre le rappresentanze dei fasci si disponevano in quadrato ai lati del piazzale. Umberto Pasella, fattosi presso al carro, porse il saluto alla Salma e invitò i fascisti a giurare la rinnovata fede ed i più saldi propositi; a giurare ancora il sacrifizio per la patria nostra. E all’invito: lo giurate voi? Rispose un grido unanime, poderoso, concorde che parve il rombo possente del tuono e si ripercosse per gli echi lontani: “Lo giuriamo”. E le bandiere e i gagliardetti si sollevarono scossi dal vento e mentre la salma di Ugo Botti veniva trasportata all’estrema dimora, il corteo dei fascisti, nuovamente formato si accinse al ritorno al Canto di “Giovinezza, primavera di bellezza”. Alla desolata madre e al comm. De Giorgi, vadano le espressioni delle nostre più vive condoglianze. E siamo certi che la intera cittadinanza si unirà a noi nel compianto”.[10]

Il 24 aprile 1921 il Sindaco, durante il Consiglio Comunale, come primo punto del giorno, decide che forse è giusto commemorare Ugo Botti sottolineando che la città “che aveva fama di reciproca tolleranza nelle più ardue contese politiche, era ora luogo di fatti dolorosi”.[11] Successivamente anche a lui, come Dino Leoni, viene intitolato un Gruppo Rionale Fascista. Gli Scali Olandesi realizzati nel 1857 furono chiamati nel 1923 Scali Ugo Botti, per poi riprendere il nome originario il 29 maggio 1945.

1941 Livorno, Scalo Ugo Botti / street view, church, bridge (EB) |  Darabanth Auctions Co., Ltd.

[1] https://identitario.org/dino-leoni-il-primo-martire-del-fascismo-livornese/
[2] M. De Simone, Pagine eroiche della rivoluzione fascista
[3] G. A. Chiurco, Storia della rivoluzione fascista
[4] Liburni Civitas, rassegna di attività municipale, 1932
[5] Brigantesca aggressione socialista. Un morto – Due feriti, Il Popolo d’Italia, 17 marzo 1921
[6] Il Sindaco prof. Mondolfi aggredito e percosso, Gazzetta Livornese, 17 marzo 1921
[7] Tafferugli a Livorno, Avanti! (edizione milanese), 17 marzo 1921
[8] M. Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano
[9] Il Convegno regionale dei Fasci toscani, Il Popolo d’Italia, 23 marzo 1921
[10] I funerali del fascista Botti a Livorno, Gazzetta di Parma, 27 marzo 1921
[11] CLAS, adunata del Consiglio Comunale del 24 aprile 1921

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