SOVRANISMI E TRATTATI – L’Italia come eterna provincia dell’Impero americano?

Feb 12, 2024

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In un mondo che muta vorticosamente, in cui ciò che è stato non sarà più, i rapporti fra Italia e USA rimangono vincolati da trattati secretati. Sì, neanche il Parlamento può conoscerli e ciò in barba alla Costituzione vigente che agli artt. 72 e 80 riserva alle Camere la ratifica dei trattati internazionali.

In particolare, le attività delle Forze Armate americane sono regolate dall’Air Technical Agreement (30 giugno 1954) e dal Bilateral Infrastructure Agreement (20 ottobre 1954) ovvero “Accordo Ombrello”, così definito per la sua ampiezza. Come dichiarato pubblicamente nell’ormai lontano 2003 dall’allora ministro della Difesa Antonio Martino dinanzi alle Commissioni Difesa di Camera e Senato, quei trattati hanno la massima segretezza e non possono essere declassificati. In pratica, da 70 anni il Parlamento è stato del tutto escluso non dico dalla trattazione e dai ripetuti aggiornamenti apportati negli anni, ma anche dal semplice contenuto di patti internazionali che vincolano – pesantemente – l’Italia.

Oggi viviamo in una fase di drastica transizione da un mondo unipolare segnato dall’egemonismo americano, a uno multipolare in cui quell’egemonismo combatte per sopravvivere; ma se tutto cambia attorno anche l’Italia è necessitata a farlo, pena divenire del tutto succube di terzi. Qualcuno – a ragione – dirà che lo è già, ma nei tempi odierni ciò significa divenire semplice preda di chi è incentivato dagli eventi a farsi predatore. Ergo: occorre aggiornarsi ai tempi per non esserne aggiornati.

L’Italia è provincia dell’impero USA, oggi in crisi profonda da cui esso emergerà profondamente ridimensionato; in questo clima, rivedere i rapporti con gli Stati Uniti significa adeguare relazioni e impegni alla nuova realtà che impone posture e pratiche assai diverse da quelle che esistevano tre generazioni fa. In partica, rinegoziare i trattati in funzione degli interessi nazionali attuali (e sarebbe ora che venissero chiaramente definiti). Se gli USA dovessero rifiutarsi, cosa del tutto possibile stante loro abitudini, l’Italia potrebbe cominciare a rendere pubblici i trattati, quanto meno per informare l’opinione pubblica a cosa è legata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (e a cui lo Stato Profondo la mantiene rigorosamente incatenata malgrado il passare del tempo).

Un ragionamento semplice quanto logico, emerso più volte negli anni passati in ambienti allora definiti “radicali”, ma che l’epocale cambiamento della situazione internazionale rende semplicemente ineludibile. Ci si aspetterebbe che tale posizione venisse abbracciata con entusiasmo da un governo che si sgola a definirsi “sovranista”; peccato accada l’esatto contrario, con un supino appiattimento a qualsiasi (da sottolineare: qualsiasi) richiesta provenga da Oltre Atlantico, assai più di quanto sollecitato e anche quando ciò implica danno peggio che grave agli interessi dell’Italia.

A sposare integralmente tale posizione è stato invece un personaggio del calibro di Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, che a fine 2023, nel corso dell’evento di chiusura dell’omologa scuola di formazione geopolitica, ha pubblicamente perorato tali tesi. Sarà anche lui accusato di “revisionismo radicale”?