Pochi giorni fa, in Francia, il ministro degli interni Gérald Darmanin ha annunciato lo scioglimento di “Academia Christiana”, un istituto cattolico e patriota di formazione culturale. La condanna da parte delle istituzioni democratiche sarebbe dovuta agli “appelli all’odio e alla discriminazione” di cui il gruppo si sarebbe fatto promotore, senza che concretamente sia mai stato coinvolto in episodi violenti. Sulla motivazione, che come ben sappiamo è il solito mantra del progressismo volto ad opprimere ogni dissenso, non vi è alcuna traccia di approfondimento o di casi concreti evidenziati da parte del ministero.
Qualcuno direbbe che questo mondo va proprio al contrario: dopo la “caccia ai bianchi” da parte degli immigrati a Crépol – vittima il sedicenne Thomas – è iniziata una violenta repressione nei confronti degli identitari francesi, tra arresti immotivati durante i cortei nazionalisti, fino alla dissoluzione forzata di gruppi di patrioti. Di fronte all’evidente fallimento del multiculturalismo, il governo francese non decide di salvare la Nazione dal suo declino, bensì di “tenere nel mirino altri tre gruppi di estrema destra”, palesando così la scelta di percorrere una strada facile che condurrà Macron e i suoi nel carro dei vincitori. Perché sì: guardando in faccia la realtà, riscattare l’onore di un popolo che si ritrova con più del 10% della popolazione di origine straniera, è un’impresa decisamente difficile che richiede – oltre che una forte volontà – molto tempo.
C’è da domandarsi soprattutto dove si trovi in questo momento l’Europa paladina dei diritti e delle libertà individuali di fronte ad una palese negazione dello Stato di diritto del cittadino. La stessa Unione Europea che, attraverso le sue figure di spicco, si rifà continuamente alle proprie radici cristiane con una leggera retorica, il giusto per mantenere nei propri ranghi quell’elettorato conservatore che potrebbe in un futuro prossimo scegliere alternative più radicali. Ma oltre la retorica, nessuna reale presa di posizione.
Il silenzio delle istituzioni europee fa riflettere sulla possibilità o meno che ciò che sta avvenendo in Francia possa capitare anche in altre nazioni del Vecchio Continente. Anche se ogni Stato ha la propria legislazione in merito, l’unica certezza che abbiamo è che la democrazia liberale ed occidentale fondatasi sulla filastrocca del “Liberté, egalité, fraternité”, ha miseramente fallito.