I tedeschi riscoprono il valore della violenza?

Mag 11, 2024

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Il generale Kurczyk: “Dobbiamo tornare a insegnare ai giovani come funziona la violenza”

Ottanta anni di pace. Tre generazioni di tedeschi forzatamente estromessi dalla violenza della storia, convinti che la vita sia fatta solo di economia e diritti, mostrano –ora che la guerra calda non è più sui libri, ma coinvolge la cronaca europea- un drammatico effetto: i giovani tedeschi non vogliono più arruolarsi nell’esercito. Si è realizzato l’incubo di Werner Sombart, il quale contrapponeva –poco più di un secolo fa- lo spirito eroico dei tedeschi al mercatismo inglese. La legge del comfort ha preso il sopravvento a Berlino, alimentata dalla colpa (Schuldfrage) di essere tedeschi (aver partorito il Nazionalsocialismo), senso di colpa promosso –in particolar modo- dalla Scuola di Francoforte. Scriveva Sombart nel 1915:

“Se il comfort comincia a occupare un ampio spazio nella conduzione dell’esistenza e nella considerazione della vita, se la predisposizione della propria vita al raggiungimento delle più alte comodità e dei maggiori agi di vita, per così dire, una, se non l’unica componente essenziale della concezione del mondo, allora si diffonde un veleno esiziale” e continua “Il «comfortismo» come concezione del mondo è certamente un male, e un popolo, come quello inglese, che ne è stracolmo, non è altro che un mucchio di cadaveri viventi. L’intero corpo del popolo comincia a marcire”. [1]

Il sociologo tedesco sintetizza così l’economicismo: tutto ruota intorno all’economia, al benessere materiale, tutto il resto è automaticamente vano. L’accusa che rivolgeva agli inglesi, si è realizzata (anche) in Germania. Beninteso, l’economicismo è ravvisabile –pressoché uniformemente- in tutta l’Europa occidentale, tuttavia Berlino è messa piuttosto male rispetto agli altri. L’ossessione per un passato che non passa, assieme alla -sempre più sbiadita- volontà statunitense di non rigenerare una potenza militare tedesca, impedisce qualsiasi slancio in avanti sul piano militare. L’italica parata militare del 2 giugno, in Germania è impensabile. Troppi –brutti- ricordi per i tedeschi. Progettare la potenza oltre l’economia è ancora un tabù. Ma qualcosa sta cambiando.

Il conflitto in Ucraina ha rievocato qualcosa che – dall’alto del comfort post-storico – avevamo dimenticato: la violenza. Una nazione può ripudiare la guerra come strumento di offesa, ma in ogni caso deve essere in grado di difendersi. Il ministro della difesa Boris Pistorius sta valutando di reintrodurre il servizio militare obbligatorio, definendo un «errore» la sua abolizione [2], ed è aperto alla possibilità di istituire una legione straniera. Nel 2022 le domande di ammissione sono diminuite dell’11% rispetto all’anno precedente, di conseguenza l’età media dei soldati è salita a 33,5 anni, cinque in più rispetto al 2010.[3] La Germania è intenzionata a spendere di più per l’esercito. La deterrenza militare rientra tra le priorità. Quest’anno –la spesa militare- arriverà al 2% del PIL.

Sul tema, più diretto e profondo è stato il generale Markus Kurczyk:

Si tratta di capire se abbiamo persone pronte ad andare in guerra per la Germania, pronte ad andare in capo al mondo per difendere le loro convinzioni e il nostro sistema di valori. (…) Nella Bundeswehr è necessaria una certa percentuale di persone molto robuste, resistenti, pronte a uccidere e, se necessario, a morire. Bisogna trovarle. La nostra società si è convinta per trent’anni che la violenza non serve, ne impedisce ogni forma fin dalla scuola materna. Dobbiamo tornare a insegnare ai giovani come funziona la violenza”. [4] 

Parole molto dure, rivolte a un popolo cresciuto – ormai da tre generazioni – con il senso di colpa, attento più al PIL che alla difesa della Patria. Quest’ultima, privata di ogni profondità storica, spirituale e culturale. Non si capisce perché un giovane tedesco dovrebbe essere disposto a morire per una Patria di cui -così gli è stato insegnato- si deve vergognare, per crimini che non ha commesso né lui, né le due generazioni precedenti. Il motore economicista forse non basta per reimmergere di nuovo il popolo tedesco nella violenza della storia. Serviranno anni, decenni, per un serio riarmo, così come serviranno anni, decenni, per riallacciare il popolo tedesco alla Germania, senza vergogna. Sempre che –per questioni demografiche- non sia troppo tardi. Chi vivrà vedrà.


[1] Werner Sobart, Mercanti ed eroi, ARCANE editrice, 2012, p. 125.
[2] In Germania si apre il dibattito sul ripristino della coscrizione obbligatoria, analisidifesa.it, 31/12/2023.
[3] Giacomo Mariotto, Perché ci serve la Germania, Una certa idea d’Italia (Limes 2/2024), p. 308.
[4] Ivi, pp. 308-309.