Record, edonismo e denaro? Lo sport è collante nazional-popolare e dimensione dello spirito

Ott 25, 2023

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The Stadio dei Marmi, Foro Italico, Rome - Walks in Rome (Est. 2001)Hanno provato a snaturarlo, a stravolgerlo e a imbastardirlo. Hanno cercato di renderlo un prodotto di consumo, una vetrina “politicamente corretta” e una fabbrica dei record. Lo hanno inquinato con il doping, spettacolarizzato con le televisioni, corrotto con il business. Indubbiamente, con la loro schietta materialità, lo hanno reso meno romantico e meno genuino. Eppure, malgrado le oscene manipolazioni di un mercato cannibale e di un globalismo spudorato, l’essenza più intima dello sport è rimasta sostanzialmente la stessa: un collante nazional-popolare, una metafora della guerra e una formidabile dimensione dello spirito.

Lo abbiamo constatato con il trionfo azzurro agli ultimi Europei di calcio e con le splendide prestazioni dei nostri campioni alle Olimpiadi di Tokyo: trionfa ancora chi sa dominare se stesso, chi accetta il sacrificio, chi appartiene ad una Patria, chi sfida l’ignoto. I fanatici arcobaleno dovranno rassegnarsi: quei goals, quelle corse, quei salti e quelle nuotate – senza dubbio – resteranno impresse nella memoria collettiva con una profondità che nessun inginocchiamento antirazzista potrà mai suscitare. Si sono affermati, ancora una volta, quelle caratteristiche vitali che rimandano al cuore stesso della nostra Civiltà: i festeggiamenti per la vittoria della Nazionale – in tal senso – non hanno rappresentato lo sfogo troglodita e mediocre del “panem et circenses”, ma l’istinto naturale della Comunità che si riconosceva e si ritrovava, oltre il grigiore orwelliano del “distanziamento sociale” e il deprimente orizzonte degli schermi illuminati.

 

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Riscoprire il senso profondo della disciplina sportiva – allora – è un imperativo assoluto: per contrastare la deriva fluida, digitalizzata, apatica e impersonale di questo tempo, riaffermando la spinta all’azione, l’orizzonte della forza, il gusto del confronto e il fascino della conquista. Una mistica italianissima, facilmente riscontrabile nei profili olimpici dello “Stadio dei Marmi”, emblema stesso della mistica fascista ed incarnazione artistica di quella triade omerica che dovremmo porre a metro di misura di ogni nostro respiro:

La natura come solco, l’eccellenza come fine, la bellezza come orizzonte”.

Anche per questo, Passaggio al Bosco Edizioni ha scelto di lanciare una collana interamente dedicata al tema: si chiama “Plus Ultra”, come nel migliore retaggio dei nostri antichi. Il primo lavoro, che ha fatto parlare di sé, ha un titolo che sgombera il campo da ogni equivoco: “L’atleta combattente”. Scritto da Matteo Colnago – asso italiano del paracadutismo, scalatore esperto e pugile appassionato – questo libro vuole essere un manuale tecnico e spirituale per ogni sportivo che si rispetti: un crogiuolo di orientamenti esistenziali e filosofici, ma anche di spunti pratici e di esercizi mentali.

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Il messaggio – rivolto essenzialmente a chi pratica gli “sport del coraggio” – è chiaro e potente: tornare a concepire lo sforzo atletico come dimensione verticale, ritrovare l’equilibrio del corpo e della mente, coltivare il rapporto con il Maestro, condividere spazi e momenti, misurarsi con il sacrificio, praticare le virtù dei nostri antenati.  Oltre il narcisismo effimero dei record e il baratro materiale del denaro – dunque – sopravvive un mondo nel quale si lotta e si fatica, si suda e si sanguina, si superano i propri limiti e si affina la propria tenuta interiore.

Le pagine de “L’atleta combattente” – arricchite dalla prefazione del grande alpinista Riccardo Bergamini e dal contributo di Alessandro Manzo – rappresentano un viaggio straordinario e inedito nella disciplina sportiva intesa nella sua accezione più profonda, lontana dai guinness e dai palcoscenici, dai selfie e dalle autocelebrazioni, dagli imbrogli e dal denaro. Perché lo sport non è soltanto un modo per “tenersi in forma”, ma una Via atletica che ci proietta al di là di noi stessi: incarnare la lealtà, l’onore e il coraggio, per trovare la motivazione necessaria all’affermazione di un’etica guerriera che fissa il proprio centro nell’orizzonte ascetico dello spirito.

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