Uomini siate, non pecore matte.
Dante, Inferno, Canto V
Che si dia adito alle tesi darwiniste, che vedono l’uomo come prodotto genetico dell’evoluzione animale; o che si abbia la convinzione della discesa del divino nella carne e della sua involuzione, si può facilmente constatare come questo “animale sociale” [1] sia oggi – nella sua maggior parte – più bestia, che umano.
Gli ultimi 70 anni – con l’imposizione globale del modello capitalistico e della società dei consumi – hanno gravato sull’abrutimento secolare di questa creatura, la quale si è trasformata velocemente da comunitaria a societaria (e quindi individualista, borghese, utilitarista). Una spirale di generazioni che hanno incarnato e tramandato una forma sempre più viziata, corrotta, materialista, lontana dai luminosi esempi che hanno contraddistinto le civiltà tradizionali susseguitesi nella storia conosciuta.
La recente digitalizzazione e il brodo di coltura virtuale nel quale vengono allevate le nuove generazioni hanno permesso al Sistema di eterodirigere meglio di prima, meglio di sempre, i pensieri – e quindi l’agire – di miliardi di persone. [2]
Basta guardarsi intorno, allora, per comprovare quanto disse Gautama Buddha:
Ciò che pensi, diventi. / Ciò che senti, attrai. / Ciò che immagini, crei.
Se pensieri, emozioni e immaginazione sono concentrati con continuità sugli istinti più bassi della natura umana, è palese che l’imbestialimento sarà la conseguenza.
Attenzione, però, all’uso del termine: gli animali sono naturalmente in connessione con il divino, vivono istintivamente secondo le leggi del dharma, sono inseriti in un cosmos e ad esso aderiscono in maniera ontologica.
L’umanità, a differenza del mondo ferino, è caratterizzata dal Sé (Io, Spirito, Ātman), che molto sinteticamente costituisce la consapevolezza di ciò che si è e il “libero arbitrio”.
Noi abbiamo l’opportunità (sarebbe meglio dire la necessità, essendo qui per questo) di sperimentare vari stati di questa consapevolezza, in senso verticale, che ci permettono di perfezionare il nostro essere-qui-ora e di elevarlo giorno dopo giorno.
Uno stambecco che giunge in pochi minuti in cima ad una montagna, che noi impieghiamo molte ore a salire, non ha altro scopo se non quello di cibarsi, sfuggire ad eventuali predatori, trovare riposo all’ombra o cercare il sole in inverno. Salire è utile alla sua sopravvivenza. Quando noi ci imponiamo di scalare la stessa vetta non lo facciamo per necessità pratiche, noi affermiamo degli obiettivi fisici, mentali e spirituali – diversi a seconda delle varie cognizioni – che apportano mutamenti ogni volta. (Tendenzialmente virtuosi, come no, se l’esperienza è vissuta in senso egoico).
Ma, senza dover inerpicarsi su pareti rocciose, è nella quotidianità del nostro agire che trasformiamo la sopravvivenza in esistenza, il solo esistere in vita vera.
È spingendo nella direzione che vogliamo noi il nostro pensare, dandogli una forma, che modifichiamo l’attitudine interna ed esterna; è il controllo delle nostre emozioni che dà struttura alla fortezza interiore, la quale ci permetterà di affrontare dignitosamente i momenti difficili e quelli felici; è vigilando, scegliendo, discriminando con coerenza e volontà ciò che immaginiamo per il nostro futuro e per quello di chi ci circonda, scegliendo le parole – comprendendone i significati e la loro potenza generatrice o disgregatrice –, scegliendo come utilizzare il tempo a disposizione, che alteriamo il divenire.
Questo agire continuativo porta alla trasmutazione dell’essenza del singolo, che di riflesso condizionerà chi lo circonda, creando un circolo virtuoso di crescita costante, rispetto alle inclinazioni e al Destino di ognuno.
Ovviamente, non solo è vero anche il contrario, ma è anche più facile che esempi negativi molto potenti contaminino e corrompano.
Il Solstizio d’Inverno è il momento più adeguato per prendere coscienza di nuove verità metafisiche, essendo un periodo temporaneo di energia unica, che pervade l’esistente. La prolungata oscurità è un’occasione di introspezione, di tramonto in noi stessi, per poi rinascere, col Sole, rinnovati e migliori di prima.
È fondamentale, a tal proposito, porsi degli obiettivi a breve, medio e lungo termine. Vagare senza meta è l’errore più grande che si possa fare; spreco di tempo ed energie.
Ma per sapere dove andare è necessario conoscere le possibilità che abbiamo a disposizione, che tradotto significa studiare, approfondire, scoprire e fare esperienze. La stagnazione è un nemico infido e pericoloso.
Obiettivi nel corpo, nella mente e nello spirito. Partire da uno per scoprirli tutti. Non accontentarsi, non mollare. Non aver la presunzione di credere di aver intrapreso subito la Via che ci appartiene. Cercare maestri, riferimenti vivi e bibliografici, ricordando però che gli insegnamenti “giungono solo ad indicare la via e il viaggio; ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere”. [3]
Non sono quindi gli “animali” da cui prendere le distanze, i quali possono, piuttosto, insegnarci molto [4]; ma la tendenza dell’umanità ad abbandonare le proprie qualità per degradarsi nell’informe, nel vile, nel tellurico.
Abbandonare ciò che è sacro, rinnegare eredità ancestrali, chiudersi al divino: questo porta alla bestia, al gregge, alla schiavitù.
E, oggi, in una lotta senza tregua sotto i bombardamenti mediatici e strutturali di un organismo senza nome alimentato dalle sue stesse vittime, vivamo la nostra battaglia; la battaglia per vivere come Uomini e Donne e non come bestie da allevamento: a tutti gli effetti una vita eroica.
La carne di un uomo gli appartiene e la sua acqua appartiene alla tribú… il mistero della vita non è un problema da risolvere, ma una realtà da sperimentare. I presagi servono a farcelo ricordare. E poiché siamo qui, e abbiamo la religione, alla fine la vittoria non potrà sfuggirci.
Dune | Frank Herbert
NOTE
[1] Aristotele, Politica.
[2] Provare a spiegare quanto sopra ad un appartenente al gregge, spesso, lo trasforma seduta stante in un Agente Smith, ovvero un apologeta armato del Matrix. Una persona sana in una società malata sembrerà per forza insana. Sono loro a dire cosa è vero, cosa è falso, di cosa parlare, di cosa non parlare; dicono chi siamo, cosa possiamo fare, cosa non possiamo fare, e a chi esce dagli schemi sarà immediatamente notificato di rientrare nel programma impostato dalla società. Lo stesso agire di un antivirus.
[3] Plotino, Enneadi.
[4] Da tenere presenti gli animali, divenuti totemici per le loro qualità applicabili alla natura umana, che la cultura e la mitologia indoeuropea hanno tramandato per millenni: il lupo, l’orso, il picchio, l’aquila, il cinghiale, le api, il cavallo, il cigno, il toro e la vacca…