Pinte, sorrisi e sogni di rivolta: il Bogside Pub e la Firenze di Casaggì

Ott 17, 2023

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Prosegue, sulle colonne di identitario.org, la rubrica #percorsimilitanti, che passa in rassegna gli avamposti liberi, le esperienze comunitarie e le realtà organizzate che ancora – nonostante l’apatia montante e il diffuso fatalismo – edificano percorsi di lotta e vivono un’Idea. Questa volta, raccontiamo la storia del Bogside Pub, birreria di Casaggì e indomabile covo dei ribelli fiorentini…

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Quello del bancone, senza dubbio, è un riferimento che accompagna la storia di Casaggì fin dai primi anni del presente millennio. Inizialmente, era una misera mensola in quella che fu la sede originaria dello “spazio identitario” fiorentino: passo dopo passo, si è trasformata in un vera e propria birreria dotata di tutto l’occorrente e frequentata da centinaia di persone. Nel 2012 – con l’inaugurazione della sede di via Frusa – nasce anche il Bogside Pub, edificato attraverso gli sforzi fisici ed economici dei militanti, pronti a rinunciare alle vacanze estive per confrontarsi, cemento alla  mano, con la costruzione di un punto di ritrovo che fosse il fulcro scanzonato e appassionato di una Comunità che voleva interpretare la propria appartenenza politica come un’esperienza totalizzante.

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La scelta del nome, evidentemente, non è casuale: il Bogside è il quartiere-ghetto dei nazionalisti e dei cattolici di Derry, già teatro della Bloody Sunday e delle tante battaglie di strada, dove il fumo acre delle barricate si mescola al sapore forte della Guinness e al sogno di una Repubblica Irlandese unita, sovrana e libera dal dominio britannico. Al suo interno, l’iconografia non mente: i murales dipinti sul bancone, assieme alle fotografie originali dei Troubles e ai cimeli raccolti dai volontari dell’Irish Republican Army, richiamano l’epopea di una lotta di liberazione che ha profonamente scosso il cuore dell’Europa.

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Proprio il retaggio del Vecchio Continente, infatti, è il leitmotiv delle tante serate trascorse tra i boccali e le bottiglie di questo covo sotterraneo: conferenze, degustazioni, presentazioni librarie, cene popolari, cineforum, concerti e aperitivi sembrano avere – come filo conduttore e riferimento assoluto – le mille declinazioni di una Civiltà antica di tre millenni. Perchè l’identità profonda dei nostri antenati – che spesso si è trasmessa davanti al fuoco e sorseggiando un bicchiere di idromele, di birra o di vino – passa anche dall’immenso patrimonio che si è manifestato nella distilizzazione e nell’eno-gastronomia.

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Il Bogside, del resto, ha scelto di riscoprire questa immensa eredità: dai tanti liquori artigianali alla meravigliosa tradizione degli amari italiani e dalle mille rielaborazioni birrarie alla maestosa arte vinicola, nel solco di una produzione che – anzitutto – è il frutto del paesaggio e dell’unicità del suo percorso storico.

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Tra i compiti del Bogside – infatti – vi è anche quello di restituire ai più giovani la consapevolezza di un retaggio che per secoli è stato tramandato nei monasteri, nelle farmacie, nelle locande, nelle osterie e nei Pub di tutto il continente, dalle nebbiose brughiere scozzesi alle assolate pendici dell’Etna, passando per le campagne bavaresi e i vicoli di Londra, i vitigni del Chianti e le verdi distese dello Champagne. Bere, nella nostra cultura, significa condividere una storia, un momento, un’esperienza e un racconto: significa essere Comunità, mescolando il dovere al piacere, oltre le degenerazioni alcoliche dei tempi moderni e nel pieno controllo di sé.

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Un luogo di ritrovo, dunque, ma anche uno spazio libero e impegnato, dove poter ascoltare la presentazione di un libro, fare due chiacchiere o guardare un film: fuori dagli angusti schemi del pensiero unico e del “politicamente corretto”, in compagnia delle più audaci menti del panorama culturale non conforme. Vi è di più: il Bogside vuole essere il punto di ritrovo di una Comunità nazionale che ha bisogno di viversi e di condividersi, cercando e trovando il simile: per scambiarsi esperienze e battaglie, oltre il grigio orizzonte dell’isolamento digitale imposto dalla “nuova normalità” pandemica. Anche per questo, durante quello che fu il lockdown, i militanti di Casaggì si rimboccarono le maniche e misero in piedi un’opera titanica: furono costruite da zero le nuove pareti in legno e il nuovo look, in fedeltà ad un progetto ambizioso che è stato realizzato alla perfezione e senza l’aiuto di nessuno.

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Un sogno che si è realizzato e che viene messo a disposizione di un’intera area, in ordine con la volontà di costruire una Rete Identitaria che sia scudo e spada di una visione del mondo. In alto le pinte, ribelli!

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