“Signorina ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua”. Così racconta Licia Cossetto, sorella di Norma.
Ma chi era Norma Cossetto? E perché fu condannata ad una fine così atroce?
Norma era una studentessa italiana, istriana, di un villaggio nel comune di Visignano, dove nacque il 17 maggio 1920. La ragazza apparteneva ad una famiglia vicina al Fascismo e si dimostrò da subito attiva nella politica. Una volta iscritta al corso di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Padova, infatti, aderì ai Gruppi Universitari Fascisti della più vicina Pola.
Secondo la testimonianza di Licia Cossetto, Norma fu convocata presso il comando partigiano. Un invito diretto a far sì che la ragazza entrasse a far parte del movimento della “resistenza”: tuttavia, il suo rifiuto fu netto e le sarebbe costato la vita. Non a caso, la ragazza venne inizialmente rilasciata, per poi essere arrestata il giorno seguente.
Da lì, l’inizio del calvario di Norma: un abisso fatto di abusi e sevizie, fino alla notte tra il 4 e 5 ottobre, dove fu gettata con tutti i prigionieri nei pressi della foiba di Villa Surani, profonda 136 metri. Il corpo fu ritrovato il 10 dicembre 1943 dai vigili del fuoco di Pola, comandati dal maresciallo Arnaldo Harzarich. Il cadavere della ragazza, a differenza degli altri, era senza indumenti, riverso in cima alla catasta di corpi che erano stati scaraventati.
Secondo la testimonianza di Arnaldo Harzarich, il corpo non presentava segni apparenti di decomposizione e, nel verbale di interrogatorio reso nel 1945 al comando Alleato, riferì di aver ritrovato il corpo «con un pezzo di legno ficcato nei genitali». Alla fine, il cadavere di Norma trovò pace nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Santa Domenica di Visinada.
Ma nonostante la sua fine atroce e malgrado siano passati molti anni, c’è chi ancora minimizza o addirittura nega. Condotte indegne, ancora molto diffuse, che continuano a verificarsi nonostante la legge 92/2004, che ha portato l’istituzione della Giornata del Ricordo.
“Ho approfondito e ci sono molte fonti che mettono in dubbio la narrazione fatta da uno storico che ha dichiarato che è stata violentata e trovata nuda“, questo è quanto è stato dichiarato – nel 2022 -da Federico Auer, consigliere di Sinistra Civica Ecologista, durante la seduta per discutere sulla realizzazione di una targa intitolata a Norma Cossetto. Un intervento che non ha certo negato le foibe, ma ha comunque utilizzato parole che lasciano molto perplessi: “Una persona che sicuramente non era una combattente, ma certamente apparteneva a una famiglia fascista”, come se il rispetto delle vittime variasse a seconda della loro appartenenza politica.
A noi, dunque, spetta il dovere di tramandare questa storia.