“Negli occhi di Ulisse”: storie e radici, contro il disfarsi del nostro mondo

Nov 13, 2023

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Skoll, nome d’arte del cantautore milanese Federico Goglio, ha abituato chi da tempo lo segue ed ascolta ad album particolari, estremamente pieni di significato, che affondano le loro radici nell’essenza profonda di idee, valori, persone, luoghi ed episodi storici. Non fa eccezione il suo ultimo lavoro, Negli occhi di Ulisse (Perimetro, 2023), inciso con la ormai tradizionale collaborazione di Davide Picone al pianoforte.

Si tratta di un disco come sempre pieno di storie da ascoltare e vivere. Storie di persone che, secondo una visione del mondo legata strettamente all’importanza della propria terra, della propria cultura e dei propri affetti, lottano in prima persona per difendere tutto questo con impegno, dedizione, responsabilità. Scrive Skoll parlando del suo nuovo cd:

muovendo dalle nostre origini omeriche, racconto di esempi, di una visione del mondo, di slancio e attitudine, di uomini e donne che in varie forme e in varie epoche hanno incarnato ciò che amavano al di sopra di tutto, non aspettando che lo facesse qualcun altro al posto loro. Anzi, diventando ciò che gli altri non avevano il coraggio di essere”.

Pioggia D'Irlanda | Skoll Lyrics, Meaning & Videos

Ecco allora scorrere, uno dopo l’altro, brani che sono come piccoli cammei che alternano racconti di famiglia con epoche lontane, attimi di gloria e anni di fatica e sacrificio, luoghi distanti nel tempo e nello spazio.

Si comincia con Questo temporale estivo, una storia d’amore tra un uomo e una donna e di entrambi per il loro Paese, per poi passare al brano che dà il titolo all’album – Negli occhi di Ulisse – che si apre con una domanda che è come uno schiaffo a tutti noi: “Quando abbiamo iniziato a girare nel vuoto, dare tutto per ovvio” e a pensare “che ci sia sempre un altro a difendere ciò che più vale?”.

Ci sono poi due brani particolarmente importanti: il toccante omaggio a Luisa Ferida, uccisa a guerra finita da una banda di partigiani nell’aprile 1945 (Luisa) e il brano forse più bello, Corsa Lenta, dedicato agli uomini della X Flottiglia Mas che compirono eroiche imprese a bordo dei “maiali”, ovvero i “siluri a lenta corsa” ideati da Teseo Tesei.

Dopo una pausa dai temi storici con La strada di San Patrignano (un pezzo che fa riflettere e che parla della comunità fondata da Vincenzo Muccioli e della possibilità di andare, insieme, oltre uno ieri difficile verso un nuovo domani possibile), si torna al periodo della Seconda Guerra mondiale con La notte non dura che un momento, dedicata alla tragedia vissuta dalle vittime delle “marocchinate”, ovvero le migliaia di brutali violenze compiute dai cosiddetti liberatori “groumiers” su donne e bambine italiane in particolare nel 1944. Una canzone che, dice l’autore a Il Giornale, “non è un atto di accusa (la storia è lì, ci parla). Piuttosto muove dalla forza, dalla dignità e dalla fermezza delle donne alle prese con una tragedia così grande”.

Il settimo e l’ottavo brano rappresentano due momenti particolarmente intimi di riflessione sul percorso personale in solitaria, dell’autore e di tutti noi. In Quando mi sono fermato si parla di amore, di tempo che passa, di domande che a volte restano senza risposta ma che non devono mai essere il motivo per fermarsi e smettere di lottare. Ai confini del mondo è un monologo in cui un uomo raccoglie, rivolgendosi ad una donna, la sfida di una possibile vita insieme (“Sarei pronto ad entrar nel vento, quello che alza la sabbia negli occhi e taglia il respiro … sarei pronto ad andar più in alto, dove il mondo è un arco teso e poi è un punto piccolo in un infinito che non ti contiene”).

La penultima canzone torna a proporre suggestioni storiche: La ballata di Jackson Stonewall racconta infatti di un eroe confederato che, durante la guerra di secessione, seppe resistere a lungo contro i nemici. Si chiude, infine, con Il silenzio, pezzo ispirato alla figura di Alessandro Magno che “a fine giornata – dice Skoll a Il Giornale – prende sonno rileggendo a voce alta i versi di Omero e finisce per sognare la società incisa nello scudo di Achille, dove gli uomini vivono nell’armonia delle radici, della propria cultura”. Da questo punto di partenza il brano prosegue con riferimenti all’attualità (che rappresentano forse, sintetizzandolo mirabilmente, il vero messaggio dell’album) ed in particolare ad “una visione del mondo – dice infine Skoll – in cui ci si ritrova fin da bambini e che gradualmente traina controcorrente in una realtà cinica, individualista, disordinata, preda di solitudini ed egoismi”.  A questa desolante realtà, però, ci si può opporre. Le armi, culturali e spirituali, le abbiamo. Una è Negli occhi di Ulisse.