L’uomo, un essere di “cultura per natura”

Set 11, 2023

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La redazione di identitario.org è lieta di condividere con i lettori questo piccolo brano – scritto da Henri Levavasseur – estratto da “La natura quale fondamento dell’identità”, a sua volta contenuto nell’opera “Perchè l’Europa si risvegli”, curata dall’Institut Iliade e pubblicata da Passaggio al Bosco Edizioni.

L’etologia, la scienza del comportamento delle specie, ci insegna che l’uomo non è, a differenza dell’animale, un «essere specializzato», dotato in modo innato di qualità che gli permettano di adattarsi spontaneamente ad un ambiente specifico.

L’uomo nasce senza artigli, senza pelliccia, con istinti poco sviluppati. In compenso, il suo orizzonte si rivela meno limitato di quello dell’animale, che è strettamente legato al suo biotopo. (1)

Come osserva il biologo Konrad Lorenz, l’uomo è uno «specialista della non specialità», che possiede invece un’evidente «attitudine alla giovinezza»: cosa di cui la natura non l’ha dotato alla nascita, ma che l’uomo acquisisce attraverso l’apprendimento e l’opera delle sue mani, che costituisce ciò che i Greci definiscono come tecnica. Il mito di Epimeteo illustra perfettamente questa particolarità, che rappresenta al tempo stesso una lacuna e un punto di forza: incaricato da Zeus di ripartire qualità e attributi tra gli animali, il Titano Epimeteo assolve questo compito senza lasciare nulla di utile agli uomini, che rimangono vulnerabili fino a che Prometeo non ruba per loro il fuoco divino. (2)

Epimeteo, “colui che riflette dopo” – Tanogabo.it

Il filosofo e antropologo Arnold Gehlen appare in linea con questa concezione antica quando definisce l’uomo come un «essere incompleto», incompiuto alla nascita, il che fa di lui un essere «aperto al mondo»: il bambino, ignorante nella culla, impara a poco a poco a dominare il proprio ambiente e a comunicare con i suoi simili grazie all’insegnamento dei suoi. L’uomo è dunque un «essere di cultura per natura», di conseguenza un essere sociale. Lo sviluppo della nostra intelligenza è intimamente legato all’apprendimento di una lingua, erede e portatrice di una cultura che fonda la nostra visione del mondo e struttura il nostro pensiero. Non c’è quindi uno stato di natura preesistente alla società, come crede Hobbes, tanto meno individui astratti dotati di diritti universali anteriori al «contratto sociale», come affermano alcuni pensatori illuministi.

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L’emergere di una cultura è sempre intimamente legato ad un territorio, il che implica la nozione di frontiera, di limite: ogni cultura è il prodotto della storia di un determinato popolo, cioè di un gruppo umano particolare in uno spazio geografico delimitato. Frontiere e limiti non devono essere percepiti come ostacoli che ci rinchiudono, ma come condizioni di esistenza delle culture umane nella loro diversità.

LA STATUA DI ATHENA – B&B SunMoon a Reggio Calabria centro | vicino Museo,  Lungomare, Corso Garibaldi, Stazione

In una bella meditazione sull’altorilievo dell’Acropoli raffigurante la dea Atena appoggiata a un cippo di confine (3), Heidegger sottolinea che

«Il limite non è tuttavia soltanto contorno o cornice, non è soltanto ciò presso cui qualcosa ha termine. Limite significa ciò grazie a cui qualcosa è raccolto in quel che gli è proprio, per apparire da ciò nella sua pienezza, per venire alla presenza».

NOTE:

(1): (N.d.T.) Nell’ambito di un ecosistema il complesso ecologico in cui vive una determinata specie animale o vegetale, o una particolare associazione di specie (da Vocabolario Treccani online).
(2): (N.d.T.) Nella mitologia greca i Titani Epimeteo e Prometeo sono fratelli, ma sono anche ma l’antitesi l’uno dell’altro: tanto avventato il primo, quanto previdente il secondo.
(3): (N.d.T.) Il cippo di confine è quello che si vede nel bassorilievo scolpito su una stele di marmo pario, del V secolo a.C. (460 circa), conservato nel Museo dell’Acropoli di Atene, noto come “Atena pensante”. Nella scultura la Dea ha la testa reclinata in avanti e la poggia ad un lungo bastone, forse quello donato a Tiresia dopo averlo accecato. Davanti a sé Ella ha un cippo di confine, su cui, appunto, veglia quale protettrice della Città.

PER APPROFONDIRE I LIBRI DELL’INSTITUT ILIADE: