L’impero Netflix e la società degli insetti

Apr 9, 2024

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Siete insetti" compare alla stazione di Roma Termini, ma era uno spot virale

Il colosso della grande N domina Trenitalia: il marketing detta legge e lo “stato” esegue.

Orwell insegnò, Huxley apprese e Netflix comandò: la società degli “insetti” è la più reale in un mondo di finzione. Dagli schermi delle case, alle menti delle masse, fino a Trenitalia: l’impero Netflix riconferma la dittatura del marketing e delle multinazionali, e stavolta si è superato, mandando in tilt l’intero Paese che, per una trovata pubblicitaria (“da hacker”, potremmo dire, con una certa ironia), si è trovato spaesato e confuso.

Martedì scorso, infatti, sui tabelloni e sui maxischermi delle stazioni ferroviarie di Roma, Milano e Bologna, un’enorme scritta ha destato scandalo, fra viaggiatori e addetti ai lavori. “Siete insetti” è stato il messaggio che si è sostituito alle pubblicità e agli orari dei treni. Reazione? Il caos. Dal “Che succede?” dei presenti tra i binari in attesa del proprio treno, al “Siamo sotto attacco hacker” dei tweet che si susseguivano, fino alle varie ipotesi che nei minuti successivi hanno preso a rincalzarsi su ogni tipo di piattaforma e testata giornalistica.

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Netflix: la droga di uno spettacolo chiamato modernità.

Caos? Un assalto informatico? Nulla di tutto questo, se è vero che – come insegna Tolkien – “occhi che sanno dove guardare dovrebbero saper scoprire i segni”. E tali occhi, occhi vigili di chi ancora resta sveglio in un mondo assopito, non possono che giungere a una constatazione, oltre il vorticoso turbinare di tweet di pancia e teorie dell’ultimo minuto: Netflix ha fregato ancora tutti, una multinazionale si è presa di nuovo gioco delle masse, e – di più – la sua “arma più forte” si afferma con una trovata di marketing che stavolta ha sovrastato addirittura un servizio pubblico. È vero, nel caos qualcuno ci è finito, troppi, precisamente quello sciame di insetti che in fondo sono le masse. Masse prima costrette sul divano dal colosso del cinema che “combatte il sonno” delle persone per visualizzazioni e profitti, ora terrorizzate, con un panico che tanto ricorda la “guerra dei mondi” architettata da Orson Wells, da un tabellone degli orari che scompare e che rammenta a tutti una verità di fronte alla quale però in pochissimi stentano a destarsi: siamo degli insetti, sciami di individui atomizzati scandalizzati dalla stessa azienda che la sera – dopo una giornata di lavoro – regala loro la dose di relax necessaria per sopravvivere a una vita monotona, spenta e in grado di accendersi solo premendo il pulsante “Prossimo episodio”. Già, niente di nuovo: si tratta esattamente della soma di Aldous Huxley (“Il mondo nuovo”, 1932), la droga distribuita gratis dallo Stato a tutti i cittadini sin dall’infanzia, stupefacente che si fa pilastro dell’utopia di un mondo in cui per garantire la stabilità della dittatura delle corporations si provvede ad annientare qualsiasi forma di sofferenza, a partire da quella generata dai vincoli familiari e amorosi, non più previsti nella società descritta nel capolavoro (troppo capolavoro, troppo lungimirante, potremmo affermare).

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La rivolta è morta: il potere è nelle serie TV.

Se in Essi vivono (J. Carpenter, 1988), la rivolta partiva dallo smascheramento degli annunci pubblicitari, che guardati tramite un paio di lenti speciali rivelavano la loro vera natura di propaganda occulta, volta alla schiavitù del consumismo e al profitto delle aziende, oggi la realtà sembra superare la fantasia: non solo per profitto e marketing, ma anche per una sorta di gioco derisorio dinanzi al gregge degli schiavi. E se fu lo stesso Huxley, anche se con una pubblicazione che lo precede, a superare il 1984 di Orwell (1948) nell’immaginarsi il potere di un mondo dispotico in mano non più alla politica ma a una rete di multinazionali, stretto nelle tenaglie di un’economia ultra-capitalista, è di martedì 25 marzo scorso l’ennesima conferma di tale lungimiranza. L’utopia che si fa realtà 92 anni dopo, Netflix che soverchia un’azienda pubblica come Trenitalia e ne manda in tilt i tabelloni degli orari (scelta quasi comica proprio in Italia, chi vuol intendere intenda), una multinazionale dello spettacolo che rende spettacolo dispotico una realtà alla quale le masse non assistono più dai loro schermi, ma alla quale partecipano passivamente nella loro routine di pendolari. Assoggettate e controllate come insetti, appunto. Più tecnicamente, la strategia che consiste nel sostituire il contenuto di un tabellone (sia esso pubblicitario o meno) con un messaggio che si intende lanciare è definita “defacement” e si riscontra generalmente in operazioni di hackeraggio con fini politici o sociali. Tuttavia, la politica è morta, l’attivismo relegato a masse controllate da finte proteste aizzate dagli stessi signori del sistema, e la sensibilità verso ogni questione sociale assopita sotto le vite borghesi e tristi del “Netflix la sera e domani si riparte”. È tutto ribaltato. Di più: è lo stesso sistema, stavolta nell’idea della TV on demand, a prendersi gioco di noi, con il colosso del cinema a casa che si sostituisce a quelle proteste prendendo lo spazio degli orari ferroviari per lanciare una nuova serie TV. In fondo, ciò equivale a dire: “Il mondo è nostro, come gli spazi pubblici e le vostre menti. Ora guardate la prossima serie e aspettate la prossima, da bravi, obbedienti insetti”. Vivono i profitti dei colossi, dormono le menti, muoiono le idee, e con loro, dorme tranquilla e sedata la società dello spettacolo diventata essa stessa una trasposizione nella realtà di un qualche episodio di Black Mirror. Se fossimo stati in stazione, noi, passeggeri in quel martedì, come avremmo reagito? Come avremmo pensato? Da uomini ancora svegli, o da insetti? Proviamo a chiedercelo.

La gente è felice; ottiene ciò che vuole, e non vuole mai ciò che non può ottenere. Sta bene; è al sicuro; non è mai malata; non ha paura della morte; è serenamente ignorante della passione e della vecchiaia; non è ingombrata né da padri né da madri; non ha spose, figli o amanti che procurino loro emozioni violente; è condizionata in tal modo che praticamente non può fare a meno di comportarsi come si deve. E se per caso qualche cosa non va, c’è il soma… che lei getta via, fuori dalle finestre, in nome della libertà, signor Selvaggio. Libertà!” Il mondo nuovo, A. Huxley, 1932

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