Un individuo avrà sempre fame o brama di conoscenza, in particolar modo se questa contribuirà a delineare la sua immagine e le sue idee. ln questo fenomeno di formazione personale, l’attenzione si volge istintivamente su tutto ciò che può allargare o arricchire la nostra Weltanschauung o il nostro interesse storico-politico-culturale: un percorso che ci renda capaci di esprimere e argomentare le nostre idee, in modo che esse non possano essere piegate da nessuna antitesi.
La fermezza delle proprie idee, però, da sola non basta. Lo spirito non può dimorare in qualcosa che non sia all’altezza delle proprie idee: esso deve appartenere ad un tempio che solo noi, con la nostra forza di volontà, possiamo costruire. Il corpo non solo deve essere allenato a sua volta, ma anzi dovrebbe essere valorizzato di più per le sue fondamentali funzioni. Avere un corpo sano non si limita ad una questione di aspettativa di vita: è il rispetto di noi stessi e l’incessante costruzione del mezzo che permette di esprimere il nostro pensiero. In sostanza, occorre edificare un tempio marmoreo, stabile e duraturo, che deve essere in grado di custodire la sacralità delle nostre idee. Un cammino irto di fatiche, al quale non è concesso abbassare la testa; una continua sfida per oltrepassare i nostri limiti e superare noi stessi, perché il corpo può essere idealizzato ad un livello molto più alto dello spirito.
Questo è un insegnamento che possiamo trarre dalla lettura di “Sole e acciaio” di Yukio Mishima, nel quale le figure del sole e dell’acciaio giocano i ruoli chiave per poter armare pure corpo assieme all’anima. Nel testo, egli fa un paragone molto distinto per delineare la relazione tra corpo e spirito, così dicendo: “presupponendo che il mio Io fosse una dimora, il mio corpo era l’orto che la circondava”. Il corpo è quindi qualcosa da coltivare, qualcosa che richieda vigore e fatica, come un orto che può essere lasciato in preda alle erbacce o coltivato con perizia.
Un altro passo da citare è sicuramente quello in cui avviene la presa di coscienza sul corpo, con la maturazione della necessaria attenzione che dobbiamo rivolgergli dopo questa rivelazione:
“Un giorno decisi di incominciare a coltivare alacremente il mio orto. Usai sole e acciaio. I raggi implacabili del sole, uniti all’acciaio della zappa furono i due elementi principali della mia coltivazione. Così mentre gli alberi fruttificavano, il pensiero del corpo giunse ad occupare gran parte delle mie meditazioni. Naturalmente un fatto simile non è realizzabile nello spazio di un giorno; e neppure ha inizio senza qualche motivo profondo”.
Tutto ciò, quindi, ci appare come un processo costante che ha inizio con la scoperta del sole, ma che continua a stabilire la stretta connessione tra mente e corpo. Non a caso, prima parlavamo di armare il nostro corpo. Non dobbiamo dimenticare che esso non funge solo da tramite per esprimerci o come orto del nostro spirito: esso – infatti – è anche la nostra unica arma per difendere le nostre idee quando vengono minacciate. Più volte, nella vita, ci ritroveremo a dover difendere con la forza ciò in cui crediamo: è nostro compito farci trovare sempre pronti.
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