Questo articolo, scritto dall’amico Renato Romano, è stato pubblicato dalla rivista Cammini – Sui sentieri della storia e della tradizione nel nr. 02 del Maggio 2021
“Questa processione lungo le torbiere olivastre tra le montagne e il mare, in un grigio giorno di autunno, mi ha dato quella stretta al cuore che spesso può capitare di sentire in Irlanda: un’emozione che è in parte propria del posto.”
Scriveva così John M. Synge, drammaturgo irlandese nato nella periferia di Dublino, a proposito di uno dei suoi numerosissimi viaggi a piedi nell’Isola di Smeraldo; viaggiatore, poeta e scrittore, è stato uno dei tanti giovani di grandi doti e di belle speranze, che affollavano l’Irlanda del 19esimo secolo. L’Irlanda contemporanea di Yeats e di James Joyce, del tempo delle fiabe aristocratiche e della ”Gente di Dublino” e al tempo stesso l’isola delle persone comuni, quelle di cui scrive Synge. La Wicklow Way in passato, veniva utilizzata per evitare le strade principali sulla costa o dell’interno, per lo più da chi aveva conti in sospeso con la legge o da chi non aveva voglia di spostarsi in compagnia, oppure semplicemente, da chi voleva intraprendere un percorso più avventuroso.
A meno di mezz’ora di pullman dal centro di Dublino si trova l’inizio di uno dei più bei cammini del nord Europa e d’Irlanda; Slì Cualann Nua in gaelico, la Wiclow Way nella lingua dei camminatori. Dalla periferia sud della metropoli, da Marlay Park precisamente, si snoda un meraviglioso percorso tra dolci colli e foreste senza fine, che in centotrentadue chilometri suddivisibili in quattro o cinque tappe, conduce direttamente a Clonegal, alla fine delle Wiclow Mountains. E’ un meraviglioso itinerario, che spazia da immense riserve naturali a cittadine monastiche e molto altro, e dato il dislivello non impegnativo si direbbe quasi un cammino facile per ogni escursionista…purtroppo però, considerata la poca celebrità della Wicklow Way i servizi ordinari non sono per nulla scontati. Non esiste una guida in italiano per questo cammino, non c’è credenziale e nemmeno Testimonium, e a causa della recente pandemia sono calate le ospitalità e le possibilità di approvvigionarsi lungo il percorso. Chiunque voglia mettersi in cammino sappia che avrà bisogno di una tenda ultraleggera, uno zaino capiente, e una buona scorta di cibo e acqua (anche se si incontrano numerosissimi fiumi e sorgenti). Chi prenderà questa Via deve sapere che essa vi metterà alla prova e percorrerla sarà faticoso per mille e più motivi; ma posso garantirvi che, alla fine del cammino, non ci sarà limite alla vostra soddisfazione.
DA MARLAY PARK
Ci si lascia alle spalle Dublino per seguire la lunga salita che porta in direzione del Kilmashogue, la strada diventa mulattiera e poi sentiero, una lingua di terra che taglia a metà lo spazio verde circostante. Sulla WW non c’è asfalto se non pochi collegamenti, e la prima tappa è scandita da terreni agricoli che si alternano a foreste di abeti; segue poi l’attraversamento di una zona montuosa, dove il sentiero si restringe e zigzaga tra grossi massi, gruppi di arbusti e felci insidiose. Si passa oltre il colle roccioso Maulin alla propria destra mentre, sul lato opposto si apre una vista su una verde vallata sottostante, dove il Dargle River si tuffa da una cascata imponente. Non ci sono ostelli o campeggi nelle vicinanze e, l’unico modo per dormire comodi è accamparsi vicino al sentiero, in porzioni di prato che spuntano nel mare di felci, proprio vicino al fiume.
IN CASO DI EMERGENZA
Il campeggio libero in Irlanda, come in Italia è vietato dalla legge; tuttavia per una notte viene tollerato il bivacco temporaneo a patto che non si lascino tracce, sia che si pianti la tenda in un bosco, in una radura o in un pascolo, purché vengano avvertiti i padroni del terreno o le autorità locali. In caso si decida di percorrere la Wicklow Way in autonomia, è bene dotarsi di una tenda leggera e compatta, possibilmente del peso inferiore al chilo e mezzo. Esistono comunque dei bivacchi attrezzati lungo il percorso: sono dei piccoli capanni in legno costruiti non lontani dal sentiero, in caso di necessità ci si può rifugiare se sprovvisti di tenda.
Dopo la nottata all’addiaccio si prosegue risalendo una carrareccia tra i pascoli, dove pecore e bovini si muovono liberamente in un’immensa area verde, capita spesso di dover scavalcare del filo spinato o dei recinti, aprire e chiudere cancelli anche sulla strada; non preoccupatevi, i pastori e gli abitanti del posto sono abituati a vedere escursionisti. Superato il monte Djouce sulla destra, si seguono gli inconfondibili segni del cammino: un escursionista dipinto in giallo su paletti di legno che in questo tratto conduce ad una meravigliosa vista sui pascoli e sul mare. Si continua dritti, seguendo un sentiero artificiale che passa sopra la torba e gli acquitrini fino ad arrivare al Lough Tay, il lago celebre per essere stato uno dei set della serie tv “Vikings”. A questo punto è necessario fare una piccola deviazione e fermarsi a Roundwood per fare rifornimento di cibo, infatti oltre Glendalough è difficile che si trovino servizi, specialmente in tempi di pandemia.
LA GUIDA
Anche se il livello di inglese di chi la consulta non è perfetto, questa guida cartacea illustra in modo semplice e comprensibile il percorso, descrivendolo nei dettagli e dando consigli utili su come affrontare il cammino.
UNA CASA ACCOGLIENTE
Anche se non si trova esattamente alla metà del percorso in quanto a chilometri, è certo che la città monastica di Glendalough rappresenta la metà simbolica della Wicklow Way, e che una sosta per la notte in questo luogo affascinante sia d’obbligo. Si arriva alla cittadina dopo un lungo sentiero in terra battuta, passando tra boschi di querce, pinete, pascoli recintati da muri di pietra e minuscoli gruppi di case. La Città Monastica, fondata dall’eremita San Kevin, è un importante luogo di culto dal VI secolo dopo Cristo e, dopo il saccheggio nel 1398 per mano inglese, oggi è uno dei siti archeologici più visitati d’Irlanda e la maggiore attrazione turistica del Wicklow. Nel parco sono visitabili sia il cimitero monumentale che la torre di osservazione, la cappella Kevin’s Kitchen, la chiesa principale e il piccolo villaggio medievale; nell’unico albergo del posto ci sono anche bar e ristorante, tutto l’occorrente per una sosta da ricordare.
Al mattino seguente si superano la vallata e i due laghi, zigzagando verso le colline in un suggestivo percorso tra gli alberi, immersi nell’intenso verde del sottobosco di muschio e felci dove secondo le leggende locali si nascondono moltitudini di folletti e altre creature benevole. Dopo un breve passaggio nel borgo di Drumgoff ci si lascia alle spalle la civiltà per ripiombare nella natura, ad eccezione di qualche tratto di strada asfaltata e qualche casupola qua e là. Nonostante la bassissima densità abitativa nei dintorni di Ballycumber Hill è presente qualche B&B su cui fare appoggio per la notte, di questi tempi nessuno di essi è aperto, infatti, in un momento di emergenza sanitaria importante come questo, sono molte le attività che preferiscono restare chiuse piuttosto che fronteggiare le difficoltà burocratiche unite ai guadagni insufficienti. Si può comunque dormire in tenda se si è equipaggiati: i pascoli dove poter bivaccare sono molti e i pastori non se la prenderebbero, badate bene di piantare la tenda nelle zone a margine per non infastidire gli animali.
Cluain na ‘nGall
L’ultimo giorno di cammino comincia facendo un largo giro delle colline attraverso la Coolafunshoge Lane, in quest’ultimo tratto è più facile ricollegarsi ai piccoli centri urbani come Tinahely e Shillelag, raggiungibili con brevi deviazioni. A voi la scelta, se proprio avete bisogno di rifornirvi, non vi dovete però privare di una visita al leggendario Dying Cow, uno dei pub più antichi e caratteristici che si trovano lungo il percorso. Ormai si può dire che dopo Cronelea Hill il percorso sia tutto in discesa, sebbene manchino circa un paio d’ore di marcia prima di giungere alla fine del cammino. Infatti dopo una fine brusca del paesaggio collinare si apre una piana verdeggiante, dove la Wicklow Way ondeggia celata tra un querceto e l’altro. Ormai manca poco e il sentiero è diventato una strada asfaltata, fiancheggiata ai lati da muri di pietra, fossi o rigagnoli. La segnaletica e l’aspetto della strada lasciano intuire che la fine è molto vicina infatti, dopo un lungo rettilineo si giunge ad una perpendicolare, dove si sviluppa il minuscolo abitato di Clonegal. Un masso posato nell’erba segna la fine del nostro cammino, non c’è un’ accoglienza come per chi arriva a Santiago e non c’è Testimonium o altro ricordo cartaceo che porteremo a casa con noi e forse, è meglio così.
Un cammino solitario e avventuroso come la Strada del Wiclow ci da la possibilità di scoprire passo dopo passo un angolo d’Irlanda che altrimenti non si vedrebbe in nessun altro modo, poiché solo la forza delle nostre gambe e del nostro cuore possono portarci dove desideriamo andare davvero, e questa esperienza è un tesoro più importante di qualsiasi pezzo di pergamena.