Il culto di Fides
Alla base della vita della comunità ci sono valori ineludibili che permettono la convivenza e lo sviluppo dei rapporti sociali, tra questi la fiducia tra i soci e nelle istituzioni. Ai tempi della Roma arcaica una divinità Fides impersonava la buona fede che deve regolare i rapporti tra i popoli e gli affari tra i cittadini. Il suo culto più antico di quello di Giove si fa risalire al re Numa Pompilio a cui si attribuisce la costruzione del tempio sul Campidoglio, la Fides Publica.
Fides presiedeva la lealtà e la fedeltà, valori fondativi di grandi civiltà, scomparsi con l’avanzare del tempo. La dea era rappresentata sulle monete come una vecchia canuta, più anziana del padre degli Dei, il suo aspetto incuteva timore e rappresentava la saggezza.
Fides pretendeva il rispetto della parola data che permetteva l’accesso al potere, al quale un politico bugiardo e mentitore non avrebbe mai potuto accedere. Perché costui incarna l’essenza dello Stato e media il rapporto tra questo ed i cittadini garantendo il patto con il popolo incentrato sulla Fides.
I valori che danno vita a un popolo
I romani ritenevano la fiducia e la lealtà i cardini del Mos maiorum e nessun rapporto pubblico e privato poteva sfuggire a questa regola. La dignità di uomini degni di fiducia perché fedeli e leali fece grande quel faro di civiltà che tuttora Roma rappresenta nel mondo. La decadenza della civiltà culminata con l’avvento del capitalismo ha reso obsolete qualità umane indispensabili ed irrinunciabili nel mondo classico.
L’onorabilità della persona fondata sulla fiducia che questa ispirava al prossimo oggi non ha più alcun valore, sostituita dal prezzo di ognuno e dal suo potere di acquisto del singolo. Non c’è fiducia tra venditori e compratori che temono non a torto di essere imbrogliati, perché al primo non interessa salvaguardare l’integrità della sua fama, ma unicamente ricavare il massimo guadagno con il minimo sforzo. E’ scomparso il rapporto fiduciario tra lo Stato ed il cittadino, che teme l’organismo che lo dovrebbe proteggere come un sadico persecutore. Tasse inique, multe e sanzioni di ogni genere funestano la vita dei cittadini ridotti a consumatori e contribuenti per il mantenimento di un apparato elefantiaco ed ingiusto.
La difficoltà di essere tribù
E’ diminuita la fiducia negli affetti, si dubita della sincerità di partenti, amici e congiunti, sospettando che dietro l’attaccamento sentimentale si celi l’interesse economico. L’eclissi dei valori, il senso dell’onore, il piacere dell’onestà, la fedeltà ai principi, alle regole morali, incrina inesorabilmente il rapporto fiduciario tra i membri della comunità. A questa grave carenza possiamo imputare la scomparsa del patriottismo, dell’amore per la propria terra, per le tradizioni degli avi. Valori residuali vivi solo nelle realtà tribali: tifoserie sportive, comunità spirituali, movimenti rivoluzionari.
Nessun procedimento giudiziario invece a carico dei responsabili del dissesto idrogeologico che ha ucciso e distrutto il territorio in Romagna. Lo Stato che ha assolto la pirata che speronò un’unità della Marina Militare, mette sotto inchiesta Capitaneria di Porto e Guardia di Finanzia per il naufragio di clandestini imputabile unicamente ai trafficanti di nuovi schiavi.
Là dove il rapporto umano rimane fondato sulla fiducia, sulla condivisione e complicità si manifestano gli ultimi bagliori dello spirito del clan. Fuori da questi ambiti protetti dalla degenerazione della società nutritiva il vuoto è assoluto. E’ difficile avere fiducia in una giustizia che non punisce stragi come quella del Ponte Morandi, che inquisisce cittadini che si difendono dai criminali e condanna tutori dell’Ordine che colpiscono delinquenti pericolosi.
Cosa resta dello Stato
Egualmente è difficoltoso credere nei politici che hanno ridotto lo Stato ad un cumulo di macerie, distruggendo l’economia, la Scuola , la cultura e la lingua italiana. Non sono degni della minima fiducia i sindacati che non hanno protetto i lavoratori con gli stipendi più bassi d’Europa, che non hanno difeso i non vaccinati sospesi dal lavoro. La mancanza di fiducia nella politica comporta il ritiro delle masse dalla scelta elettorale, dall’impegno sociale, dal dovere di partecipare alla vita dello Stato.
Il mondo americanizzato individualista ed egoista ha eliminato il senso di appartenenza, l’identità e lo spirito di comunità. Solitudine, depressione, dipendenze sono gli esiti patologici, una debolezza diffusa che lascia i cittadini in balia dei poteri della dissoluzione. La fase terminale del capitalismo con la tirannide della sorveglianza ha portato alle estreme conseguenze la folle deriva iniziata con la fine del medioevo.
Il ciclo si sta esaurendo con la sostituzione dei popoli e la scomparsa delle culture locali, ma chi rimane sveglio nell’ora più buia della notte vedrà la Luce dell’alba. Gli ultimi uomini ancora vivi resistono sulle rovine, mentre i cani banchettano sui cadaveri dei leoni credendo di aver vinto, ma i leoni rimangono leoni mentre i cani restano solo dei cani.