La rivoluzione dei figli di papà

Mar 5, 2024

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L’ultimo dramma nazionale è la “strage degli innocenti” di Pisa, denunciata dai media progressisti che hanno condannato la “violenza fascista” contro gli studenti, nuovi partigiani e martiri della resistenza. Ragazzini che hanno marinato la scuola con la nobile motivazione di un vero genocidio ed eletti eroi dai media di regime. Rivoltosi a la page, eredi della rivoluzione borghese del 1968, che inaugurò una nuova figura di agitatore: il rampollo dell’agiata borghesia, rivoluzionario professionale in servizio permanente effettivo.

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Un rivoluzionario diverso da quelli del Risorgimento, dai patrioti nazionalisti, dagli anarchici, dai socialisti o dagli squadristi che si battevano rischiando la vita. Attentatori di re, cospiratori anticlericali, nazional-rivoluzionari, bolscevichi, che colpivano e venivano uccisi o incarcerati. Consapevoli della loro missione, ne accettarono le drammatiche conseguenze fino all’estremo sacrificio, diversamente dall’ultimo scorcio del XX secolo, quando la rivoluzione è diventata gioco di società.

Dalle Università e dai Licei, ma non dalle fabbriche o dai campi dove si fatica, uscirono folte schiere di comunisti senza lotta di classe, perché la classe da combattere sarebbe stata la loro. Finti ribelli dalle aspirazioni borghesi, futuri dirigenti di multinazionali e giornalisti illuminati che assassinarono “proletari in divisa” di pasoliniana memoria e bruciarono a Primavalle i veri proletari. Massacrarono nell’assoluta impunità centinaia di avversari politici, senza pagare mai le colpe per i loro efferati crimini. Vietarono la parola agli avversari, perché non si concedeva loro l’agibilità politica e si lasciò che venissero massacrati, spesso incarcerati se reagivano alle aggressioni.

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La strategia della violenza è arrivata ai nostri giorni con assalti alle sedi di partiti, con il divieto di riunione e parola nelle università a relatori non servi del Pensiero Unico. Con aggressioni a studenti identitari che distribuiscono volantini, impedendo la visita di Papa Benedetto XVI alla Sapienza di Roma e altre violenze a danno di cittadini, mentre diffondono pacificamente le loro idee. In questi casi nessuna indignazione e difesa dei diritti democratici, solo il silenzio imbarazzato dei media fiancheggiatori. Mentre per i giovani radical chic che si lamentano per la reazione della Polizia e corrono sotto le gonne delle mamme antifasciste un dramma epocale.

Adolescenti viziati che giocano ai guerriglieri con la pretesa di avere la vittoria garantita dalla preponderanza del numero e dalle infinite protezioni. Agitatori di lusso ai quali piace vincere facile, fedeli agli insegnamenti dei cattivi maestri sessantottini. Falsi rivoluzionari oggi genitori e nonni dei giulivi ragazzini che organizzano cortei non autorizzati e si lamentano delle manganellate. Rivoltosi che non accettano le regole del gioco e i costi elevati della lotta, vanno in piazza a protestare protetti da nonni affettuosi e genitori permissivi.

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Una manifestazione spontanea di protesta è una atto rivoluzionario, si violano le regole e sfidano le autorità, mentre i pargoli della Sinistra radical chic pretendono il diritto di impunità: insultare, trasgredire, attaccare avversari inermi con il permesso di mamma e papà. Coccolati dai media, diventano martiri senza sacrificio, rivoluzionari con l’assicurazione contro i rischi, come i dementi imbrattatori di opere d’arte e monumenti. In realtà sono narcisisti in cerca di attenzioni che giocano alla rivoluzione senza sporcarsi le mani. Prodotto della società nutritiva, consumatori compulsivi in cerca di emozioni a basso rischio, ignorano la realtà che sostituiscono con la narrazione dominante. Scelgono battaglie funzionali al potere, essendo essenziale l’estetica del gesto non il fine ultimo dell’azione.

Manifestano per saltare le lezioni scolastiche e farsi notare, in realtà per sentirsi vivi in una società senza idee e sentimenti. Giocano alla rivolta senza volontà di cambiamento, privi di ideologia, non sono anarchici, non sono marxisti leninisti, non sono nulla se non dei borghesi piccoli piccoli. Difesi ad oltranza da genitori progressisti che minacciano azioni legali contro gli agenti della Celere, come se Bakunin si fosse fatto patrocinare dal difensore d’ufficio. Rivoltosi che scioperano per le tematiche ambientali con il permesso del preside, organizzano le manifestazioni di protesta con la scorta Polizia e forzano i blocchi stradali con la pretesa del salvacondotto. Trattamento privilegiato riservato esclusivamente agli studenti delle sinistre rosate e arcobaleno, per quelli che invece difendono gli interessi nazionali o per i cosiddetti no vax, le manganellate sono d’obbligo, dovute e salutari. Gli ipocriti dei sindacati, delle associazioni partigiane, la stampa asservita, non hanno protestato in difesa di questi figli di un dio minore.

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La comodità di lottare, si fa per dire, per battaglie ammesse e permesse, senza pericoli e ostacoli è caratteristica del narcisismo di massa. Apparire senza essere indossando una maschera, agire non per combattere un’ingiustizia, ma per l’esigenza patologica dell’ammirazione altrui. Nel tempo del vuoto spirituale e del consumo compulsivo ci si deve fare notare ad ogni costo come un qualsiasi influencer per un like in più su Facebook. Questi anarchici che tirano bombe alla crema dovrebbero provare l’ebrezza dell’altra parte della barricata dove ci vuole il coraggio per vivere fuori dal gregge. Quando si protesta con la giustificazione firmata dalla mamma la rivoluzione è come il Monopoli: un gioco di società.