“La famiglia sotto assedio”: ritrovare il radicamento personale, per una resistenza comunitaria

Ott 12, 2023

Tempo di lettura: 3 min.

Da anni, con sempre maggiore frequenza, si parla di “attacco alla famiglia”. Il dibattito, però, sembra sterilizzato da una contrapposizione frontale tra i lidi utopici della “società aperta” – dove la fluidità di genere incontra lo sradicamento coatto – e una logica reazionaria che si limita a denunciare lo scandalo, contribuendo a confinare il patrimonio tradizionale nel polveroso anfratto delle cose già estinte. Il libro dell’Institut Iliade – scritto dall’ottima penna di Pierre de Meuse e tradotto da Passaggio al Bosco Edizioni, con la prefazione di Gianluca Marletta – cerca di riconfigurare il tema nel solco di una necessaria “resistenza comunitaria”.

L’incipit è interessante, perchè si sofferma sull’analisi del vocabolario: che cosa si intende – oggi – per famiglia? Indubbiamente, come sempre accade quando si scatena una “guerra delle parole”, si è operata una sovversione dei significati, parallela e contingente a quella imposta nel meccanismo sociale. Famiglia, per molti, non significa quasi più nulla: allarganta, simulata, degradata, storpiata, ricomposta, snaturata e tradita, la famiglia sembra oggi un’entità liquida dal contenuto variabile, capace di assorbire la mobilità e la ripetibilità di un’epoca fondata sulla dismisura, sull’autonomia del soggetto e sulla scientifica recisione di ogni legame. Del resto, se una cosa non può essere definita e la si fa coincidere con qualunque altra cosa, non rappresenta più niente: è il medesimo principio per mezzo del quale si chiama “arte” un orinatoio rovesciato o “musica” una traccia trap, paragonandoli alla Cappella Sistina o a Wagner. Eppure, si scrive nel testo, “la famiglia è il luogo di nascita della società primordiale, che accompagnò la specie umana alla sua origine; più antica dello Stato, più antica dell’individuo e probabilmente destinata a sopravvivere ad entrambi, anche se ha dovuto rinunciare in loro favore alla maggior parte delle proprie prerogative”. Con buona pace dei progressisti, allora, è necessario ribadire un fatto: solo la famiglia biologica, che da millenni si chiama “naturale”, merita di essere definita così.

La famiglia sotto assedio”, in tal senso, rappresenta un viaggio interessante nell’evoluzione storica e culturale del nucleo fondante delle nostre società: un percorso lungo millenni, nel cui solco agiscono il clan e il villaggio, la Chiesa e lo Stato, la filosofia e la morale, il mercato e l’individuo, il costume e il Diritto. Un percorso controverso, fatto di leggi e di pratiche, di concetti e di retaggi, di scelte e di imposizioni, di sedimentazioni e di mutamenti, in una narrazione che contempla e coinvolge il padre e la madre, ma anche la filiazione, il lignaggio, l’eredità e l’educazione. Ponte tra natura e cultura, la famiglia è una finestra sul mondo: indirizza, custodisce e trasmette. Ed è proprio questa sua funzione – fisiologica e intrinseca – ad essere sotto assedio: perché forma l’identità, imprime dei valori, spinge al risparmio, favorisce una natalità dinamica.

Parution : La famille en question, de Pierre de Meuse | Institut Iliade

La famiglia, dunque, contempla il senso dell’origine e la ricchezza dell’eredità: è un ostacolo alla realizzazione di quella “sovranità individuale” che vorrebbe cancellare le differenze e costruire la nuova umanità della quantità mercantile e dell’universalismo dell’Io astratto. Pertanto, non è possibile difendere la famiglia se non si edifica una coerente critica della modernità, dei suoi postulati e dei suoi effetti. Del resto, la famiglia è una comunità di sangue, che nulla ha che fare con le arbitrarie scelte del singolo, i cui capricci sono oggi assurti al rango di “diritti”.

Può sussistere un sano ordine sociale che prescinda da questa colonna portante? Certamente no. La famiglia, infatti, è necessaria alla sopravvivenza stessa della società: lo è nel sistema economico, dove rifugge la logica del profitto; lo è nella concezione dell’aggregazione umana, che la configura quale organismo vivente; lo è nella formazione della persona, con la sua capacità di produrre adesione alle regole e alle virtù; lo è nel patrimonium, il cui valore è percepito come spirituale. Il monito, pertanto, non è solo quello di difenderla, ma soprattutto quello di riedificarla, in linea con le necessità del nostro tempo, ma anche con la preziosa continuità con gli antenati. Perchè la famiglia è politica, nel senso originario e nobile del termine: è partecipazione, identificazione, vita vissuta e pratica comunitaria. La sfida è quella di restituirle un centro e un destino, ma anche un ruolo nel potere pubblico e nella società. I difensori della famiglia combattono sulle rovine, dice qualcuno: è assolutamente vero, ma nulla è più difficile da distruggere delle rovine, quando i difensori vi si asserragliano con tenacia.

Autore :