La demografia traccia il destino dell’Italia: dati e prospettive per sopravvivere

Mar 3, 2024

Tempo di lettura: 4 min.

Del declino demografico dell’Italia non si parla mai abbastanza. Periodicamente vengono pubblicati documenti, come quelli dell’Istat e CENSIS, in cui vengono prefigurati scenari disastrosi. Tuttavia, se ne parla per un po’, per poi lasciare spazio a questioni politiche sì importanti, ma mai tanto importanti quanto quella che riguarda il futuro del popolo italiano: la demografia. Una collettività senza figli, invecchia in fretta, perde energia e muore. Non ha senso parlare di futuro se noi –come popolo italiano- in quel futuro non ci saremo. Occorre essere assertivi: l’incremento della natalità deve essere l’obiettivo principale di ogni governo, il primo punto di ogni programma politico che progetta seriamente futuro.

Spesso la questione viene affrontata superficialmente, più o meno in questi termini “va bene, non si fanno figli, ma se diminuisce la popolazione, che problema c’è? La Svizzera ha meno di 9 milioni di abitanti e lì si vive benissimo!”. La questione è molto semplice: non conta il numero degli abitanti, conta la piramide dell’età, ovvero la distribuzione per età di una popolazione. Facciamo un esempio: il popolo A con 100 milioni di abitanti, in cui le donne mettono al mondo 2,51 figli e in cui l’età media è di 35 anni; è in una situazione completamente diversa dal popolo B che conta 100 milioni di anime, in cui le donne mettono al mondo 1,22 figli e in cui l’età media è di 44 anni. A parità di popolazione, il popolo A è più giovane del popolo B. Nel secondo caso la popolazione –in assenza di migrazioni- invecchia in fretta per il basso tasso di fecondità. L’aumento della percentuale degli anziani diventa un peso –in termini socioeconomici- per la popolazione attiva, ovvero quella che ha meno di 65 anni. Semplificando: i giovani devono farsi carico di un maggior numero di anziani che naturalmente hanno più bisogno di assistenza. Un popolo senescente cade in una spirale autodistruttiva per un mero fatto numerico: le donne in età fertile diminuiscono e di conseguenza diminuiscono le nascite. Il rimpiazzo generazionale non avviene. Christopher Caldwell scrive che «esiste una «zona di sicurezza», al di sopra di 1,6 bambini per donna, in cui il calo è graduale e facilmente reversibile. Al di sotto di essa si verifica un crollo della popolazione, piuttosto che un calo».[1]  L’Italia registra un tasso di fecondità di 1,25 (alzato dall’alta fecondità delle donne straniere), ben al di sotto della «zona di sicurezza».

Il futuro del popolo italiano

Dall’Istat apprendiamo che la popolazione scenderà da 58,9 milioni (2022) a 54,2 nel 2050, per scendere ancora, fino a 47,7 milioni nel 2070. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e over 65) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Se oggi in Italia quasi un abitante su quattro ha più di 65 anni, nel 2050 gli over 65 saranno uno su tre (34,9%). Entro il 2049 i decessi potrebbero doppiare le nascite: «neanche negli scenari di natalità e mortalità più favorevoli il numero proiettato di nascite arriverebbe a compensare quello dei decessi».[2] Lo spopolamento non sarà geograficamente omogeneo:


Il Mezzogiorno perderà 3,4 milioni abitanti in meno di 30 anni. Questo causerà un aumento dell’età media dei meridionali (attualmente leggermente più giovani), che salirà a 51,2 rispetto ai 49,9 anni del Nord.


Le persone destinate a vivere sole aumenteranno: passando da 8,5 milioni nel 2021 a 10,2 nel 2041 (di queste, 6 milioni saranno donne). Nello stesso frangente temporale le coppie senza figli aumenteranno, passando da 5 a 5,7 milioni. Entro il 2045 le coppie senza figli potrebbero numericamente sorpassare quelle con figli. Inoltre, «l’instabilità coniugale, sempre più diffusa nel Paese, contribuirà all’aumento di famiglie composte da un genitore solo, maschio o femmina, con uno o più figli. Nel 2021 i monogenitori sono in totale 2,7 milioni, più madri (2,2 milioni) che padri (poco più di 500mila)». Nel 2041 i monogenitori saliranno a 3,1 milioni. Sta cambiando la struttura della famiglia o della non-famiglia, come vediamo in questa figura, tenendo presente che il numero delle famiglie aumenta perché aumentano le famiglie monocomponente (le persone sole):


Di conseguenza, diminuisce il numero medio di componenti familiari:

In sintesi: gli italiani saranno sempre meno, sempre più vecchi e sempre più soli. È inutile farsi illusioni, invecchiamento e spopolamento non sono facilmente arrestabili, mentre elaboriamo e mettiamo in atto radicali politiche nataliste, dobbiamo preparaci a pagare i costi sociali di una popolazione anziana. Se non vogliamo rassegnarci alla sostituzione etnica, compensando le culle vuote con gli sbarchi a Lampedusa, dobbiamo chiederci: quali strumenti abbiamo? La carta dell’immigrazione è spendibile solo se riusciamo ad attirare immigrati capaci di integrarsi totalmente, come potrebbero essere gli europei che vivono nell’America latina. Facile dirlo, molto difficile praticarlo (anche in quelle zone i caucasici annaspano). I classici incentivi economici non bastano per incrementare la natalità. Se la denatalità è il risultato di fattori culturali, dobbiamo essere coscienti che cambiare – per tutti – il paradigma culturale è un’impresa titanica: non solo perché occorre conquistare il potere politico a 360° (avere le redini della struttura e della sovrastruttura), ma anche perché il pieno potere politico, con gli stessi strumenti di sempre, non garantisce alcunché. Nonostante gli sforzi, per esempio, il Fascismo non riuscì a fermare il calo del tasso di natalità. Questo non significa che dobbiamo assistere inermi, come curatori fallimentari dell’Italia, mentre il popolo italiano muore. Al contrario, il declino demografico ci pone davanti la più grande sfida: riuscirà il genio italico a sviluppare gli strumenti per far fronte a quella che è una vera e propria lotta per la sopravvivenza? Occorrerà integrare la tecnica? Questo è il tema del nostro tempo, dobbiamo affrontarlo hic et nunc.

NOTE:     
[1] Christopher Caldwell, L’ultima rivoluzione dell’Europa. L’immigrazione, l’islam e l’Occidente, Grazianti, 2009, p.24.
[2] Futuro della popolazione: meno residenti, più anziani e famiglie più piccole, previsione della popolazione residente e delle famiglie| base 1/1/2021, Istat.