“Io sono Ironman”. L’etica eroica nell’era del cinema ‘politicamente corretto’

Dic 17, 2023

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La redazione di identitario è lieta di ripubblicare questo ottimo pezzo di Carlomanno Adinolfigià pubblicato dagli amici de Il Primato Nazionale.


Dopo che Avengers: Endgame ha battuto il record di incassi precedentemente detenuto da Avatar, diventando così il film con più incassi della storia, si sono susseguite diverse polemiche sul recente strapotere dei cinecomics.

La più rumorosa è stata quella di Martin Scorsese che ha sinteticamente detto che “i film Marvel non sono cinema”, dando il via a una catena di tweet e dichiarazioni di risposta e contro risposta. Per molti critici infatti il successo miliardario della quasi totalità di film Marvel ha alzato l’asticella del guadagno richiesto dalle case di produzione ai loro registi, costringendole così a finanziare film fracassoni e di infima qualità ma dal successo assicurato piuttosto che film meno pretenziosi economicamente ma di ben altro calibro.
Ma per quanto molti film Marvel siano effettivamente orribili nonostante i grandissimi incassi – Thor Ragnarok e Captain Marvel su tutti – non bisogna cadere nello snobismo che porta a preferire dei polpettoni introspettivi e pseudo impegnati a film che sono buonissimi nonostante parlino di eroi di fumetti – come quasi tutti quelli diretti dai Fratelli Russo, ad esempio.

Quello che invece dovrebbe preoccupare, ma che invece per i critici è ovviamente l’aspetto più positivo, è il successo soprattutto tra bambini e giovanissimi che ha subito spinto la Disney ad annunciare eroi gay, trans, liquid eccetera per “educare” fin da subito i giovani spettatori. D’altra parte Dinsey/Marvel ha da tempo iniziato la crociata politically correct inserendo improbabili quote etniche e supportando l’odio di genere anti maschile e il razzismo anti bianco espressi con particolare astio dall’attrice Brie Larson.

Eppure… eppure non c’è niente da fare, bene o male si parla di eroi, e seppure in calzamaglia, seppure ammantati di morale da social justice warrior, seppure venuti fuori dalle carte dell’ultra dem Marvel, alla fine per generare una saga eroica con un minimo di epos bisogna andare a pescare, anche inconsciamente, nel substrato simbolico ancestrale che nega in tutto e per tutto la morale globalista. Ad esempio Iron Man non ha alcuna intenzione di salvare l’umanità o il mondo. Alla fine scenderà in guerra solo per salvare la figlia (famiglia, tra l’altro patriarcale, proprio come per Hawkeye, Ant-Man e altri eroi), per salvare il suo allievo (clan) e i suoi alleati compagni d’arme (tribù).

Chi invece agisce per salvare la vita nell’universo intero è proprio il malvagio Thanos, che vuole tra l’altro controllare le nascite per riequilibrare l’utilizzo delle risorse energetiche ed avere un cosmo più ecosostenibile come l’isoletta verde in cui si ritira (di fatto è Greta con i superpoteri). E di fronte a un Thanos che dichiara “io sono ineluttabile” in quanto araldo del corretto scorrere del progresso si erge l’affermazione eroica di chi insorge contro un fatalismo messianico: “e io sono Iron Man”. Per non parlare del messaggio auto-funebre di Iron Man sulla morte, definita “compito dell’eroe come parte del viaggio” e che non può non ricordare la massima dello Hagakure “la via del guerriero è la morte”.

È ovviamente escluso che i fratelli Russo avessero in mente Yamamoto Tsunemoto né tanto meno Dominique Venner. Ma, come dicevamo, il richiamo all’etica eroica risveglia comunque qualcosa di primordiale che è insito nell’Uomo. E non ci stupiremmo se in futuro fosse proprio l’idea di eroe a essere messa fuori legge, o a sentirci dire frasi del tipo “beato quel film che non ha bisogno di eroi”.
Ma forse la polemica a cui stiamo assistendo è proprio l’inizio del processo.