Nazionalisti, identitari, rivoluzionari: intervista a La Barriera

Feb 1, 2024

Tempo di lettura: 3 min.

Nel cuore di Torino, la Barriera. Una realtà giovane, di freschissimo debutto, ma ancorata saldamente in una Tradizione militante che ci infiamma da generazioni. Una Comunità in attesa delle sfide che l’avvenire avrà a offrirle, barricata di spiriti liberi al servizio della propria città, della propria Patria, di un ideale eterno.     

Pochi mesi di vita, e le idee già chiarissime. Volete parlarci un po’ di come avete vissuto questo esordio?   

Beh, in questi primi mesi di esistenza, le attività che abbiamo organizzato e che ci hanno tenuti occupati sono prevalentemente riconducibili ai due pilastri che regolano la semplice quotidianità di ogni cuib: militanza di strada e vita comunitaria. Si tratta di aspetti che, seppure talvolta dati per scontati, non devono mancare mai. In questo senso, fra blitz dimostrativi e graffiti murari, fra affissioni di manifesti e striscioni esposti, la nostra voce l’abbiamo fatta sentire eccome, e vista l’eco mediatica che ne abbiamo ricavato, particolarmente riguardo alla nostra ultima iniziativa sull’immigrazione, fra articoli online sulle principali testate giornalistiche e prime pagine, diremmo pure con eccellenti risultati! 

Quanto alla vita comunitaria, invece? Sappiamo bene che militanza è anche formazione… 

Assolutamente sì: militanza è anche formazione. Se l’agire è imprescindibile, la visione del mondo che lo ispira deve sempre restare al centro. La formazione è importante tanto quanto l’azione, e perciò il nostro calendario andrà sempre più arricchendosi di eventi di carattere culturale – conferenze, approfondimenti e molto altro – che ci consentiranno di capire meglio determinate figure che annoveriamo fra i nostri riferimenti, apprezzare più adeguatamente i loro insegnamenti, ed affinare la prospettiva sui temi cardinali del nostro tempo. Comunque, mens sana in corpore sano: neppure lo sport sarà trascurato…

Parlando di riferimenti, Venner, del quale ricorre in questo 2023 il decennale del sacrificio, ha insistito con parole memorabili su quanto sia necessario per la gioventù europea conoscersi, instaurare collaborazioni, intessere relazioni. Avete qualcosa da dirci, in tal senso?   

Sì, ovviamente. A livello internazionale, teniamo ad essere molto attivi. Incontrare camerati da altre parti d’Europa è fondamentale per confrontarsi, apprendere nuovi metodi di lotta politica, condividere esperienze e conoscenze, e ciò non potrà che rendere sempre più efficace la nostra azione militante. Ad esempio, nel giugno scorso siamo stati ospiti dei fratelli nizzardi di Aquila Popularis e Tenesoun, presso i cui spazi abbiamo presentato la nostra organizzazione; il mese successivo, abbiamo avuto fra noi i ragazzi serbi di Kormilo, mentre solo poche settimane fa – infine – siamo stati a Marsiglia, accolti dai camerati di Active Club France, e quindi in Romania, con il Blocul Nationalist. Del resto, già lo scorso anno, quando la Barriera formalmente non aveva ancora visto la luce, i suoi fondatori hanno partecipato a numerose manifestazioni nazionaliste in tutto il continente. Siamo torinesi e italiani, e per questo, l’Europa ci onora d’esser casa nostra.  

Barriera: un nome altamente evocativo, quello da voi scelto, che immediatamente rimanda alla solidità di un punto fermo, di uno spartiacque, di un baluardo, e nulla lo è più di una sede stabile. A che punto siamo, al riguardo? 

Il prossimo traguardo che ci siamo posti, e che stiamo per raggiungere, è proprio – neanche a dirlo – l’apertura di uno spazio fisico. Sarà – appunto – la nostra sede, totalmente autonoma e indipendente, casa e base del nostro movimento. Disporre di un avamposto proprio è imprescindibile per la Comunità, per il suo essere argine contro la decadenza, per la sua operatività pratica. Non siamo una realtà effimera, ma siamo nati per restare: seguiranno aggiornamenti!

Abbiamo parlato del presente, ora guardiamo al futuro: dove vi porterà la strada nei prossimi mesi?  

Beh, sicuramente ci faremo sentire sul tema immigrazione, a Torino molto caldo, ma continueremo a dare battaglia anche su su altri fronti scottanti, dalla questione green alla propaganda LGBT, senza ovviamente perdere di vista come gira il mondo. A tal proposito – infatti – già abbiamo dedicato una recente iniziativa all’Armenia e alla tragedia del Nagorno-Karabakh, dove è in atto una vera e propria pulizia etnica ai danni degli autoctoni locali per mano dell’esercito azero, sostenuto dalla Turchia. Si tratta di vero e proprio terrorismo, che ogni giorno di più mette a repentaglio l’eredità armena e cristiana di quella terra. Se tutti tacciono, noi certamente non teniamo chiusa la bocca.