“La prima edizione di questo libro – scrive Gabriele Adinolfi – venne boicottata”. “Erano trascorsi pochi mesi dalle presidenziali francesi durante le quali Marine Le Pen aveva avuto la brillante idea di schierarsi per l’uscita dalla UE e dall’Euro, raccogliendo molti meno consensi del previsto, al punto di fare subito dopo retromarcia e chiedere perfino scusa ai propri elettori“.
Correva l’anno 2018 e lo scenario politico-culturale era polarizzato da certi temi. Prosegue l’autore:
Da noi era in carica il governo gialloverde, espressione della demagogia populista e attratto da sirene euroscettiche. L’estrema destra era tutta Italexit1 e sovranismo. E dire che si rifaceva al fascismo: evidentemente non lo conosceva bene, altrimenti avrebbe letto cosa pensavano in merito al termine e alla sua logica politica Benito Mussolini e Carlo Costamagna, incaricato dal Duce di scrivere La dottrina del fascismo! Il sovranismo era legittimo figlio di quell’antifascismo che si era opposto, fin dal 1940, al processo europeo messo in moto dall’Asse e oltre settant’anni dopo persisteva ad essere funzionale alle stesse identiche reazioni, patriottarde o comuniste. Ovvero, ai nostri padroni di Yalta. Ma non ve n’era consapevolezza. Fatto sta che la mia voce andava contro l’ideologia dominante – in un certo mondo – e si cercò di tacitarla. Si provò a schiacciare il grillo parlante.
“Il mito dell’Europa”, in questi giorni, è tornato in libreria con Passaggio al Bosco, rilanciando il messaggio della rinascita europea, senza tentennamenti e indugi. Il taglio del testo – del resto – è facilmente comprensibile dal messaggio stesso della quarta di copertina:
L’Unione Europea, va da sé, non è l’Europa che ci piace. Ma quale Nazione, oggi, ci piace davvero? Quale Stato e quale regime politico, oggi, soddisfa pienamente le nostre aspettative? Essa non ci piace, è vero: pecca di poca determinazione ed eccessiva condivisone dei poteri, mostrando tutti i limiti di una burocrazia elefantiaca. Essa non ci piace, ma è quotidianamente sotto attacco: lo è per ciò che è stata, per ciò che rappresenta e per quello che potrebbe diventare. Lo è perché, malgrado il fatalismo che ci affligge, i nostri nemici ci temono terribilmente.
Questo libro – pubblicato nel 2018 e passato in sordina per i boicottaggi di un sovranismo sciovinista che aveva confuso l’essenza europea con il meccanismo che ne governa i processi monetari – vuole farsi portatore di una logica di rigenerazione rivoluzionaria, lanciando un monito e un appello.
La riforma costituzionale e sociale dello spazio fisico europeo che si collega al nostro Genius Loci, probabilmente, non è alla nostra portata. Ma possiamo fare molto per riempire i vuoti e accendere le fiaccole, restituendo senso e coscienza alla nostra gente. Non si tratta di definire un progetto politico, ma di suscitare una tendenza e di esserne i bardi: vivere da europei, coniugando le nostre specificità storiche, culturali ed antropologiche in una forza d’Impero. Per farlo, però, occorre ripartire dal Mito e dalla Necessità dell’Europa.
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