Tutti gli italiani sanno (o dovrebbero sapere) che l’autore del “Canto degli Italiani”, in seguito musicato dal compositore Michele Novaro e divenuto poi il nostro Inno nazionale, si chiama Goffredo Mameli. Ma chi era davvero? A questa domanda ha inteso rispondere Angelo Antonucci, professore di storia casertano, che dopo attenta ricerca ha scritto il soggetto e la sceneggiatura del film Goffredo. E l’Italia chiamò, di cui ha curato anche la regia.
La pellicola, nei giorni scorsi presentata in anteprima – presenti il regista e diversi componenti del cast – presso la Sala dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati su iniziativa di Marco Cerreto (FdI) ripercorre, per la prima volta, la vita del patriota e poeta genovese. Che non solo ha scritto parole che a distanza di secoli ancora accendono i cuori, ma ha saputo e voluto coraggiosamente combattere in prima linea per le sue idee. E morire, quando aveva appena 21 anni, in nome dell’Italia che tanto amava, divenendo immortale simbolo di patriottismo.
Prima della proiezione Angelo Antonucci ha voluto sottolineare giustamente l’importanza di dare una connotazione istituzionale ad una storia che pochi conoscono davvero ed ha raccontato che a dargli l’ispirazione sono stati da un lato la poca conoscenza che si ha della figura di Mameli e dall’altro il pensiero che se oggi si può liberamente sventolare il tricolore lo si deve anche “a Goffredo e a tanti altri come lui che hanno perso la vita”.
Il giovane eroe risorgimentale, che si sacrifica per l’unità d’Italia e la libertà dallo straniero anche se avrebbe potuto avere una vita più tranquilla essendo nato in una famiglia agiata, è interpretato dall’esordiente Emanuele Macone, che ha sicuramente dato ottima prova di sé nel ricoprire l’impegnativo ruolo di Goffredo Mameli. Che nel film viene descritto sia dal punto di vista umano (non mancano, infatti, episodi sulla sua infanzia, adolescenza e gioventù, con accenti sul suo gran carattere, sui suoi amori, sui suoi rapporti di amicizia e familiari) sia quanto al suo forte e sentito impegno politico/patriottico. Il giovanissimo attore, apparso prima della proiezione estremamente emozionato, ha detto di sentirsi un privilegiato per aver lavorato ad un film importante anche dal punto di vista didattico ed ha ricordato che Mameli è un personaggio eccezionale, che non ha avuto alcuno scrupolo nel mettere a rischio la sua vita per il suo ideale.
Accanto a lui un cast di grandi nomi, che contribuiscono a valorizzare, con la loro esperienza, un racconto storico ma anche e soprattutto umano: ci sono infatti innanzitutto Vincent Riotta (il padre di Mameli) e Maria Grazia Cucinotta (la mamma), che ha sottolineato l’importanza di una pellicola che dà una grande lezione di vita soprattutto ai giovani, che devono imparare ad apprezzare le gesta di Goffredo e ad amare il nostro Inno. C’è poi una splendida Stefania Sandrelli, che interpreta la nonna: grande donna che contribuisce, con i suoi racconti, a formare l’Uomo Goffredo.
Una menzione speciale la merita infine Francesco Baccini, noto cantautore genovese, che dà il volto al suo illustre concittadino Michele Novaro, autore della musica dell’Inno italiano, anch’egli patriota, rimasto però in ombra rispetto a Mameli. Le sequenze in cui, seduto al pianoforte, scrive e canta le note che hanno contribuito a rendere eterne le parole di Goffredo sono tra le più belle e commoventi di tutto il film. Che non manca, come è naturale dato il soggetto, di lirismo patriottico e spunti di riflessione piuttosto emozionanti.
Certo, Goffredo. E l’Italia chiamò non è uno di quei kolossal di stampo holliwoodiano con effetti speciali e perfezione tecnica che forse la maggior parte di coloro che vanno al cinema si aspetta: si tratta, infatti, di un film che più che con il cervello va visto con l’anima e con il cuore. Quello di chi ama l’Italia e coloro che l’hanno resa grande.