Fuga nei videogiochi: quando il virtuale sostituisce la realtà

Feb 24, 2024

Tempo di lettura: 4 min.

Nell’era digitale, la virtualizzazione pervade ogni aspetto della nostra esistenza. I giovani, in particolare, fin dalla più tenera età, dedicano una parte significativa del loro tempo ai mondi virtuali, partendo da un utilizzo degli smartphone genitorialmente malgestito (sempre più fruito come pessima soluzione alla mansuetudine della prole), tutto a discapito di esperienze concrete e interazioni reali; fino ad accedere gradualmente – dagli anni ‘90 –, nelle fasi di pre-adolescenziali, al mondo dei videogiochi, sui quali oggi ci vorremmo soffermare.

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Numero di videogiocatori nel mondo (2013-2023)

Anno

Numero di videogiocatori (generici) Crescita annuale (%)
2013 1.21 miliardi
2014 1.28 miliardi 5.8%
2015 1.35 miliardi 5.5%
2016 1.44 miliardi 6.7%
2017 1.52 miliardi 5.6%
2018 1.63 miliardi 7.2%
2019 1.75 miliardi 7.3%
2020 (lockdown) 2.17 miliardi 23.9%
2021 2.54 miliardi 17.1%
2022 2.76 miliardi 8.7%
2023 2.95 miliardi

6.9%

Si stima che il mercato globale dei giochi ammonterà a 503,14 miliardi di dollari nel 2025, rispetto ai 396 miliardi di dollari del 2023. L’Asia e le zone del Pacifico sono destinate a rimanere il mercato con i maggiori incassi a livello mondiale.

Il fenomeno videoludico – prima principalmente a trazione maschile, oggi molto meno marcata – è ampio e sfaccettato e non sarebbe possibile, né utile, trattarne la storia e l’evoluzione generale. (Argomento per un altro articolo sarebbe il gaming da smartphone, una deriva oggi accessibile e pensata per tutte le età). Quello che ci interessa sottolineare è la crescente richiesta da parte dell’utenza, decisamente ben soddisfatta dal mercato (o il contrario?), rispetto ai videogame che proiettano in mondi paralleli estremamente vasti, dove è palpabile il concetto di “second life”, nei quali non esiste una “fine” dell’avventura, nei quali è indotta o necessaria la collaborazione con altri utenti, nei quali sono indispensabili centinaia di ore di gioco e un’assidua quotidianità per progredire e avere soddisfazioni.

Helldivers 2, 2024

Mondi paralleli

Dall’epico World of Warcraft (4.46 milioni di giocatori nel 2023) al colorato Fortnite (500 milioni di giocatori, marzo 2023), passando per gli ultimi arrivati Palworld e Helldivers 2, i videogiochi di tipo cooperativo online offrono un’ampia gamma di esperienze immersive. In questi mondi virtuali, i giocatori assumono ruoli, stringono alleanze, combattono nemici e completano missioni insieme. La sensazione percepita è quella di appartenenza a una “comunità” e il raggiungimento continuo di obiettivi comuni: leve potenti a far trascorrere ore consecutive esplorando, raccogliendo risorse e combattendo in questi universi digitali.

Per rendersi conto della direzione presa da questo settore del mercato, alleghiamo il trailer di una futura “pietra miliare” del genere di cui stiamo discutendo, così che anche chi non conosce l’argomento possa farsi un’idea:

Da considerare sono anche le ore spese esternamente ai vari giochi in sé, nelle relative chat, nei forum e sui social media (soprattutto Tik Tok e Twitch), nei quali comodità e anonimato offerti dal virtuale risultano molto attraenti; portando ad una dipendenza dalla socializzazione digitale e ad una crescente difficoltà nel relazionarsi in contesti reali.

L’archetipo dell’eroe… digitale

L’ascesa dei videogiochi cooperativi online può essere interpretata anche alla luce della psicologia junghiana. L’archetipo dell’eroe, presente in molte di queste esperienze ludiche, risuona con il bisogno di avventura, sfida e senso di appartenenza che caratterizza soprattutto i giovani. L’eroe digitale incarna un ideale, supera ostacoli e raggiunge obiettivi in un contesto sicuro e controllato, fornendo un senso di realizzazione (ed un continuo rilascio di dopamina) che può risultare difficilmente raggiungibile nella vita quotidiana.

Palworld, 2024

Diventa quindi fondamentale un apporto da parte nostra, come mondo metapolitico e formatore, fedele ad una visione del mondo e della vita, come genitori o futuri tali, come fratelli e sorelle, militanti più anziani, coach sportivi, mentori, amici, ecc… affinché l’archetipo dell’eroe non rimanga confinato dentro ad uno schermo, ma trovi espressione anche nella realtà, attraverso esperienze concrete che permettano di mettere alla prova le proprie capacità e di forgiare il proprio carattere.

 

L’importanza dell’equilibrio

La virtualizzazione dell’esistente offre delle opportunità, ma soprattutto offre sfide e pericoli dettati dalle necessità del mercato (che, come abbiamo visto dalle cifre, ha tutto l’interesse ad aumentare il pubblico). Chi scrive ha videogiocato a lungo in gioventù e non vuole che queste righe vengano lette come un lamentoso pappie’ paternalistico, ma un monito sincero e preoccupato.
Se, da un lato, alcuni videogame permettono di esplorare dimensioni del Sé, di apprezzare storie – interattive – allo stesso modo di come si apprezza un bel film, di passare del tempo spensierato e leggero condividendolo con i propri amici… dall’altro si rischia di alienare e atomizzare (ulteriormente) gli individui, giovani e non, dalla realtà e di ostacolare lo sviluppo di relazioni autentiche, di rendere dipendenti le menti più deboli, di fiaccare qualunque moto di superamento e miglioramento del corpo e dello spirito.

È fondamentale che questo diventi, per noi, un tema. Anche alla luce delle innovazioni tecnologiche quotidianamente presentate, come ad esempio i visori (Meta e Apple, per ora) o l’Intelligenza artificiale, affinché si educhi chi ci circonda a trovare un equilibrio tra le esperienze virtuali e quelle reali, incoraggiando soprattutto i più giovani a coltivare relazioni significative nel mondo offline operando nella continua missione di valorizzazione la bellezza e la complessità della vita vera.
Sembra assurdo doverlo scrivere, ma la tendenza è questa.

L’infanzia trascorsa all’aria aperta, il contatto con la natura e gli animali, l’esplorazione della montagna, la pratica delle arti marziali e il confronto sociale diretto sono tutti elementi che formano il carattere, sviluppano le capacità relazionali e insegnano a vivere fuori dalla comfort zone: ossia preparano ad affrontare le difficoltà, rischi e dolori della vita.
Ci sono bambini, cresciuti nelle metropoli occidentali, che hanno visto un cavallo solo su uno schermo, che non hanno mai osservato una farfalla posarsi su un fiore, che non conoscono il profumo di una foresta. Che si accontentano, perché nessuno li educa e li porta fisicamente dove è necessario che stiano.
Tutto ciò non può e non deve essere “nuova normalità” a fronte dell’«inevitabile cambiamento dei tempi». Non possiamo esimerci dell’essere argine alla fuga dei cervelli in mondi immaginari pensati per debilitare l’essere umano e lo allontanarlo dal senso stesso del suo esistere.

 

 

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