La redazione di identitario propone un brevissimo brano tratto da “Friedrich Nietzsche: l’uomo in rivolta“, curato da Luca Leonello Rimbotti e pubblicato da Passaggio al Bosco Edizioni. Nello specifico, questo passaggio riporta le parole del filosofo tedesco sulla potenza europea.
189 – Della grande politica. Per quanto l’utile e la vanità dei singoli, come dei popoli, possano concorrere insieme nella grande politica, l’onda più violenta che li spinge innanzi è il bisogno del sentimento di potenza, che non soltanto erompe di quando in quando, da fonti perenni, nelle anime dei prìncipi e dei potenti, bensì anche, e non in minima parte, proprio negli strati inferiori del popolo.
Ritorna sempre l’ora in cui la massa è pronta a mettere a repentaglio la propria vita, il proprio patrimonio, la propria coscienza, la propria virtù, per procurarsi quel suo supremo godimento e per disporre (o per pensare sé in atto di disporre) di altre nazioni, come nazione vittoriosa, tirannica, che agisce a suo arbitrio. […]
I grandi conquistatori hanno sempre avuto sul labbro il patetico linguaggio della virtù: erano sempre circondati da masse che si trovavano in uno stato 288 di esaltazione e volevano udire soltanto il linguaggio più esaltato. Mirabile stravaganza dei giudizi morali! Se l’uomo prova il senso della potenza, si sente e si dice buono: e proprio allora gli altri, sui quali deve scatenare la sua potenza, lo sentono e lo chiamano malvagio!
Nella favola delle età umane Esiodo ha dipinto due volte, una dopo l’altra, la stessa epoca, quella degli eroi omerici, e di una ne ha fatte due: vista da quelli che stavano sotto la bronzea spaventosa oppressione di quegli avventurosi uomini violenti, o che ne ebbero notizie dai loro antenati, essa appariva malvagia; ma i discendenti di queste generazioni cavalleresche venerarono in quella un buon tempo antico felice o quasi felice. Così il poeta non poteva cavarsela diversamente da come ha fatto – aveva pure intorno a sé queste due specie di ascoltatori!
Fonte originaria della citazione: [Aurora, 1881, cit., pp. 128-129]
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