Fegato, polmoni, testa e cuore: gli attributi per una retta Azione militante

Gen 12, 2024

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Nell’atmosfera concitata e febbrile dell’azione, mantenere una sicurezza stoica e un entusiasmo da credente. Nell’azione, come nella riflessione e nella Formazione, serve disciplinare il complesso universo che si trova nel militante. Siamo fatti di sensazioni, pensieri, idee e volontà: queste caratteristiche dell’uomo militante – però – hanno bisogno di armonizzarsi ed equilibrarsi per compiere correttamente – e senza sbavature – le idee che proponiamo e che vogliamo realizzare e vivere. Per agire fermamente e con coscienza, senza agitarsi in sterili e isterici attivismi, sezioniamo le parti fondamentali che portano a realizzare una vera azione: il coraggio, la capacità fisica, la ragionevolezza e il centro propulsore del vivere e dell’ardimento. Fegato, polmoni, testa e cuore – dunque – come un quadrivio di attributi che il militante identitario e nazionalrivoluzionario incarna, ispira e trasmette, mantenendosi fermo di fronte al dovere da compiere, fedele e rispettoso del primo “comandamento”: «non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi il sacrificio e il dovere».

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FEGATO. Avere fegato, significa avere coraggio: è questa la virtù che permette l’azione, che la scaturisce e la partorisce. Virtù che ammette la possibilità di essere virtuosi, «quella virtù che permette di praticare la virtù», ciò che consente di mettere in pratica l’Idea e il desiderio di compierla, di essere d’esempio per i militanti più giovani, che magari si ritrovano nel turbinio dell’azione per la prima volta: il proprio fegato sanifica quello dei fratelli, lo rinvigorisce e lo scalda.

POLMONI. Essere atleticamente preparati all’azione: bere una birra in meno per non ammalare il fegato e fare un allenamento in più per temprare i polmoni, essenziali nell’azione. Essi permettono di difendere i propri fratelli e di avere fiducia in loro, nell’atleticità dell’azione. I polmoni servono concretamente: per scavalcare un cancello, correre e raggiungere i camerati in difficoltà, spostare o sollevare un ostacolo. Se in azione si incontra il nemico, magari più numeroso e forte, i polmoni ci permettono di trarre in salvo noi stessi e la Comunità.

TESTA. Non confondere mai l’eroismo con l’egoismo, tener conto della sorte dell’Idea e della Comunità nel suo insieme. Nell’adrenalinica atmosfera dell’azione, a tutti prudono le mani di fronte alle canaglie nemiche, ma occorre avere testa; spesso l’irruenza di un solo militante, infatti, mette in pericolo tutti. Ragionare, saperlo fare con l’adrenalina in corpo; mai considerarsi i soli difensori e portatori di un’azione necessaria, perché nella maggior parte dei casi necessaria non è. Non considerarsi mai vanitosi e narcisisti “eroi” della situazione, ma piuttosto soldati pronti all’appello, curatori di un’Idea universale e responsabili della nostra Patria ideale: la Comunità! Essere entusiasti, pronti ma razionali! Disciplinare il corpo e la mente, per sentire il brivido senza follia. Giusto voler dimostrare il proprio valore e le proprie qualità, ma ascoltare la testa è altrettanto vitale: queste qualità non devono farsi padrone di loro stesse, altrimenti si scade nel personalismo individualistico. Le virtù e le qualità del singolo militante – dunque – siano sempre poste a servizio dell’Idea e della Comunità!

CUORE. Centro della volontà di poesia e avventura che scalda la voglia di agire. Non bisogna dimenticare il valore intrinseco delle azioni che si compiono. Quello estrinseco è quello esteriore, rivolto verso il mondo per lanciargli contro il nostro messaggio e le nostre ragioni. Il valore intrinseco è quello interno, quello che forgia i cuori dei fratelli che battono all’unisono per la Comunità. Dopo un volantinaggio o un’affissione notturna, rientriamo a casa con un cuore diverso: è ciò che ci lascia l’azione dopo averla compiuta come un unico blocco monolitico, per la stessa fede e la comunanza di valori. Chi dopo l’azione svolta, invece che sparire immediatamente, si trattiene un’ora in più in sezione per ripulire il materiale utilizzato, è il camerata che non si limita ad assaltare la trincea nemica, ma si offre di sbrigare anche il lavoro sporco: lavare la postazione di combattimento e mantenere sacro il tempio dei ribelli. Questi camerati hanno il cuore puro e ad essi si può affidare la propria vita! Del resto, ha più valore la forgia interna della Comunità che una frase esposta su un muro, che magari verrà cancellata dopo poche ore. È il cuore che cambia dopo un’azione, averlo e mantenerlo puro, non dimenticare mai che il primo servizio è verso il prossimo, nel vero senso della parola: colui che ci sta accanto, il nostro fratello e camerata. Agire prima di tutto per esso, portare il cuore all’esterno ma con l’attenzione di non consegnare le perle ai porci. È inutile perdere tempo con chi il cuore l’ha perso o  se l’è strappato dal petto: dunque, sentire la differenza tra Noi e Loro, ma tuttavia combattere senza odiare, proprio per dimostrare quanto vale il cuore!

PER APPROFONDIRE IL TEMA:
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