Donne contro femmine in un mondo senza padri

Dic 2, 2023

Tempo di lettura: 4 min.

Tra i mammiferi l’individuo che produce solo gameti femminili, le uova o gli ovuli, con caratteristiche morfologiche diverse da quelle maschili è la femmina

Dato esclusivamente biologico che non comprende alcuna specificità spirituale, nessuna dimensione archetipica che incarni la polarità yin, ovvero la metà femminile dell’Uno.
Il Tao delle filosofe spirituali composto da due parti complementari, inscindibili l’una dall’altra, che costituiscono il Principio Assoluto in tutte le sue manifestazioni.

Diverso è il concetto di donna, che deriva dal latino domina, la signora, ovvero la responsabile della domus e del potere familiare.
Essere senziente, non solo dotata di istinto come la femmina animale, ma nobilitata dallo Spirito e dall’intelletto come l’uomo, il vir non l’homo.
Alcune donne nel tempo della dissoluzione preferiscono considerarsi solamente femmine, rinunciando alla nobiltà e alla sacralità del principio femminile.
Una riduzione dell’essere riflesso del divino ad una dimensione meramente biologica che si distacca dalla natura umana fatta di Spirito, mente e corpo.
L’ennesimo processo dissociativo caratteristico dell’unica epoca della Storia fondata sull’economia, dove si confondono i sessi, le stirpi e si cancellano le tradizioni.

Le femministe delle origini si battevano per la parità di trattamento nei rapporti di lavoro e il diritto di voto, rivendicazioni serie e giuste.
Ora le loro lotte sono la rivolta contro la famiglia e l’attacco dissennato a quello che nella realtà è il loro alleato naturale: l’uomo.
Non tutti gli uomini indistintamente, solamente quelli dell’Occidente decadente e femminilizzato, i maschi deboli, narcisisti e spaventati.
Figli di super femmine, madri onnipotenti ed iperprotettive, che viziano il figlio maschio, il prediletto, sul quale proiettano desideri frustrati ed ambizioni represse.
Quel maschio che non sa elaborare l’abbandono, perché inconsciamente lo teme più di ogni altra cosa, come ogni ansioso terrorizzato dalla solitudine.
Lasciato in quanto immaturo da giovani donne più forti e strutturate di lui reagisce con la violenza della disperazione, perseguitando e uccidendo.
Uccisione simbolica della madre che li ha dominati e tenuti in cattività per evitare loro il naturale confronto con le difficoltà della vita e il dolore della perdita.
Risposta dovuta al cattivo funzionamento mentale del narcisista, che dipendendo dal giudizio degli altri non sa gestire l’abbandono.
Non sostituisce il rapporto finito con uno nuovo, ma distrugge la figura femminile che lo ha punito, come faceva la mamma con lui quando non si uniformava al modello da lei richiesto.

Il maschio europeo soffre di un calo sensibile dei livelli di testosterone, ormone della virilità, che provoca infertilità e diminuzione della libido, con il conseguente crollo della natalità.
Questo neurotrasmettitore produce sana aggressività, forza e resistenza, non violenza incontrollata contro gli inermi.
Maschi depotenziati che non hanno reazioni virili, non resistono al disagio e meno ancora al dolore causato dalla perdita di controllo sulla compagna.
Cadono in crisi dalle quali non sanno uscire, che sfociano in atti di violenza, non contro se stessi come i depressi, ma contro la persona che ritengono di loro proprietà.
Suicidarsi comporta la determinazione della disperazione, la rabbia verso di sé che il narcisista indirizza invece verso l’altra.
Quando si uccide è dopo aver ucciso, non avendo il coraggio di affrontare le conseguenze del suo crimine.

La fragilità psichica è caratteristica di un maschio cresciuto senza padre, archetipo imprescindibile per una sana maturazione.
Figli di padri assenti o svalutati che non svolgono la naturale funzione regolatrice degli eccessi, che non insegnano a canalizzare l’energia sessuale sublimandola in attività costruttive.
Padri a loro volta deboli che non trasmettono il principio di sacralità del corpo ridotto ad oggetto di possesso, vera genesi dello stupro.
Sacralità caratteristica delle società patriarcali romana e medioevale, dove le donne erano protette e avevano un potere diverso e complementare a quello maschile.
A Roma esercitavano influenza politica e sociale, godevano di una grande libertà personale, nell’Età di Mezzo erano protette dai cavalieri ed elevate al rango angelico dagli stilnovisti.

È nella degradazione della famiglia patriarcale a famiglia borghese, infettata dagli interessi economici che si palesa lo sfruttamento femminile.
Giunto alla sua massima espressione con la rivoluzione industriale dove le donne divengono manodopera a basso costo, vittime dell’egoismo capitalista.
I femminicidi non sono frutto della società dei padri, ma bensì della loro assenza che genera un mondo senza esempi e regole da rispettare.
Un mondo di maschi deboli e spaventati dalla sicurezza e dall’ indipendenza femminile, soggetti immaturi patologicamente innamorati di se stessi.
Il maschio diviene uomo controllando pulsioni e istinti, rispettando i ruoli, realizzando rapporti funzionali ed equilibrati, dinamiche difficili per le nuove generazioni.
Sempre più donne giovani infatti scelgono uomini maturi perché soggetti forti e non maschi fragili vittime delle loro paure inconsce.

L’unica terapia proposta per il disturbo narcisistico di personalità e per quello di dipendenza è l’”educazione sentimentale” impartita a scuola dopo l’ora di educazione fisica.
Rimedio che ha la stessa efficacia del ridicolo divieto di odiare della cultura woke, perché come non si può imbrigliare un sentimento nobile e potente come l’odio, cosi non si rieduca dei disturbati con la didattica scolastica.
Il solo odio permesso ed incoraggiato è quello verso il maschio bianco, accusato di ogni nefandezza per scatenare il senso di colpa che lo indebolisce ulteriormente.
In una società dove i sessi sono percepiti e l’inclusività è il nuovo mantra, l’unico escluso è il l’uomo europeo ridotto in povertà e solitudine da un mondo che gli vuole male.
Nessun patriarca assassino, solo maschi fragili e disperati caduti dalla società patriarcale alla società demenziale.