Chi siamo? Riscopriamo le origini della Civiltà europea

Nov 1, 2023

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ColloqueILIADE : Qui sommes-nous, si nous ne sommes pas maîtres de nous, chez nous ? | Institut Iliade

Chi siamo? Non è una domanda banale. Coi tempi che corrono, senza dubbio, questo quesito rischia di essere rivoluzionario ancor prima di trovare una risposta coerente. Chiedersi certe cose, del resto, presuppone il sospetto di un’unicità, se non addirittura la certezza di una specificità consapevole.

L’Institut Iliade, che da quasi un decennio si pone il problema di salvaguardare la lunga memoria europea, ha elaborato un contributo che risponde perfettamente alla domanda in questione. “Chi siamo?” – tradotto e pubblicato in Italia da Passaggio al Bosco Edizioni – è un libro potente e ricchissimo, che si pone l’obiettivo di trasportare il lettore “alle origini della Civiltà europea”.

Curato da Philippe Conrad, il testo si articola in una serie di capitoli che passano in rassegna tutto lo splendore del nostro retaggio millenario: dall’eredità indoeuropea all’aurora ellenica, passando per le virtù di Roma e per la mistica della cavalleria, senza tralasciare le tante manifestazioni spirituali, artistiche e politiche del genio che ha edificato la nostra sostanza di stirpe.

Ma non è tutto: l’insieme dei saggi che compongono l’opera – di assoluto livello, come tutto quello che sta producendo questa incredibile avanguardia culturale d’oltralpe – affronta anche i nodi del presente. Ecco, allora, che gli autori individuano i tanti guasti del nostro tempo, cercando di offrire una soluzione concreta al fatalismo imperante, in fedeltà con il lascito testamentario di Dominique Venner: dalla necessità di ordinare i nostri spazi alla riappropriazione delle nostre scienze; dalla musica quale forma estetica alla politica come espressione sovrana; dal rapporto organico con la natura alla paideia quale atto rivoluzionario, passando per la salvaguardia dei nostro popoli e delle nostre Nazioni dinanzi al caos della massificazione e della metafisica dell’illimitato, per il realismo politico contrapposto all’utopia libertaria e all’egemonia del mercato, per il radicamento quale antitesi alla decostruzione globalista delle nostre terre, delle nostre culture, delle nostre memorie e delle nostre identità.

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Un appello profondo, coinvolgente e totalizzante, che ci invita a vivere da europei, oltre ogni sciovinismo e in armonia con la vasta eredità del nostro patrimonio immortale. Su quest’ultimo punto, è interessante l’invito di Jean-Yves Le Gallou alla “dissidenza quotidiana”:

rifiutare di lasciarsi imporre costumi e usanze straniere; vigilare nella scuola dei propri figli e non tollerare l’insopportabile; controllare le etichette nei supermercati; bandire i prodotti conformi ai divieti alimentari provenienti da altri Paesi; rivolgersi alle pietanze tradizionali europee; scegliere – nell’abbigliamento – i motivi e le decorazioni che fanno parte della nostra eredità; rifiutare le “musiche del mondo” e sfuggire dalla tirannia mercantile della pubblicità sradicante”.

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Una cosa è certa: per affrontare le tantissime sfide che abbiamo all’orizzonte, si rende necessaria una consapevolezza che abbia radici profonde, sentimenti vivi, prospettive dinamiche, volontà granitiche. Il tempo delle incertezze è terminato: per respingere il declino annunciato del nostro mondo – afflitto dal calo demografico, indebolito dal senso di colpa e minacciato dall’invasione migratoria – occorre un vitale recupero dei nostri miti e dei nostri simboli, dei nostri riti e delle nostre grandezze. Scrive Philippe Conrad:

Per impegnarci in questa riconquista, è necessario sapere esattamente chi siamo e che cosa intendiamo difendere e promuovere. Questo impone una rilettura approfondita della nostra tradizione e della nostra storia europea, condizione necessaria per chiarire ed affermare quello che ci distingue dagli altri e che intendiamo preservare. Fare la scelta della preferenza di Civiltà, reagire alla decostruzione in corso, restare attenti alla natura e ai mormorii delle foreste, cercare in un nuovo eroismo la via della salvezza delle nostre comunità: tutto questo ci permetterà di conservare la fiamma vacillante dei tempi oscuri fino al ritorno vittorioso della luce”.

Non può essere cancellato chi lascia un segno, chi porta il fuoco, chi esprime un significato di ordine superiore: alla neutralità liquida del mondialismo, fondata sul vuoto teorico di un’astrazione priva di senso, contrapponiamo la forza ancestrale di un’appartenenza radicata. “L’Europa si farà sull’orlo dell’abisso”.

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