Cappadocia in cammino

Dic 6, 2023

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Cappadocia: la “terra dei cavalli selvaggi”, un luogo affascinante che negli ultimi decenni ha attirato ogni anno sempre più visitatori. Da ogni angolo del globo turisti e camminatori vengono per visitare le innumerevoli bellezze della provincia anatolica, situata nel centro geografico della Turchia. Abitata da circa settemila anni, questa steppa arida ha assistito al passaggio di numerose popolazioni e ha visto fiorire civiltà intere, a partire dagli Assiri e dagli Ittiti per arrivare poi all’Impero Persiano, all’annessione con Macedonia e Impero Romano successivamente. Il periodo Bizantino vide il consolidarsi del cristianesimo mentre quello Selgiuchide e poi Ottomano imposero l’islam come unica e indiscutibile fede.  

Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1985, è conosciuta ai più per le incredibili formazioni rocciose che la caratterizzano. La composizione del terreno è conseguente a centinaia di eruzioni vulcaniche risalenti alla preistoria, mentre le forme uniche al mondo visibili oggi sono il frutto degli agenti atmosferici, della pioggia e del vento e naturalmente della mano dell’uomo. Una tra le caratteristiche di spicco di queste rocce è proprio la sua friabilità, che la rende facilmente lavorabile; questo ha permesso agli uomini nel corso dei secoli di poter letteralmente scavare le proprie case, chiese e città intere, creando rifugi sicuri e allo stesso tempo dimore fresche e confortevoli. Particolarmente interessanti da visitare sono il Museo all’aperto di Göreme, il castello di Uçhisar e le città sotterranee.

Il nostro viaggio comincia a Sud dell’antica Cesarea, la porta dell’Anatolia, e la nostra prima tappa è la Valle di Ihlara, un canyon profondo fino a 100 metri scavato dal fiume Melendiz. Quello che si trova oggi in fondo alla valle, dopo aver sceso a piedi la ripida scalinata a Belisirma, è un luogo di pace e di serenità. I due sentieri principali si sviluppano paralleli alle sponde del fiume che è possibile attraversare in più punti; esistono alcuni collegamenti che permettono di arrivare fino ai paesi vicini, ma è senza dubbio di maggior interesse ciò che si può trovare esplorando i sentieri della stretta gola. I primi abitanti della Valle sono stati i cristiani appartenenti alla comunità siriaca di Antiochia, perseguitati dall’Impero Romano; negli oltre 150 anni che si rifugiarono a Ihlara Vadisi scavarono nella roccia le loro case, grandi sale comunitarie e chiese meravigliose.

Camminando lungo gli oltre 25 chilometri di sentieri sterrati si possono scoprire le meraviglie nascoste nella roccia, è un percorso in leggero saliscendi che attraverso un giro ad anello porta a percorrere tutta la vallata in un giorno solo. Lungo il cammino ci accompagna l’ombra degli alberi e la brezza fresca portata dal fiume; proprio sul corso d’acqua, a circa la metà geografica della valle, si può trovare un chiosco ben attrezzato per un pranzo veloce o un çay rinfrescante (il thé tradizionale turco).

Tendenzialmente in Cappadocia le temperature sono sempre più calde rispetto al clima europeo, nonostante si trovi su un altopiano montuoso che si aggira attorno ai 1000 metri di altitudine. Il periodo più caldo è sempre tra luglio e agosto con picchi che vanno oltre i 40 gradi. Durante il cammino si consiglia sempre una calzatura molto leggera e traspirante, lo zaino deve essere piccolo e leggero e deve contenere solo lo stretto indispensabile. Specialmente nelle ore più calde della giornata è necessario un copricapo, una bandana o un cappello a tesa larga accompagnato sempre da occhiali protettivi. Inoltre, quando il sole scotta di più, è consigliabile avere con sé una camicia a maniche lunghe e dei pantaloni lunghi traspiranti di ricambio: è meglio patire il caldo e sudare per qualche ora che ustionarsi in maniera terribile. In qualunque punto vi troverete non sarete mai troppo lontani da un luogo di ristoro, tuttavia è sempre meglio portarsi almeno due litri d’acqua a testa e un pranzo al sacco leggero.

Il centro nevralgico della Cappadocia è compreso nel triangolo tra le cittadine di Uçhisar, Ürgüp e Avanos, con particolare attenzione verso il centro abitato di Göreme, che si trova proprio nel mezzo e tra tutti è il borgo più caratteristico. Da qui infatti è possibile accedere a piedi a tutte le attrazioni turistiche: in circa un’ora di cammino si può arrivare in ogni punto del triangolo anatolico seguendo una rete di circa 50 km di sentieri e strade secondarie partendo da Göreme. Soltanto in quest’area ci sono decine di luoghi d’interesse, a partire dai più “comuni” musei fino ai punti panoramici più suggestivi. E’ bene iniziare dal bellissimo Museo a cielo aperto, che si trova fuori dal centro di Göreme, il percorso si snoda zigzagando su strada battuta tra i celebri camini delle fate; si tratta di un antico centro abitato interamente scavato nella roccia, distribuito su un ampia porzione di terreno. Numerosissime sono le case visitabili, dove sono ancora presenti scalinate, nicchie e tavoli rudimentali, mentre nelle chiesette e nelle cappelle si distingue l’architettura interna, suddivisa in navate ben delineate come i luoghi di culto a noi conosciuti. Negli esempi migliori sono ancora ben conservati gli affreschi, come nel caso della Chiesa Nera.

Ma come già accennato prima, i luoghi visitabili sembrano essere infiniti: seguendo i sentieri e ascoltando i suggerimenti delle guide e degli autoctoni si può arrivare nei posti meno frequentati per trovare un po’ di tregua dal turismo di massa, specie all’alba e al tramonto, momenti in cui l’atmosfera diventa magica. Numerosissime sono le casupole e le cappelle che si trovano sui percorsi nei dintorni dei centri abitati, sono quasi sempre segnalate e visitabili, e ognuna di esse è una sorpresa. Le valli minori però vanno assolutamente visitate.

A nord-est rispetto Göreme si può accedere a una rete di sentieri percorribili solamente a piedi, a cavallo o per mezzo di quad o motocicletta nei casi in cui il dislivello lo permette; le tracce si diramano verso le strade più battute e grazie a questo è possibile ritrovare la civiltà deviando in ogni momento. Le stradine e le mulattiere di questa zona portano il camminatore alla scoperta di decine di luoghi suggestivi tra cui moltissime antiche abitazioni e cappelle minori raggiungibili con deviazioni di pochi minuti. Le stradine attraverso la Red Valley e la Rose Valley sono percorribili quasi sempre all’ombra della vegetazione circostante e delle pareti rocciose, si cammina su terra battuta e pianeggiante ad eccezione delle deviazioni e dei collegamenti in cui spesso si affrontano leggere pendenze. Non abbiate paura ad affrontare dislivelli: la roccia crea un grip molto forte con la suola delle scarpe e a meno che il fondo non sia particolarmente sabbioso, non perdetevi nulla. In alternanza alle  macchie alberate potrete trovare delle coltivazioni a terra tra cui delle piccole vigne, dalle quali viene prodotto un vino rosso molto liquoroso che si può degustare ovunque sul territorio. Dopo aver passeggiato in lungo e in largo per le valli una sosta sul punto panoramico è d’obbligo: è un posto suggestivo e senza nome, che i locali vi indicheranno solo come “La Montagna” quasi ad intendere un luogo pregno di sacralità. Vi si può accedere in due modi: dalla strada principale a ovest si prende una via sabbiosa spesso battuta da fuoristrada oppure si prende un sentiero salendo dalla parte opposta, più breve ma anche più impegnativo.

Una volta saliti in cima alla colma è possibile ristorarsi al piccolo chiosco e passeggiare assaporando le correnti d’aria fresca.

Girovagando si possono fare diversi incontri, specialmente con guide o con nativi che vi intratterranno e saranno di piacevole compagnia, nonostante sia difficile che parlino italiano chi conosce l’inglese saprà esprimersi in maniera chiara. Uno tra quelli che ricorderemo con maggiore affetto è stato con un allevatore di cavalli argentino, venuto in Cappadocia per studiare gli animali del posto e conoscere la tradizione locale.

Durante tutta la nostra permanenza a Göreme siamo stati ospiti di un B&B che aveva parte della struttura scavata nella roccia, il posto era molto bello, in posizione favorevole e con ogni servizio. Nei dintorni ci sono moltissime sistemazioni con costi tra i 20/30 euro a notte in piena stagione e non è difficile trovarne uno che sia adatto alle proprie esigenze. Nel centro della cittadina si trovano tutti i servizi, bar e ristoranti, bazar e boutique, un ufficio postale e una banca, tutto alla portata di una passeggiata.

Un altro posto da vedere assolutamente sono le città sotterranee, scavate nell’età del bronzo e utilizzate come rifugio per nascondersi dalle invasioni. La città di Kaymakli si trova a sud di Göreme, ha una profondità di circa 40 metri per 8 piani sottoterra, cinque dei quali visitabili dove sono visibili i dormitori, i bagni, le stalle e le dispense. In queste stanze potevano viverci circa 3000 persone per sei mesi e ogni stanza poteva comunicare con le altre attraverso stretti cunicoli; non avventuratevi senza una guida e se soffrite di claustrofobia.

Ogni scorcio di Cappadocia regala una vista meravigliosa, ma oltre al mero paesaggio ci si trova in un luogo di grande potenza ancestrale, custode di antichi e variopinti retaggi di ogni uomo e donna che hanno percorso la Via della Seta e hanno sostato qui. Trovarsi in queste valli dall’aspetto lunare è come fare un salto indietro nel tempo, lontani dal caos, dalle folle e da ogni distrazione contemporanea, al fine di ritrovare la propria dimensione spirituale grazie al silenzio, che accompagna nel cammino e che instaura un legame con la memoria atavica di questa terra di vulcani.

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