Baby gang e criminalità minorile: lo Stato vuole essere complice?

Gen 27, 2024

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In un contesto in cui il focus mediatico spesso si concentra su reati più gravi, la criminalità minorile sta subendo un incremento preoccupante, complice il contesto culturale profondamente mutato, l’immigrazione e la negligenza delle Autorità. Il brodo culturale del progressismo sta creando generazioni completamente distolte dalla realtà e abbandonate a loro stesse, spesso, trovando come figure di riferimento personaggi malavitosi, i quali non hanno altro che offrire apparentemente lusso sfrenato, droga e bravate, ingannando le giovani menti e portandole all’emulazione. I minori, soggetti al fuoco continuo dei social, sono sottoposti quotidianamente a questi lavaggi mentali, creando false aspettative e immaginando che la criminalità possa rendere la loro vita migliore.

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Col passare degli anni, l’incidenza della micro-criminalità giovanile – complice un modello multiculturale destinato ad implodere – ha determinato lo sviluppo di un tessuto malavitoso più o meno organizzato: le cosiddette baby gang. Questi gruppi, figli della cultura criminale che permea il tessuto sociale dell’Occidente, stanno determinando un decadimento senza precedenti nella mentalità dei giovani. Infatti, l’esaltazione dei crimini o delle organizzazioni mafiose – nella fattispecie contenuti all’interno dei brani trap o, ad esempio, nelle fiction di Netflix – influiscono negativamente sul concetto di legalità che un normale cittadino, in una società civile, dovrebbe assimilare per la pacifica convivenza.

Perché nascono le baby gang

La criminalità minorile di oggi non è determinata da uno status economico o sociale di per sé basso: è la tendenza dei giovani a volersi emarginare, creando un proprio profilo e una personalità fuori dalla realtà dei fatti. Figli di buona famiglia che, per moda e accettazione sociale, abbracciano la sfera criminale perdendosi molto spesso in droga, alcol e/o macchiandosi la fedina penale. Questo fa parte del concetto di “street credibility” ossia il modo in cui una persona fa credere agli altri di appartenere ad un determinato ambiente disagiato e non ad una realtà, come spesso accade, benestante. Questo comportamento, nei branchi giovanili, garantisce l’accettazione e il rispetto dei membri.

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Ad oggi, il sistema penale italiano risulta essere troppo morbido nei confronti di questo fenomeno. La preoccupazione della magistratura e, in generale, di coloro che proposero tale normativa, è quella di compromettere la fedina penale di ragazzini “incoscienti” di ciò che fanno. Questo ragionamento poteva avere un senso decine di anni fa, quando effettivamente a 14 anni si era ancora dei bambini; tuttavia, in un mondo sempre più veloce, anche i ragazzini hanno raggiunto un livello di “maturità” precoce rispetto ai loro coetanei delle generazioni passate. Questo perbenismo sta generando – più di quanto già non lo fosse – un clima di eterna impunità: dove si è liberi di agire, quantomeno fino alla maggiore età. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Bande di ragazzini sguinzagliati in giro per le nostre città che seminano il terrore, fanno risse, spacciano e alimentano il sentore di insicurezza che larga parte della popolazione, ormai rassegnata, percepisce sulla propria pelle.

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Se la famiglia non è più in grado di educare, se la scuola non è in grado di istruire e se lo Stato si sottrae al dovere supremo di crescere generazioni sane, forti e con dei valori, non possiamo pretendere che, da soli, i ragazzi capiscano quale strada sia quella giusta da seguire. Nel rapporto “Criminalità minorile in Italia 2010 – 2022”, il Ministero dell’Interno ha reso noti gli andamenti sui reati commessi da italiani e stranieri nella fascia 14 – 17 anni.  In questo lasso di tempo, i reati registrati commessi da minori italiani, hanno visto un decremento del 16,13%;  al contrario, si è registrato un aumento vertiginoso del 75,12% dei reati commessi da minori stranieri. Prendendo in considerazione solo l’anno 2022, si registrano i seguenti dati:

Tipologia di reato Italiani Stranieri Totale
Furto 2921 4198 7119
Rapina 1464 1711 3175
Lesioni 1830 1739 3596
Minacce 812 721 1533
Risse 404 553 957
Violenza sessuale 132 159 291

 

Nello stesso anno, le segnalazioni per reati commessi da minori sono state 32.522, di cui 17.032 (52,37%) commessi da stranieri residenti. Dall’analisi dei dati emerge che il numero dei reati commessi da giovanissimi italiani e immigrati è pressoché il medesimo, se non fosse che la popolazione straniera minorenne,  rappresenti circa l’11,2% (ossia 1,3 milioni) sul totale di 10,3 milioni. Questo rapporto estremamente sproporzionato è confermato dalla tendenza registrata negli ultimi 10 anni e culminata con i dati del 2022 dove gli stranieri che rappresentano l’11,2% della popolazione minorenne, influiscono sul 52% dei reati totali commessi in quella fascia d’età.

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I dati non mentono

Pertanto, è necessario prendere coscienza dei fatti per poter porre rimedio a quanto sta accadendo e, per farlo, lo Stato deve agire in direzioni diverse, partendo dalla creazione di un sistema educativo che rivoluzioni quello attuale, ormai risultato completamente inadeguato ai bisogni educativi delle nuove generazioni. La revisione del sistema scolastico deve essere totalizzante, abbandonando il concetto di scuola-azienda la quale si limita a indottrinare un gregge, senza valorizzare le peculiarità e le caratteristiche di ogni individuo. Merito, orgoglio, identità dovrà essere l’ABC della scuola del domani.  L’Italia ha bisogno di crescere uomini e donne che apportino un valore aggiunto alla nazione e non un insieme di inetti.

In secondo luogo, l’Italia, come l’Europa, deve porre fine in modo definitivo alla questione migratoria e della società multiculturale che il globalismo ci ha imposto come modello. Come già ampiamente dimostrato dai fatti, la società multiculturale ha evidenziato i suoi limiti: l’incompatibilità della nostra cultura con quella islamica rappresenta un punto critico insanabile. Due culture estremamente diverse e che storicamente sono sempre state in conflitto tra loro, non possono e non potranno mai convivere pacificamente: una è destinata a prevalere sull’altra. In questo senso, l’invasione alla quale stiamo assistendo, sentenzia che soltanto un solo modello culturale sarà destinato a prevalere. Intervenire diventa d’obbligo in quanto non si tratta più di salvare presunti profughi ma, al contrario, ne va della salvezza dell’Europa come Civiltà millenaria.

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In ultima istanza, la degenerazione perpetrata dall’uso sconsiderato dei social e delle risorse di internet, rappresenta la principale forma di indottrinamento culturale a cui i giovani sono sottoposti. Lo Stato dovrebbe intervenire in maniera preventiva su queste tematiche, prendendo in mano la situazione dell’intrattenimento televisivo, cinematografico, musicale e pornografico dettando linee guida e se necessario, imponendo limitazioni a tutto ciò che possa nuocere al normale sviluppo di un minore. Questi sono i risultati di una società capitalista e ultra progressista, noncurante di quello che è lo sviluppo della persona umana. La degenerazione e lo smembramento dei valori tradizionali, accompagnati da un modello  ultra-liberista, ha fatto sì che lo Stato perdesse il controllo sulle risorse umane della nazione, in nome della “libertà” e dell’autodeterminazione.

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A fronte di ciò che sta accadendo, dovremmo interrogarci se ha senso continuare ad intraprendere questa strada o se è arrivata l’ora di invertire la rotta, soprattutto a fronte del calo demografico e del tasso di natalità sempre più basso. Mai come adesso occorre crescere e formare, fin dalla tenera età, nuove generazioni la cui ambizione sia quella di servire e far crescere la nazione. A patto che, fra 30 anni, si voglia ancora sentir parlare di Italia.