Affrontare la demonizzazione del pensiero unico è possibile: due libri ci spiegano come

Ott 8, 2023

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La costante condanna di tutti i totalitarismi del Novecento, quotidianamente rimarcata con toni emergenziali che hanno del grottesco, serve a celare un fatto evidente: la società postmoderna – fondata sui postulati teorici del liberalismo individualista, sulle tendenze sociali del progressismo apolide e sui dogmi pratici del liberismo selvaggio – deve garantire la propria coesione attraverso dispositivi ideologici sempre più efficaci, la cui natura intrinseca ha una vocazione egemonica, laica nei metodi e puritana nella paranoia, che oltrepassa quella delle esperienze rivoluzionarie dello scorso secolo.

Telegiornali, pubblicità, social network, serie televisive, videogiochi, fumetti, spettacoli sportivi, programmi scolastici e celebrazioni ufficiali: niente si sottrae al martellamento mediatico che ci accompagna dalla culla alla tomba, sostituendo i classici mezzi di coercizione e offrendo alla comunicazione un ruolo più efficace di quello che un tempo era occupato dal “monopolio della violenza”. Come da copione, il rifiuto di questi dogmi laici è spesso ricambiato con l’emarginazione coatta e la censura preventiva: chi non si allinea, sottomettendosi al terrorismo intellettuale dei “buoni”, è immediatamente tacciato di “razzismo”, “omofobia”, “populismo” o “estremismo”.

Che nell’Occidente della “società aperta” e del progressismo eretto a dogma esista un’egemonia strisciante del pensiero unico dominante – spesso spacciato per l’eldorado della libertà e per la più alta conquista del “migliore dei mondi possibili” – non è dunque un sospetto da complottisti, ma una realtà conclamata che constatiamo ogni giorno sulla nostra pelle. Tuttavia, malgrado la consapevolezza dei suoi effetti e la denuncia dei suoi metodi, sono pochissimi i pensatori che si sono realmente posti il problema di affrontare questa gabbia incapacitante: tra questi, senza dubbio, vi è l’intellettuale francese Jean-Yves Le Gallou, che ha firmato due testi esplosivi e destinati a far discutere: “Manuale di lotta contro la demonizzazione” e “La società della propaganda”. Pubblicati in Francia per conto dell’Institut Iliade, questi due tascabili sono stati tradotti e restituiti al pubblico italiano da Passaggio al Bosco Edizioni, che già aveva affrontato il tema dell’egemonia culturale in atto con il capolavoro avanguardista di Francois Bousquet: “Coraggio!”.

Evocando la suggestione di Giovanna d’Arco – condannata per la sua ricerca della libertà – l’autore cerca di offrire una possibilità di riscatto a tutti i demonizzati del nostro tempo: lo studio dei meccanismi che permettono a questo sistema di perpetuare la propria logica livellante, ma anche la strategia operativa per non farsi fagogitare dai suoi Moloch. Si tratta – evidentemente – di due contributi complementari, che si consiglia di lettere in coppia: agili, profondi, accurati e politicamente scorretti, nel solco di una visione del mondo che ha ben chiari i propri orizzonti di senso, identificando senza mezzi termini il proprio centro e le proprie nemesi. Dalle armi della demonizzazione alle tecniche della propaganda di regime, con un’analisi puntuale e certosina, che mette in luce le contraddizioni della narrazione arcobaleno, la follia degenerativa dell’ormai nota “finestra di Overtone”, dalla furia iconoclasta della cancel culture alla violenza intrinseca del pensiero woke, passando per i capisaldi del pensiero gender-fluid, per la pressione medico-scientifica che ha accompagnato la pandemia, per la vasta gamma di tabù imposti e per le molteplici e devastanti armi della demonizzazione perpetua: una fotografia nitida e preoccupante del nostro tempo, che però non si lascia andare alla rassegnazione fatalista del “tutto è perduto”.

Assolutamente propositivo, infatti, è il messaggio che resta impresso al lettore: un invito – corroborato da dati e suggerimenti pratici – a smascherare i censori ed accusare gli accusatori, ma anche un monito alla creazione di un nuovo ordine interiore, alieno alla colpevolizzazione permanente e pronto a dare corpo ad una tenuta che possa permettere di “vivere da europei”, riscoprendo la lunga memoria dei nostri popoli e ritrovando, in se stessi e nelle proprie comunità di appartenenza, le virtù di una più nobile etica dell’onore.

Saranno questi elementi, coltivati nel profondo e trasferiti nell’azione, ad offrirci la forza del confronto, anche quando il suo esito sembra già scritto: vivere altrimenti, infischiandosene delle consuetudini sociali ed obbedendo al proprio codice etico, significa smetterla di temere gli epiteti degli avversari. Farsene carico, con orgoglio, arrivando addirittura a rivendicarli. Essi, del resto, sono una medaglia al valore. Perché la demonizzazione operata da questo gulag mentale si combatte – anzitutto – con tre atteggiamenti: l’indifferenza, l’ironia e il disprezzo. Soprattutto il disprezzo.

 

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