L’identità come forma di “guerra” contro l’indefinito dello sradicamento

Mar 12, 2024

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La capacità di riconoscere e definire i princìpi di un elemento è possibilità di partecipazione creativa nello stesso. L’identità è il prodotto di tale azione e allo stesso tempo il soggetto. Ossia, è attività di riconoscimento, fenomenologia attuativa e realtà conoscibile.

La primaria azione definitoria determina tutto il cammino e i suoi sviluppi. Ne viene che riuscire a comprendere i princìpi dell’identità in quanto tale, ossia porsi come questione primaria che cosa sia l’identità, e quindi da dove questo processo scaturisca e trovi – o non trovi – origine, come si formi e di quali elementi necessiti, corrisponde a definire la possibilità creativa delle configurazioni identitarie umane.

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Nel mondo in cui viviamo possiamo notare la tendenza ad una rianalisi basale nel campo del vivere umano, organizzato e non solo, volta ad una sua ridiscussione e ridefinizione radicale. Questo meccanismo conduce ad una sorta di assoluta volubilità, una libertà modellatrice che concepisce nuove rappresentazioni sulla base della decostruzione sistematica di un dato elemento ritenuto ostacolante. La tendenza, solo all’apparenza opposta, è quella dell’attaccamento alle forme del già compiuto come valore in sé. Basti pensare, per esempio, al concetto di nazione.

L’opposizione è appunto solo apparente, perché in realtà – nonostante si celi dietro il sentimentalismo o uno sfondo valoriale – il distacco che la sostanzia è il medesimo dell’altra tendenza: tanto la vagante costruzione di nuovi assiomi che rispondono ad esigenze autonome o estranee al campo in cui si agitano tanto la pretesa di farsi scudo con qualche cosa in cui si riconosce l’unica dignità di dover continuare ad esistere in quanto ”è sempre stata”, sono il frutto dell’inautenticità.

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Non sono altro che visioni esterne, che non penetrano mai il vero centro: gli sfugge completamente l’elemento primario, confondono le maschere con l’identità, che conoscono solo di nome. La grande differenza sta nell’incommensurabile diversità del processo, nella grande opera che richiede, nella grandezza del compito che l’identità chiama a sé.

Quell’indagine a priori su di essa ci porta infatti a scovare non un dato, tanto meno un modello sempre nuovo, non un susseguirsi di fatti storici ma delle forze e degli uomini ad affermarle: l’Identità è bollettino di guerra dello spirito. Quella guerra che internamente si scatena per la configurazione dello schieramento e che agisce per affermarsi all’esterno modificandosi nuovamente. Tutta la storia è il campo di battaglia dell’identità che si afferma e che conosce il diritto del sacrificio, mai quello del piagnisteo. Chi appartiene alla patria antica dovrà ritrovarne le fondamenta per caricare sulle sue spalle la sacra memoria pronto a solcare il mare del tempo, ingaggiando la lotta che porterà allo splendore delle nuove colonne. E’ una nuova autenticità a porsi qui ineludibile, una assunzione totale che non si fermi alle forme, in sintesi che faccia la guerra.

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Giorgio Locchi

E’ necessario riemettere al centro il soggetto, inteso come soggetto storico, come uomo nel tempo, per poter concepire una nuova azione, il suo rapporto con ciò che è stato, è e sarà, ossia di un soggetto si faccia padrone del processo, riconoscendo in sé le forze e dominandole nella nuova affermazione creativa. Rigenerando ciò che autenticamente è identità. Giorgio Locchi, con la sua concezione del tempo tridimensionale, ci pone direttamente di fronte a questo grande compito, che traduca <<memoria – azione – progetto>> in una nuova prassi totale in cui la via identitaria diviene grande spartiacque della storia. E’ tempo per la guerra.