Il discorso del National Party a Casaggì: “Perseveriamo per la nostra Europa”.

Mar 19, 2024

Tempo di lettura: 6 min.

A nome mio e di tutti i militanti del National Party, voglio prima di tutto esprimere a Casaggì la mia, la nostra gratitudine di cuore per l’opportunità di essere qui, stasera, a parlarvi. Siamo davvero commossi per il calore della vostra ospitalità, e speriamo senz’altro di potervi adeguatamente ripagare in futuro.

Ci è stato chiesto, per venire incontro anche a chi non è fluente in inglese, di fornire in anticipo una copia scritta del mio discorso per consentirne la traduzione in lingua italiana. Beh, pur non volendomi concentrare quest’oggi in via esclusiva su tematiche linguistiche, questa “barriera” mi fornisce uno spunto interessante da cui iniziare.

Se anche qualcuno qui, oggi, non dovesse riuscire a capirmi se non leggendo su un foglio la versione italiana di ciò che dico, non avrebbe assolutamente nulla di cui vergognarsi. Anzi, credo che riuscire a vivere la quotidianità facendo uso solamente del proprio idioma nativo sia un’orgogliosa dimostrazione della forza e della risolutezza del popolo italiano e della sua cultura.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 10 persone, persone che studiano, folla e testo

Tutto ciò potrà forse sembrarvi scontato, visto che la lingua italiana, che io sappia, non è mai stata a rischio di estinguersi. Noi però, come nazionalisti irlandesi, siamo purtroppo costretti a convivere ogni giorno con la triste prospettiva di vedere i tratti cruciali della nostra cultura nazionale perdersi e scomparire, e sappiamo quindi particolarmente bene quanto pericoloso sia per i popoli europei il processo di anglicizzazione a cui vanno incontro.

Ci tengo a specificare che la mia opposizione al conformismo anglofono non è frutto solamente dei torti storici e politici che il nostro popolo ha subito. Forse lo è in parte, sì, ma non in tutto. Nel diciannovesimo secolo, il nazionalista irlandese Thomas Davis centrò il punto della questione in modo efficacissimo: “Un popolo privato di un suo idioma è un popolo dimezzato, e una Nazione dovrebbe tutelare la lingua ancor più delle terre, poiché questa rappresenta un confine più solido e importante persino di monti e fiumi”.

Come molti di voi senz’altro sapranno, il gaelico è sopravvissuto sulle labbra degli irlandesi per centinaia d’anni di dominio inglese, per poi – ahimé – soccombere nel corso del diciottesimo e diciannovesimo secolo. Se, nonostante ciò, il gaelico fortunatamente vive e resiste ancora oggi, non possiamo non constatare quanto male abbia fatto all’Irlanda diventare un Paese essenzialmente anglofono in un mondo a sua volta anglofono e globalizzato.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: una cultura menomata, un pensiero debole e una totale arrendevolezza della comunità nazionale a idee che le sono estranee. Tratti, questi, che hanno portato a snobbare e reprimere il nazionalismo in quanto ideologia retrograda e anacronistica.

Thomas Davis e i suoi erano descritti dai loro oppositori come “giovani irlandesi”, in riferimento a Giuseppe Mazzini e alla sua Giovane Italia. A Davis, dobbiamo un motto molto caro agli irlandesi di ogni generazione, sino ad oggi: “Tír gan teanga, tír gan anam” (“Una Nazione senza una lingua è una Nazione senza un’anima”).

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 8 persone, folla e testo

Potrei citare molti altri esempi, specialmente dalla nostra Irlanda, in cui, verosimilmente come risposta al tragico declino della lingua e della cultura autoctone, un approccio culturale al nazionalismo è sempre stato molto forte, ma non mi dilungherò oltre. Mi limito a sottolineare ancora come la lingua costituisca il mezzo principe per una comunità nazionale di riconoscersi ed esprimersi come popolo, e perderla rappresenta una tragedia che ogni Nazione europea, nei suoi confini, dovrebbe in ogni modo cercare di scongiurare.

Quindi, camerati italiani… ostinatevi a parlare italiano, e siate fieri della lingua che i vostri Padri vi hanno lasciato.

I nostri idiomi, separati e distinti, ci qualificano e ci distinguono come popoli nel medesimo ambito europeo. Siamo simili, ma non siamo uguali e intercambiabili. I problemi che il nostro tempo presenta a tutti noi non sono gli stessi, ma in quanto nazionalisti europei, tali problemi comunque si somigliano.

Intorno a noi, infatti, la medesima degenerazione culturale, il medesimo edonismo imperante, la medesima crisi dei valori tradizionali. Il successo economico dell’Europa Occidentale ci avrà pure resi materialmente più ricchi, ma una simile abbondanza è stata completamente vanificata dalla bancarotta morale a cui ci siamo abbandonati, che si è fra le altre cose tradotta nelle vittorie elettorali di governi privi di spina dorsale, capaci solo di prostrarsi al volere dei mercati.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, folla e testo

Sfortunatamente per le nostre Nazioni, l’amor patrio nuoce agli affari. I confini sono ingombri spiacevoli per il grande Capitale transnazionale. Ecco perché l’immigrazione di massa nelle nostre terre viene così fortemente incoraggiata, e vanta promotori tanto potenti. L’immigrazione di massa ci riversa addosso orde di nuovi schiavi utilissimi ad abbattere le prospettive lavorative degli autoctoni, con l’aggravante di ridurre interi Paesi a mere zone economiche culturalmente omogeneizzate, dall’identità fatalmente indebolita.

Chi si ostina a adorare il vitello d’oro del profitto a ogni costo, dovrebbe ricordarsi che il progresso infinito è lo schema vitale della cellula tumorale.

Sono anni e anni ormai che ci tocca confrontarci con le politiche migratorie open border e le loro nefaste conseguenze. Fra queste, vogliamo senz’altro menzionare la trasformazione di intere città in banlieue multirazziali, e il dilagare della criminalità, tanto in quantità quanto in gravità. L’agonia delle nostre società va di pari passo con l’immigrazionismo, e molti dei guai che affliggono le nostre Nazioni non potranno essere risolti con successo finché le frontiere rimarranno aperte.

Siamo sotto attacco dall’esterno e dall’interno, e i nostri nemici paiono godere di risorse pressoché infinite. Dobbiamo dedurne che la situazione sia irrimediabilmente compromessa?

Beh, credo fermamente che le forze globaliste stiano commettendo lo stesso errore già commesso dal comunismo loro parente: trascurare la natura umana. Il nostro tribalismo, il nostro desiderio innato di riconoscerci in una visione più grande e alta, e di percepire i nostri popoli non come mere unità economche, bensì come stirpi distinte foriere di un’identità specifica.

I globalisti pensano di poter comprare il nostro silenzio, e sottometterci a forza di minacce. Si sbagliano di grosso.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone e testo

I miei camerati qui presenti e io stesso abbiamo viaggiato in mezza Europa, incontrandoci con finlandesi, polacchi, ungheresi, tedeschi, olandesi, e ora italiani. Ogni volta, abbiamo avuto l’onore di conoscere eccellenti comunità di patrioti, che ogni giorno si sacrificano e lavorano sodo per liberare la loro Nazione dal giogo della tirannide globalista e salvaguardarne la prosperità.

Differenti Nazioni, storicamente e culturalmente uniche, differenti approcci, intuizioni, strategie, un unico obbiettivo, comune a tutti gli identitari d’Europa: salvare la propria Patria dal baratro della catastrofe. Come nazionalisti irlandesi, non spetta a noi insegnare a voi come difendere l’Italia, né sarà colpa di Casaggì sé l’Irlanda non tornerà alle sue radici. Tuttavia, nella lotta contro la piovra globalista, ci ergiamo fianco a fianco, ognuno con le sue battaglie, ma idealmente insieme.

Secondo noi del National Party, la crisi che attanaglia l’Europa può essere anche un’opportunità. Un’opportunità che la causa identitaria, talvolta troppo distratta o assopita dinanzi al passaggio della Storia, può avere per tornare a crescere e fiorire. Se i nostri nemici si irrobustiscono, lo stesso si può dire dei sentimenti radicali che sembrano animare i popoli autoctoni. In tutta Europa, il nazionalismo si accinge a essere una marea, una marea continuamente crescente destinata a condurci alla vittoria.

National Party - Wikidata

Le sfide che ci attendono fanno paura, e talvolta anche in noi potrebbe attecchire l’idea che sì, il compito a cui ci siamo votati – salvare la Patria – sia troppo arduo per le nostre forze. In fondo, è del tutto comprensibile.

Che si parli – come nel nostro caso – di un partito che aspira a una maggioranza parlamentare, o di una realtà militante più specificatamente culturale e metapolitica come Casaggì, i nostri, i vostri membri saranno sempre una minoranza su scala nazionale. Tuttavia, è vitale non scordarsi che i grandi cambiamenti ben di rado sono figli di vaste maggioranze assuefatte, ma, al contrario, quasi sempre scaturiscono dalla passione di avanguardie minoritarie attive e organizzate.

Nelle parole di Padraig Pearse, grande patriota irlandese e leader della Rivolta di Pasqua del 1916: “Molti si schierano con il Male, pochi con il Bene; alla fine, sono i pochi a vincere. Le forze di Dio combattono a ranghi ridotti.”

C’è onore nella lotta. Perseverate nella buona battaglia.

Go raibh mile maith agaibh as ucht éisteach liom, ar dheis ar aghaidh, agus go sábhála Dia Éire agus an Iodáil! (Grazie per l’attenzione! Avanti a destra, e che Dio salvi l’Irlanda e l’Italia!)

What is the radical right in Ireland (and where is it heading)? - C-REX -  Center for Research on Extremism

Autore :