Stile, bellezza dell’Oltreuomo nietzschiano

Nov 1, 2024

Tempo di lettura: 4 min.

«Orgoglio, pathos della distanza, la grande responsabilità, la tracotanza, la splendida animalità, gli istinti di guerra e di conquista, la divinizzazione della passione, della vendetta, dell’astuzia, della collera, della voluttà, dell’avventura, della conoscenza» e ancora, «bellezza, saggezza, potere, splendore e pericolosità del tipo uomo»[1].

Friedrich Nietzsche: superuomo ed eterno ritorno

Sono queste le caratteristiche essenziali che il filosofo “con il martello” attribuisce all’individuo “nobile” (perché aderente al “nobile ideale”), contraddistinto dalla potenza, dalla forza, dall’istintività e dal quale si origina una peculiare volontà, una attitudine interiore, un atteggiamento nei confronti della vita che caratterizza questo nuovo tipo umano. Ecco l’Oltreuomo capace di balzare al di là della decadenza per erigersi al di sopra della massa, degli «uomini dell’accozzaglia»[2], dei cosiddetti “Ciandala”, ovvero coloro che nel codice di Manu appartengono alla categoria dei fuori-casta.

Nietzsche sferra i suoi attacchi mortali contro il cristianesimo, la democrazia e il socialismo, ovvero quei sistemi di pensiero, di valori a cui l’umanità più debole, servile, miserabile si aggrappa per trovare forza, consolazione, speranza: egli invece non crede assolutamente alla salvezza, al progresso né a qualsiasi visione teleologica della storia e ritiene che lo «scopo dell’umanità» non può «trovarsi alla fine, ma solo nei suoi più alti esemplari»[3].

Nietzsche Illustrazioni, Vettoriali E Clipart Stock – (70 Illustrazioni Stock)

Egli, in particolare, intravede nel cristianesimo la causa della «trasvalutazione di tutti i valori ariani» vi scorge la «vittoria dei valori dei Ciandala» ovvero la «rivolta totale di tutti i calpestati, i miserabili, i malriusciti, i malridotti»[4]. Allo stesso modo si scaglia contro tutti i propugnatori delle idee democratiche ed umanitarie: nella democrazia e nell’idea socialista, così come nel cristianesimo, egli scorge tutto ciò che più è estraneo alla vita e alla grandezza.

La sua avversione si rivolge soprattutto verso il socialismo, da lui considerato il movimento di raccolta dei “troppi”, dei “Ciandala”, la cui «morale dell’animale gregario» ha come unico scopo «la generale, verde felicità del pascolo in terra» e «la felicità, la non pericolosità, il gusto e la leggerezza di vivere»[5].

Attraverso la disintegrazione di tutti i valori, di ogni morale, di ogni certezza Nietzsche sottopone l’umanità alla sua definitiva “prova del fuoco”: perché soltanto di fronte all’abisso dell’esistenza, così tragica, misteriosa, terribile, soltanto chi dice “SI” alla vita, chi la accoglie nella sua autentica immensità, evita di soccombere ritrovando in sé stesso un senso, affrontando il divenire con consapevolezza, dignità, temerarietà. È il superuomo, che il filosofo descrive come il «tipo estremamente ben riuscito» in «contrapposizione all’uomo “moderno”, all’uomo “buono”, ai cristiani ed ai nichilisti»[6]. Un tipo umano magnifico, splendido non solo nella sua elevatezza spirituale ma anche nella sua bellezza fisica, a cui guardare con «uno sguardo rivolto a qualche cosa di perfetto, di compiutamente riuscito, di beato, di possente, di trionfante»[7] perché «è una follia […] credere di portare in giro una bell’anima in uno sgorbio di cadavere»[8].

What exactly is Nietzsche's übermensch? - Quora

Nietzsche non si preoccupa di delineare i tratti fondamentali che ci permettano di ricostruire visivamente l’immagine del superuomo. D’ altro canto, possiamo riscontrare in lui un profondo apprezzamento della scultura classica dell’antica Grecia. Egli viene catturato dall’ «incantevole struttura fisica degli esseri soprannaturali», dalla magnificenza di questi uomini di pietra che gli appaiono come «splendide figure delle divinità»[9]. Ammira il vigore di questi corpi, dai quali l’energia, la volontà, la potenza si sprigionano radiosamente attraverso i muscoli, i nervi la pelle.

nella loro solitaria ed eterna bellezza, che si irradia nel mondo incurante di tutto ciò che vi è di infimo, piccolo e caduco, il filosofo ha forse creduto di scorgere quell’ «egoismo salutare e sano, che sgorga da un’anima possente: da un’anima possente, cui appartiene un corpo elevato, bello, vittorioso, confortevole attorno al quale ogni cosa diventa uno specchio»[10].

 

[1] Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888 («Opere di Friedrich Nietzsche», ed. diretta da G. Colli e M. Montinari, volume VIII, tomo 2), trad. di Sossio Giametta, Adelphi, Milano 1979 (2° ed.), pp. 362-63
[2] Id, Crepuscolo degli idoli. Ovvero come si filosofa con il martello, trad. di Ferruccio Masini, nota introduttiva di Mazzino Montinari, Adelphi, Milano 2007, 10° ed., pp. 68-7
[3] Id, Considerazioni inattuali («Schopenhauer come educatore»), trad. di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, con un saggio di Giuliano Baioni, Einaudi, Torino 1981, p. 145
[4] Id, Crepuscolo degli idoli. Ovvero come si filosofa con il martello, pp. 68-70
[5] Id, Frammenti postumi 1887-1888, pp. 59-60
[6] Id, Ecce homo. Come si diventa ciò che si è, a c. di Roberto Calasso, Adelphi, Milano 2011 (14° ed.), p. 57
[7] Id, Genealogia della morale. Uno scritto polemico, trad. di Ferruccio Masini, Adelphi, Milano 1984, p. 33
[8] Id, Frammenti postumi 1887-1888, p. 361
[9] id, La nascita della tragedia, a c. di Vivetta Vivarelli, Einaudi, Torino 2008, pp. 40 e 42
[10] Id, Così parlò Zarathustra, trad. it. di Mazzino Montinari, Adelphi, Milano 1979, (5° ed.), p. 34-36

Autore :