«Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale». A sostenerlo è stato, nei mesi scorsi, Papa Bergoglio. Non è una voce isolata. Dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, molti analisti paventano con preoccupazione la possibilità dello scoppio di una nuova guerra mondiale, aggravata dalla presenza di armi atomiche. L’evoluzione delle guerre in Ucraina e Medio Oriente può far pensare che già siamo all’interno della terza guerra mondiale. Se ci pensiamo la categorizzazione di “guerre mondiali”, con tanto di numerazione, furono definite così dagli storici i quali, solo alla fine dei conflitti, ne studiarono le cause, le dinamiche e gli effetti. Potremmo, quindi, essere entrati in questa fase senza neanche essercene accorti in occidente perché non ancora coinvolti direttamente (apparentemente).
Come scoppia una “guerra mondiale”
Proviamo a capire cos’è una guerra mondiale e come inizia. Possiamo definirla come un insieme di conflitti su scala mondiale, caratterizzati da sistemi di alleanze tra Stati che ne amplificano l’intensità. Elementi essenziali per lo scoppio di una guerra mondiale sono: un casus belli (spesso sottovalutato dai protagonisti), un intreccio di alleanze internazionali che si attivano in base a determinati trattati. Gli Stati approfittano di tale contesto per perseguire obiettivi geopolitici covati per decenni.
La situazione in Ucraina
La vittoria di Trump può fermare il conflitto ma, per volere soprattutto dei guerrafondai democratici, assistiamo ad una pericolosa escalation da entrambi i lati. I russi vogliono conquistare altro terreno prima dei negoziati mentre gli ucraini ora possono usare i missili a lunga gittata, per colpire il territorio russo, forniti dalla Nato. Chiariamo meglio: significa che armi Nato possono attaccare la Russia e non a caso quest’ultima paventa sempre di più l’uso delle armi atomiche per la sua difesa.
Si allarga la guerra in Medio Oriente
Al di là di come la si pensi sulla questione israelo-palestinese, è innegabile che la guerra scatenata dallo Stato d’Israele non sia soltanto una risposta al terribile attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Siamo di fronte ad una guerra di dimensioni regionali che Israele sta conducendo contro i suoi nemici storici. Un regolamento di conti, forse definitivo, di un conflitto che dura da quasi 80 anni. Guerra per affermare il suo dominio su tutta l’area e allargare i suoi confini aggiungendo territori, già progressivamente occupati illegittimamente dai coloni ebrei. Prima la devastazione della Striscia di Gaza, ormai cumulo di macerie e carcere a cielo aperto dove ogni giorno si assiste alla mattanza di un intero popolo. Altre operazioni militari, seppur minori, sono in corso in Cisgiordania in appoggio ai coloni.
Poi l’attacco al Libano in spregio al diritto internazionale. Con la scusa di colpire Hezbollah, Israele sta facendo piazza pulita nel sud del Libano senza alcun rispetto delle risoluzioni ONU e dei caschi blu presenti sul terreno. Operazioni che stanno rafforzando Israele nella regione altamente strategica vicino alle Alture del Golan (anche queste occupate illegittimamente). Lo scambio di missili con l’Iran (seppur irrilevanti da entrambe le parti) sono un’altra pericolosa tappa della guerra in Medio Oriente. Questo è il Medio Oriente tra guerra e caos.
La caduta della Siria, il nuovo terreno della guerra globale
Ma ancora più caos c’è in Siria. Per ben 13 anni una spaventosa guerra civile l’ha devastata. Sulla scia delle “primavere arabe”, stati stranieri (Usa, Arabia Saudita, Turchia e Israele) per interessi diversi hanno orchestrato la rivolta e armato ogni tipo di milizia. Una classica guerra per procura. Con alterne vicende, negli ultimi anni l’esercito regolare siriano controllava buona parte del territorio. Al carissimo prezzo di circa centomila giovani siriani caduti eroicamente sui campi di battaglia. Nel giro degli ultimi 15 giorni una rivolta è riuscita, inaspettatamente, a far cadere il governo legittimo guidato da Assad. Come è potuto succedere? Molti analisti affermano che la guerra condotta da Israele contro Hezbollah (alleati della Siria) e l’impegno russo in Ucraina abbia reso Assad ed il suo esercito debole ed incapace di reagire. Certamente vero ma troppo semplicistica come analisi. Forse è troppo presto per capire cosa è realmente successo. Appare impossibile un crollo militare (senza bagno di sangue) così repentino del regime che sembra invece essere collassato dall’interno. La caduta di Assad è per la Russia e l’Iran una sconfitta geopolitica di grandi dimensioni.
In Siria è la fine del potere del partito arabo Baʿth, laico e socialista, al posto del quale può instaurarsi un regime islamista nel solco dell’Afghanistan talebano. La Siria è, mentre scrivo questo articolo, occupata da diversi eserciti e milizie locali e stranieri. Una riproduzione delle alleanze che si contrappongono sul piano mondiale.
Il groviglio di alleanze internazionali
Attenzione al sistema di alleanze sul piano globale. In Medio Oriente abbiamo già visto le due aggregazioni contrapposte: da un lato Israele e la Nato (con un atteggiamento ambiguo della Turchia) e dall’altro l’Iran e tutte le forze sciite della regione (meno la Siria caduta pochi giorni fa) con il sostegno della Russia. Spettatore l’Arabia Saudita che spera nel crollo dell’Iran nel quadro dello scontro dentro l’Islam tra sunniti e sciiti.
Sul terreno siriano abbiamo: le forze jihadiste sunnite, le milizie filo-turche contrapposte ai curdi dell’YPG, i russi che mantengono le loro basi militari, gli israeliani che hanno occupato illegalmente (con protesta dell’ONU) un’altra zona cuscinetto delle Alture del Golan, gli aerei americani in volo sempre pronti a bombardare. E cosa faranno Iran ed Hezbollah dopo la cocente sconfitta? La Siria è una polveriera pronta a (ri)esplodere come già successo in Libia e Iraq. Nella guerra russo-ucraina si riproducono in sostanza le stesse alleanze. L’Iran fornisce armi alla Russia, in particolare i potenti droni d’attacco Shahed. La vicina Bielorussia, stato satellite della Russia, già sostiene l’offensiva di Putin e più volte ha minacciato un coinvolgimento diretto di truppe sul campo. In più la Russia sta beneficiando dell’invio di circa 10.000 soldati nordcoreani al fronte.
A proposito di Corea del Nord: inutile ricordare il conflitto latente, sempre pronto ad esplodere, con la Corea del Sud e le tensioni con il Giappone (entrambe nazioni protette dagli Usa). La Cina sta aiutando economicamente la Russia e la sua guerra. Questo ha creato rapporti sempre più tesi con UE ed Usa. Ed in questo contesto continua il minaccioso accerchiamento delle navi cinesi attorno a Taiwan. La Cina potrebbe approfittare del caos internazionale per sferrare l’attacco da sempre annunciato. Con il sostegno ovviamente di Mosca. Ed in questo caso cosa faranno gli Usa da sempre schierati con Taiwan? Uno scontro diretto con la Cina?
Una minaccia concreta e la nuova belle époque
Il quadro descritto può indicarci che siamo già dentro un conflitto di portata mondiale, nel quale anche molti Stati senza forze armate sul campo sono coinvolte con l’invio di armi, sostegno strategico ed economico. L’Italia è uno di questi. All’orizzonte, molto vicino, vediamo due grandi alleanze internazionali che già si fronteggiano: da un lato la Nato insieme ad Israele, dall’altro Russia, Cina, Iran, Corea del Nord. Sembra la prosecuzione della guerra fredda. E se ancora non siamo nella terza guerra mondiale la possibilità che essa scoppi, da un momento all’altro, appare concreta. C’è un’inquietante somiglianza tra questo periodo e quello precedente all’inizio della prima guerra mondiale. Comunemente chiamata “belle époque”, si indica quel periodo caratterizzato da una vita spensierata e gaia. La borghesia europea si divertiva ignara di quanto stava per succedere all’indomani dell’attentato di Sarajevo. Ben presto i suoi giovani si trovarono nel fango delle trincee di tutta Europa. Il mondo occidentale (soprattutto i politici, le élite economiche e culturali) sembra non curarsi degli eventi bellici degli ultimi due anni. La vita scorre normalmente. Ma la guerra non è uscita dalla storia. E forse bisognerebbe studiare di più la storia per leggere il presente ed immaginare il futuro.