“Oltre la linea”, tra Martin Heidegger ed Ernst Jünger

Giu 17, 2024

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Settantaquattro anni fa Martin Heidegger compiva sessanta anni, l’anno seguente (1950) Ernst Jünger mise sotto i riflettori culturali, ed a disposizione dei suoi lettori l’opera dal titolo “Oltre la linea”. Il nichilismo, introdotto dal pensiero di Nietzsche, dopo essere stato letto, studiato, assimilato ed in molti casi vissuto ed interpretato in modo esistenziale, veniva “oltrepassato”. Dopo che la storia ha “riempito di sostanza, di vita vissuta, di azioni e di dolori” i profondi pensieri di Nietzsche, Jünger si chiedeva in questo saggio, che rimane uno dei suoi testi essenziali, se è possibile “l’attraversamento della linea, il passaggio del punto zero” che è segnato dalla parola niente. E precisa: “Chi non ha sperimentato su di sé l’enorme potenza del niente e non ne ha subìto la tentazione conosce ben poco la nostra epoca”.

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Nel 1955, Martin Heidegger inviò a Jünger un suo saggio di dialogo e risposta, un testo che è anch’esso essenziale, come per Jünger, nella sua opera: “La questione dell’essere”. Questi scritti si presentano, ancora oggi come a quel tempo, in qualità di dialogo e ri-flessione, dove si manifestano ad un tempo la differenziazione e la similitudine: una duplice attestazione e certificazione, in modalità di risposta, a quel fantasma che Nietzsche definì “il più inquietante fra tutti gli ospiti”: il nichilismo.

Ernst Jünger nacque ad Heidelberg nel 1895. Fu volontario nel primo conflitto mondiale, idealizzò la guerra come prova di coraggio e presa di coscienza di ignoti e metafisici piani psichici, nel diario di guerra Tempeste d’acciaio (In Stahlgewittern, 1920), nei racconti di Fuoco e sangue (Feuer und Blut, 1925) e Ludi africani (Afrikanische Spiele, 1936), nei saggi La lotta come esperienza interiore (Der Kampf als inneres Erlebnis, 1922) e Il cuore avventuroso (Das abenteuerliche Herz, raccolti nel 1929). Nel saggio “L’operaio” (Der Arbeiter, 1932) si oppose al romanticismo politico e identificò nel lavoratore-soldato il rappresentante dell’epoca moderna, che ha distrutto in sé ogni individualità. “Sulle scogliere di marmo” (Auf den Marmorklippen, 1939) descrive il suo distacco e la sua avversione verso la manifestazione fenomenica nazista. Condannò l’attacco alla Francia nel diario Giardini e strade (Gärten und Strassen, 1942), che venne censurato dal regime hitleriano.

La pace dello scrittore-soldato Ernst Jünger - Il Pensiero Storico. Rivista  internazionale di storia delle idee

Segnaliamo ancora il diario della seconda guerra mondiale “Irradiazioni” (Strahlungen, 1949), i romanzi allegorici “Heliopolis” (1949), “Le api di vetro” (Gläserne Bienen, 1957), e i saggi: “Cacce sottili” (Subtile Jagden, 1967) e “Numeri e Dei”. Filemone e Bauci (Philemon und Baucis, 1973). Inoltre Il racconto Il problema di Aladino (Aladins Problem, 1983), il poliziesco Un incontro pericoloso (Eine gefährliche Begegnung 1985), l’autobiografico “Due volte la cometa” (Zwei Mal Halley, 1987, il cui titolo allude al fatto di aver visto due volte nella propria vita, 1910 e 1986, la cometa di Halley) e con il volume “Le forbici” (Die Schere, 1990).

La prosa di Jünger, chiara, fredda e realistica opera la trasfigurazione della realtà in metafora. Martin Heidegger, probabilmente il maggiore esponente dell’esistenzialismo, è uno dei filosofi contemporanei, allo stesso tempo, più “alti” e “profondi” della storia del pensiero nella società occidentale. Di famiglia cattolica studia teologia a Friburgo. In seguito si allontana dal cattolicesimo in qualità di assistente di Edmund Husserl, nel 1928 gli succede in cattedra; a lui Heidegger, l’anno prima, ha dedicato “Essere e tempo”. “Che cos’è la metafisica” e il saggio “Kant e il problema della metafisica” compongono la prima parte del ragionamento heideggeriano, incentrata al problema dell’essere e della sua natura. Nella primavera del 1933 viene nominato rettore dell’Università di Friburgo, aderendo subito dopo al nazionalsocialismo. Si tratta di un periodo, ancora oggi, estremamente controverso della vita e del pensiero del filosofo. Si dimette dal rettorato nel 1934 per proseguire l’attività di ricerca e dedicarsi ai corsi universitari (soprattutto quelli su Nietzsche, tra il 1936 e il 1940, editi nel 1961).

Oltre la linea.

Sono di questi anni gli scritti: “L’introduzione alla metafisica”, “L’origine dell’opera d’arte” (1935), la conferenza a Roma intitolata “Hölderlin e l’essenza della poesia” (1936) e la “La dottrina platonica della verità” (1942). Posteriore alla seconda guerra mondiale è “Lettera sull’umanismo” (1946), che riprende e rinvigorisce la riflessione intorno a “Essere e tempo”. Negli anni cinquanta vengono pubblicati gli scritti: “La questione della tecnica” e i “Sentieri interrotti”. Negli ultimi anni si ritira in una baita nella Foresta Nera, spegnendosi nel 1976.