Negli ultimi decenni, come sappiamo, il progressismo ha guadagnato terreno in diversi ambiti della società: dalla politica all’educazione, dai media alle istituzioni culturali. Al centro di questa visione del mondo si trova un ideale ben preciso: l’egualitarismo. Tuttavia, sotto il manto di questo mito egualitario che accomuna le forze egemoni della nostra epoca, dalla Chiesa alle liberaldemocrazie, si nasconde una tendenza sempre più pervasiva e radicale: la dissoluzione di tutte le identità. Uno degli obiettivi è quello di abbattere le “vecchie” categorie considerate oppressive: maschio e femmina, credente e non credente, bianco e non bianco. Questo progetto si concretizza attraverso una fluidificazione delle identità sessuali, con l’idea che il genere sia una costruzione sociale da superare. L’attacco alle tradizioni spirituali, viste come retaggi di un passato patriarcale e repressivo e la delegittimazione delle etnie, considerate come strumenti di esclusione e discriminazione.
Oltre il mito egualitario: difendere le identità, tra Tradizione e Futurismo
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In questo scenario, l’identità non è più un valore, ma un ostacolo da superare in nome di un futuro omogeneo, dove le differenze vengono annullate in un unico soggetto indefinito. La diversità, che dovrebbe essere una risorsa, viene paradossalmente cancellata nel nome dell’inclusione. Di fronte a questa deriva, è emersa una reazione conservatrice che cerca di opporsi a questa disgregazione dei valori tradizionali. Tuttavia, questa risposta è spesso caratterizzata da una semplice difesa dello status quo, priva di una visione realmente innovativa. La nostalgia per un passato idealizzato e la paura del cambiamento si traducono in atteggiamenti reazionari, che finiscono per essere facilmente attaccati. Questa reazione, seppur comprensibile, non è sufficiente. Non basta difendere il passato: occorre costruire una visione del mondo alternativa, capace di rispondere alle sfide del presente senza cedere al nichilismo egualitario.
La vera risposta al progressismo non è, infatti, il ritorno a ciò che è stato, ma l’avanzamento verso una visione futurista e identitaria, tra il rispetto per le radici e la volontà di cavalcare l’avvenire con coraggio e temerarietà. Una concezione del mondo alternativa, che si riconosca nei valori tradizionali ma che, come diceva Dominque Venner: «non è il passato, ma è ciò che non passa e che ritorna sempre sotto forme diverse».
Autore : Pierpaolo Cicciarella