Qual è stato il più grande naufragio della storia? Di primo acchito verrebbe da pensare al Titanic e a quella notte maledetta del 14 aprile 1912 in cui nelle gelide acque dell’Atlantico settentrionale affondarono (assieme a tante vite umane) le illusioni del progresso e i miti della belle époque. Invece il triste e macabro primato non spetta al Titanic, bensì alla Wilhelm Gustloff. Di cosa parliamo? Intitolata a Wilhlelm Gustloff, fondatore del partito nazionalsocialista elvetico assassinato dallo studente ebreo David Frankfurt a Davos nel 1937, la motonave aveva una stazza di 25.484 tonnellate e apparteneva alla DAF (Deutsche arbreitsfront). Da nave da crociera simbolo della propaganda nazionalsocialista, l’imbarcazione – con lo scoppio del conflitto – si trasformò rapidamente in nave ospedale ed in nave caserma. Nel primo ruolo participò prima alla campagna polacca a largo di Danzica nell’inverno 1939, nel secondo all’invasione della Norvegia dal maggio al luglio del 1940.
Agli inizi del 1945, quando le sorti della guerra apparivano ormai segnate per i tedeschi, la Wilhelm Gusstloff divenne una nave caserma e fu coinvolta nella cosiddetta “operazione Annibale”, ossia il soccorso ai tedeschi che, di fronte all’avanzare dell’Armata Rossa, fuggivano dalla Prussia orientale (un territorio che, dai tempi dei cavalieri teutonici, apparteneva loro). La capacità di carico della nave era di 1882 persone (equipaggio compreso), ma nella tragica notte del 30 gennaio 1930 si trovò ad ospitare, oltre ai 918 ufficiali e 173 membri dell’equipaggio, 373 membri delle unità navali ausiliarie costituite da sole donne, 162 feriti, 4424 rifugiati, per un totale di 6050 persone. Tuttavia, la più attendibile delle nuove ricerche effettuate, quella dello storico Heinz Schon, parla di un numero di imbarcati superiore ai 10.00. A completare lo scenario perfetto per la tragedia ci si misero le avverse condizioni meteomarine: vento fortissimo, neve e una temperatura di dieci gradi sotto lo zero. Quando la Gusstolf uscì dal porto con direzione Kiel, era scortata soltanto dalla torpediniera Lӧwe.
Alle 21:08 Alexandr Ivanovic Marinesko, capitano di corvetta del sommergibile sovietico S13, lanciò quattro siluri contro la Gusstolf: il primo silurò la nave a prua, facendola immediatamente inclinare; il secondo colpì l’imbarcazione nella zona della piscina, sviluppando un vasto incendio; il terzo detonò nella sala motori, devastando l’intero scafo. Presto il castello di prua venne sommerso completamente, mentre la poppa si alzò sopra il livello del mare. Non fu possibile utilizzare le scialuppe superstiti perché i congegni erano congelati. In circa un’ora la Gusstolff, il gioiello della marina del Terzo Reich, affondò nelle gelide acque del Baltico portandosi con sé le vite di oltre 9000 esseri umani. I superstiti del più grave (e doloso) naufragio che la storia umana ricordi furono 1320.
Il lungo e scandaloso oblio nei riguardi di questa tragedia è stato rotto da un tedesco non certo sospettabile di simpatie reazionarie o neonaziste: parliamo del Premio Nobel Günter Grass.