In quel di Rieti, una realtà giovane e dinamica, forte e salda come il nome che porta, ha saputo dire la sua in anni difficili e complessi. Indiscusse parole d’ordine: Comunità e militanza… Robur, dunque: come nasce e attecchisce il vostro nucleo militante?
Robur prende vita a Rieti nel novembre del 2019, a seguito dei lavori di ristrutturazione occorsi nella sezione storica di Via San Liberatore. Inizialmente pensato solo come denominazione della sede fisica, negli ultimi anni il nome ha cominciato a identificare il locale nucleo di Azione Studentesca, venendo all’occorrenza utilizzato come vera e propria firma. D’altronde, diverse sono le sfide che oggi, rispetto a ieri, ci troviamo ad affrontare, come differenti sono anche le dinamiche, interne e esterne al gruppo storico reatino.
Un nome significativo, quello che vi siete scelti. Un nome “rivelatore”, potremmo pure dire. Perché “Robur”? Cosa racconta l’immagine della quercia della vostra visione?
La quercia, già. Beh, la scelta del nome è utilissima a spiegare ciò che si volle rappresentare: attaccamento alle radici (saldissime nella quercia, appunto) e volontà di diventare ‘Forza’, obbiettivo raggiungibile solo tramite l’esperienza comunitaria e il sacrificio individuale. Per questo, sebbene non esista più attualmente come spazio fisico, riteniamo opportuno ancora oggi continuare a utilizzare il nome “Robur”. È importante, infatti, che le generazioni che si avvicinano e non hanno potuto vivere la sede di Via San Liberatore in prima persona abbiano comunque sempre presente ciò che si sceglie di essere e incarnare intraprendendo il percorso militante.
Diverse generazioni militanti che si passano il testimone della Fiamma, una sola Comunità. Cosa vi caratterizza rispetto a chi vi ha preceduto?
Questa ‘generazione Robur’ presenta specificità tutte sue che la distinguono dalle precedenti esperienze che la destra giovanile e studentesca ha vissuto nel nostro territorio. Soprattutto, è la prima costituita da ragazzi e ragazze formatisi completamente all’interno di un circuito più ampio, come quello nazionale di Azione Studentesca. Anche per questo, spontaneo si è generato in noi il desiderio di dar vita a un’autentica realtà locale, capace di confrontarsi con le dinamiche cittadine in maniera più interessata, come usava in precedenza.
In tutto questo, quali traguardi vi siete posti, a breve e a lungo termine?
Se l’obiettivo iniziale era di creare un luogo che non fosse solamente politico-militante, ma anche laboratorio culturale, a distanza di quasi cinque anni Robur, complice anche l’abbandono forzato della storica sezione, va lentamente cominciando ad assumere le sembianze di un movimento in continuità ideale con ciò che precedentemente, nella città, era stato il Movimento Studentesco Rieti. Le idee non mancano, dunque, né le prospettive. All’ombra della quercia, tutto è possibile.