Una nuova realtà va facendosi strada fra le fila dell’orgogliosa e fiera gioventù polacca: Grupa Arete. Chi sono? Come nascono? Facciamocelo raccontare da loro…
Innanzitutto, grazie di averci invitato in questo spazio. Ne siamo onorati! Beh, chi siamo? Siamo un gruppo di amici accomunati dal medesimo disgusto per il mondo moderno. Un gruppo di amici che, un giorno, ha deciso di rimboccarsi le maniche e provare a cambiare le cose. Numericamente non siamo molti, né siamo politici di professione o attivisti prezzolati. Però, da sempre sappiamo bene di cosa ci sia bisogno: di agire. Proprio questa, infatti, la storia della nostra formazione: ci conoscevamo tutti già da prima, e ciascuno di noi aveva pregresse esperienze militanti. Poi, circa due anni fa, ci guardammo negli occhi, e capimmo che era giunto il momento di formalizzare – per così dire – lo stato delle cose. Così nasce Grupa Arete.
In un certo senso, il vostro nome è un programma…
Sì, assolutamente. Abbiamo mutuato il nome dal termine greco per virtù, areté, ossia un adeguato sviluppo di anima e personalità, per il bene tanto della società, quanto dell’individuo. Un coordinarsi armonico di pensiero e azione, insomma, che vediamo sempre più scarseggiare, in Polonia e in tutta Europa. Come stemma, invece, abbiamo scelto il chi ro, l’antichissimo cristogramma, adornato da una corona d’allora, simbolo di vittoria. Questo, dunque, l’intento del nostro progetto: farci comunità di spirito e idee, non limitandoci a detestare l’attuale stato di cose, ma scegliendo piuttosto di creare e di elevarci, e con ciò provare a distruggere ciò che è basso e vile. Pensare di bastare a noi stessi è una via sicura verso l’orgoglio, e gli immancabili fallimenti che dall’orgoglio derivano. Ecco perché, per noi, il collettivo si fa bussola del nostro agire. Abbiamo dei camerati al nostro fianco, non possiamo prendere e arrenderci. Non possiamo deluderli. Questo, del resto, vale anche da un punto di vista intellettuale. Non traiamo le nostre idee dal nulla, ma dalla ricca eredità che tanti grandi autori ci hanno lasciato – polacchi, sì, ma anche italiani, belgi, romeni. Allo stesso tempo, vogliamo astenerci dai tanti futili e interminabili dibattiti in corso sulla validità o l’ortodossia nazionalista di questa o quella corrente a cavallo delle guerre del secolo scorso. Il mondo è cambiato, e spetta a noi tracciare nuove linee di vetta.
In cosa si concretizza la vostra militanza?
Beh, tutto si è evoluto con il tempo. All’inizio, al centro di tutto avevamo impegnative camminate in quota, utilissime a testare i nostri limiti. Successivamente, abbiamo iniziato a includere sessioni di sparring, incontri di formazione, escursioni nella natura, oltre alla nostra buona dose di militanza da strada, striscione dopo striscione, e alla partecipazione a vari eventi religiosi e culturali. A tal proposito, vogliamo citare le commemorazioni degli eroi morti per la nostra Patria, dalla Rivolta di Varsavia del 1944 alla strage di Katyn, oltre all’esempio di tutti i soldati polacchi uccisi dalle armi bolsceviche; inoltre, e ci teniamo a sottolinearlo, siamo co-organizzatori della Marcia per la Vita. Detto tutto questo, specifichiamo però che Grupa Arete, per noi, è un mezzo e non un fine esclusivo, né siamo dogmaticamente affezionati a questa o quella forma di militanza. Ogni forma serve la causa e mai viceversa, che si tratti di una militanza classica vecchio stile, o di vie più moderne, offline o online. Infine, la cooperazione internazionale. Viaggiamo spesso, e cerchiamo di intrattenere relazioni fruttifere con camerati di tutta Europa – e l’Italia ci è particolarmente cara. Scambiare vedute, esperienze, punti di vista ci motiva più che mai, e per quanto talvolta le contingenze a varie latitudini possano mutare, un comune sistema di simboli e concetti non manca mai di restituirci un autentico e genuino senso di Europa Nazione.
Ogni militante sogna un avvenire di vittoria. Quali sono i vostri sogni? Cosa desiderate per la vostra Patria?
Da un punto di vista pragmatico e immediato, desideriamo cementare il nostro gruppo e renderlo una realtà stabile. La destra radicale polacca è piena di realtà nate, e poi morte dopo qualche anno. Noi, invece, vogliamo dar vita a un’alternativa vera e duratura alla visione progressista che infesta la società. Tuttavia, se diamo briglia sciolta all’immaginazione… sogniamo una Polonia forte, sicura e fiera, in un’Europa altrettanto forte, sicura e fiera. Una Polonia dei polacchi, per i polacchi. Una Polonia che ama le sue tradizioni, ma sceglie di non rifugiarsi in un nostalgismo incapacitante. In grado di prendere, laddove necessario, anche decisioni impopolari. Di rifiutare le varie corruzioni post-moderne, a partire dal liberalismo, il culto della debolezza e dei cosiddetti diritti umani, e da quel pensiero capitalista che nell’uomo vede una risorsa e non una persona. Di trattare un figlio come un dono, e non come un peso. Di esaltare l’audacia, il coraggio, la verticalità, l’eccellenza. In ciò, riteniamo che la nostra fede cattolica ci fornisca la base perfetta per edificare una civiltà ben ordinata. Ovviamente, non ci nascondiamo dietro a un dito: tutto ciò è quantomai arduo, soprattutto dopo decenni di demonizzazioni ideologiche finalizzate a prevenire la rinascita di grandi ideali, fondati su verità oggettive. Noi, però, siamo qua, e finché esistiamo, continueremo ad attizzare nuovi fuochi nel buio! Se da un lato la Polonia odierna va infatti facendosi più liberale, dall’altro molte delle nostre posizioni attecchiscono nel mainstream, soprattutto relativamente ai fenomeni migratori. Tempi strani, questi, in cui, per la prima volta dalla caduta del comunismo nel 1990, il nostro Paese si trova a riforgiare priorità e valori. Beh, a maggior ragione non staremo a guardare.
Volete trasmettere un messaggio ai lettori italiani che ancora non vi conoscono?
Certo. Innanzitutto, vogliamo sottolineare come Polonia e Italia abbiano molti più tratti in comuni di quanto possa a prima vista sembrare. Entrambe le nazioni sanno onorare i propri eroi caduti, e sia Roma che Varsavia posseggono una tomba monumentale al Milite Ignoto. Per polacchi e italiani, la parola data è sacra. L’impossibile non esiste ai nostri occhi: se qualcosa va fatto, lo facciamo! L’Italia si è unita dopo secoli di frammentazioni, come pure la Polonia, dopo più di un secolo vissuto da pezzo di territorio da spartire. Durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, abbiamo combattuto il comunismo, e per quanto le nostre storie patrie abbiano seguito percorsi diversi nel corso del Novecento, siamo convinti che le similitudini spirituali fra le nostre nazioni siano indiscutibili. Consentitemi, a proposito, di soffermarmi un attimo sulla nostra Polonia. Ai vostri occhi, forse, apparirà come una nazione pura, piena di gente a modo, ancora intonsa dinanzi alla modernità. Sfortunatamente, non è così. Siamo una nazione cristiana ancora solo per nome, e i polacchi, inebriati dalle libertà scaturite dal post-’89, si sono gettati mani e piedi in bocca alle sirene materialiste dell’Occidente, costruendo la propria identità intorno al possedere cose. La libertà è fondamentale, sì. Chi vorrebbe vivere oppresso da un potere coercitivo? Ma se la libertà si fa caos, e ogni tentativo di porvi rimedio provoca accuse di comunismo, allora sorge un bel problema. Tuttavia, sul lungo periodo, il vuoto ideologico è impossibile da sostenere, e sempre più giovani ne soffrono, nel fisico e nella mente. La gente brama un senso, degli obbiettivi , un’attitudine volitiva, anche se forse non lo sa ancora. La guerra scoppiata poco distante e i drammi legati all’immigrazione stanno traendo molti dal loro torpore, e riteniamo ciò rappresenti solo l’inizio di qualcosa di inarrestabile. Abbiamo superato spartizioni, guerre mondiali, tragedie, spezzato due volte il giogo comunista che ci vincolava, risbattuto i bolscevichi a est: se c’è una nazione da cui, nonostante tutto, la scintilla fatidica per la riconquista dell’Europa può ancora scoccare, questa è la Polonia!