Il presunto ateismo di Democrito

Mar 6, 2025

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Disperatamente chi propaganda le sovversioni moderne cerca riferimenti autorevoli, tra cui, per sua disgrazia, si trova Democrito, ma la sua filosofia nulla c’entra con l’ateismo moderno, anzi…

Se guardiamo al mondo classico, sono veramente pochissimi, per non dire quasi inesistenti, i riferimenti culturali delle ideologie del mondo moderno, il che, tra l’altro, rende ancor più illogico il fatto che tanta gente marxista, progressista e liberale sostenga di amare i classici. Come puoi amare qualcosa di cui detesti i profondi principi? Forse perché ogni buon borghese ama guardare, ma non vuole compiere l’opera? Forse perché per giustificare le proprie aberrazioni ideologiche è necessario darsi una veste di erudizione? Sicuramente queste ipotesi sono entrambe vere e ce ne possono essere tante altre e, su ciò basti quanto si è detto, in quanto per certi uomini non vale sprecare tempo e parole. Come si suol dire, Paulo Maiora canamus. Nello specifico qui vogliamo trattare della filosofia di un pensatore abbastanza noto dell’antichità, se pur meno di altri, Democrito. Per quale ragione? Perché Democrito, secondo la comune vulgata, in virtù del suo pensiero fondato sulla teoria degli atomi e del movimento casuale come causa dell’universo, viene ritenuto il precursore della scienza moderna, quasi uno dei primi atei della storia. Le cose stanno davvero così? Solamente in parte, sicuramente di ateo Democrito da un punto di vista etico e conoscitivo aveva ben poco, e della sua teoria, pur problematica, vi sono alcuni punti validi. In primo luogo, come premessa, dobbiamo tener presente che nessun autentico ateo avrebbe mai potuto riscuotere successo nella Grecia classica, dato che negare l’esistenza degli dei era un crimine a tutti gli effetti. In secondo luogo, come mai, se Democrito è un ateo, vien posto dal Sommo Dante Alighieri nel Limbo e non nell’Inferno? Il Limbo, come posto intermedio tra l’inferno vero e proprio e la strada del Paradiso, era il luogo in cui erano degni di stare coloro i quali godevano del titolo di grandi dell’antichità, la cui unica “colpa” era il non aver conosciuto Cristo. Il che evidentemente vuol dire che agli occhi di Dio, già prima della Rivelazione, vi erano modi per discernere chi aveva seguito una vita giusta e chi non, a tal punto che tanti altri sono i personaggi dell’antichità che da Dante vengono collocati nei gironi infernali. Nello specifico il Sommo scrive quanto segue nel IV canto dell’inferno.

“Poi ch’innalzai un poco più le ciglia,

vidi ’l maestro di color che sanno (Aristotele)

seder tra filosofica famiglia.

Tutti lo miran, tutti onor li fanno:

quivi vid’ïo Socrate e Platone,

che ’nnanzi a li altri più presso li stanno;135

Democrito che ’l mondo a caso pone,

Dïogenès, Anassagora e Tale,

Empedoclès, Eraclito e Zenone.

“Che l’mondo a caso pone”

Perché Dante si riferisce a Democrito con questa accezione? Ecco, da qui partiamo per comprendere il fulcro della filosofia di Democrito. Egli fa parte dei cosiddetti presocratrici, i quali, com’è noto, si erano occupati della questione dell’archè nella natura. Allo scopo della seguente trattazione ci viene in aiuto riportare alla memoria rispettivamente la filosofia di due tra i predecessori di Democrito, Eraclito e Parmenide, definiti rispettivamente come il filosofo del divenire e il filosofo dell’Essere. Secondo Eraclito tutta la realtà che noi viviamo è in continuo e costante divenire per cui cercare un principio fisso e immutevole non avrebbe alcun senso, perché semplicemente l’unico motore di tutto è il polemos, la guerra, come scontro tra opposti che porta alla coincidentia. Umido e secco, giorno e notte, bagnato e asciutto, etc. Diversamente Parmenide e i suoi seguaci spiegheranno che la realtà vera, corrispondente all’Essere è eterna, fissa e immutevole. Il movimento e i cambiamenti che ai sensi appaiono non sono che un’illusione. Famoso in tal senso è il paradosso della tartaruga elaborato da Zenone, allievo di Parmenide. Democrito, invece, ritiene incomplete entrambe le teorie, sia quella eraclitea che quella parmenidea, e giunge ad una elaborazione filosofica che sappia coniugare l’essere il divenire, ovvero la teoria degli atomi. Secondo Democrito, tutta la realtà ha origine dagli atomi che sono particelle indivisibili, in sé perfette e incorruttibili. Oltre agli atomi nella esiste, se non il vuoto, entro il cui spazio gli atomi si muovono eternamente e incessantemente. Dalla loro unione nasce tutto ciò che è la natura, dalle stelle, ai pianeti, agli alberi e a alle specie animali e agli uomini. E la diversità degli enti esistenti non è dettata dalla diversità degli atomi che sono tra loro sostanzialmente uguali, bensì dalla differenza della loro forma e dalle differenti modalità in cui questi si dispongono. Aristotele, per spiegare la teoria atomista, ricorrerà all’esempio delle lettere dell’alfabeto. A Z B C D etc, sono enti accomunati dalla medesima natura, quella delle lettere, ma hanno differente forma, che negli atomi significa grandezza. Le loro poi diverse disposizioni, BA, DC ZA etc, a loro volta, generano enti diversi. Quindi, in sintesi, i principi di Democrito si possono riassumere con le seguenti parole: pieno, corrispondente agli atomi, vuoto, corrispondente allo spazio in cui gli atomi si muovono, grandezza ed ordine, nonché il caso e la necessità. Caso, perché Democrito non vede alcuna finalità nel movimento degli atomi. Non vi è nessun nous alla base della creazione della natura, ergo il cosmo non è il frutto del disegno delle divinità, e sarà proprio questo che Platone e in modo ancor più sistematico Aristotele, criticheranno di Democrito, ovvero il non aver ricercato i reali principi del tutto. Ed è quindi, assolutamente ragionevole asserire che questa parte della filosofia democritea non sia certamente tra le migliori possibili. Tuttavia, Democrito si concentra anche sulla necessità, nel senso che, se, a suo avviso, gli atomi si muovono per caso, alla base della loro costante aggregazione vi sono delle leggi e compito degli uomini è conoscerle tramite l’intelletto, quindi, andando oltre la sfera dei sensi; e da tali presupposti Democrito elabora le sue riflessioni sull’etica, sulla politica, sulla metafisica e sulla conoscenza. Ed è questa parte di sommo interesse, in quanto, la teoria degli atomi, anche se la cosa può sembrare paradossale, non induce assolutamente in lui la volontà di seguire il relativismo etico, tanto caro ai sofisti, anzi, lo stesso Democrito ha sull’etica e sulla conoscenza delle idee che per nulla lo rendono la figura sovversiva ed eretica dell’antichità, bensì uno di quelli che ne incarnava i principali valori. In merito alla conoscenza, Democrito spiega che l’uomo per giungere ad essa deve curare maggiormente l’anima del corpo. L’anima infatti, nel pensiero democriteo esiste, ed è addirittura superiore al corpo, ma non è un ente del tutto immateriale, è bensì formata da atomi più lisci, meno pesanti e di natura ignea, migliori di quelli degli enti fisici. Allo stesso modo, secondo Democrito, ed è questa la parte più sorprendente, gli dei esistono, ma anche loro, sono formati, come gli uomini, da atomi, se pur di natura perfetta. Non hanno però il compito di interagire con gli uomini, bensì di costituire un modello di perfezione assoluta cui l’uomo ha il compito di tendere, senza aspettarsi da loro grazie. Per quanto riguarda la politica, differentemente da Aristotele, Democrito commette l’errore di non vedere la causa finale della polis, ma comunque sostiene che gli uomini ad essa siano arrivati perché compresero l’utilità e la bellezza della vita in comunità. Entrando maggiormente nello specifico, cosa dice a proposito della conoscenza Democrito? La conoscenza è quel processo razionale che permette all’intelletto, dopo aver acquisito l’esperienza dai sensi, di poter sistemare con la logica la natura profonda degli enti e la loro struttura. Gli atomi, quindi, si muovono senza finalità, ma vi sono leggi ben precise, di natura metafisica, che danno forma agli enti visibili, e un uomo che veramente voglia giungere alla conoscenza è l’anima che deve curare soprattutto prima del corpo. Per Democrito infatti chiunque cerchi la felicità nei beni materiali è destinato alla dannazione. Perché meglio sia compreso quanto lui asseriva, ecco nello specifico alcuni frammenti della sua opera giunti fino a noi:

” La perfezione dell’anima rimedia alla debolezza del corpo; ma la forza del corpo, senza la ragione, non giova all’anima in alcun modo.

Chi antepone i beni dell’anima sceglie ciò che è più divino; chi antepone i beni del corpo, sceglie ciò che è umano.

“Gran cosa è restar fedele al dovere nelle sventure”

Tante altre ve ne sarebbero in riferimento al rapporto anima e corpo, ma, evidentemente, per ragioni tempistiche e logistiche, bastino quelle qui scritte, decisamente molto eloquenti, fra l’altro. In particolare, a chi mediamente è avveduto, leggendo il primo frammento qui riportato, non può non venire in mente una certa assonanza all’idea di razzismo spirituale del grande Julius Evola. Dove si lavori sullo spirito di una stirpe migliora anche il corpo, il procedimento inverso, tipico di una visione scientista della razza, non è possibile.

Andando oltre, è conveniente riportare qualche altro detto democriteo, soprattutto per ciò che concerne la politica e i valori del mondo antico

“È conveniente prestar ossequio alla legge, all’autorità e a chi è più saggio

“Chi si fa costantemente dominare dalla ricchezza non sarà mai giusto

“Ciò che è bello vien riconosciuto e desiderato da coloro che per natura ne sono inclini

“Molti uomini di vasta erudizione sono privi d’intelligenza

“L’eterno esitare impedisce di portare a termine qualsiasi azione

Esser dominato da una donna sarebbe per un uomo estremo insulto

“Colui che si paragona con chi gli è superiore finisce in cattiva fama

“La concordia permette agli stati di compiere le grandi opere e sostenere la guerra

“Per natura il comando spetta a chi vale di più

Da quanto fin qui scritto deduciamo quindi che per Democrito tutto ciò che riguarda la virtù e la giustizia si connetta a valori quali equilibrio, ordine, inclinazione naturale, conoscenza e gerarchia, cose a noi molto care. Perciò possiamo dire a coloro i quali nel mondo moderno cercano costantemente riferimenti nel passato che Democrito sicuramente possono eliminarlo. Inoltre, andando a chiudere la nostra trattazione, ci sembra utile mettere in luce che, pur presentando la teoria strettamente atomistica delle problematiche già esposte, ha comunque un punto valido che si riconnette ad ogni etica e principio tradizionale, ovvero il concetto del pieno e del vuoto, ovvero dell’Essere e del non essere.

Se per Democrito gli atomi rappresentano il pieno e la loro struttura, che tramite l’intelletto è conoscibile, le qualità dell’anima e del corpo ente, possiamo di conseguenza affermare che comunque, pur dovendo andare oltre i piani della materia e riconoscendo le debolezze dell’atomismo dell’antichità, sicuramente di ciò che vogliamo studiare dobbiamo aver presente la pienezza della sua essenza, per poter comprendere anche che ogni ideologia sovversiva proprio sull’assenza della pienezza fonda il proprio agire. Per entrare nel concreto, bastino alcuni esempi. La virilità dell’anima e del corpo di un uomo rappresenta il pieno del suo essere. Coloro i quali parlano di mascolinità tossica a cosa puntano? Al vuoto di un uomo, nel senso alla distruzione della disposizione degli elementi che costituiscono la sua interna gerarchia. E, un uomo, che manca di virilità, è una donna? No, è bensì un essere femmineo, perché, mancante del proprio pieno, mai possederà quel pieno che costituisce l’identità della donna, nella maternità, nell’accudimento, nella fedeltà e nella collaborazione. Chi ambisce ad una società senza patrie, cosa desidera? Il vuoto, ovvero l’assenza delle specifiche caratteristiche di ogni stirpe che contribuiscono alla costituzione del pieno di tutta la specie umana. Chi ambisce all’egualitarismo, a cosa aspira? Alla mancanza di ordine, anche banalmente atomistico, che costituisce le differenze di ogni singola persona, stirpe o patria. Chi predica il relativismo cosa pretende? La mancanza di virtù e la ricerca della verità dell’anima. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito.

Quanto possiamo asserire in conclusione è che non soltanto abbiamo sgomberato il campo da ciascun equivoco circa antecedenti di valore al mondo moderno ma anche che la battaglia tra essere e non essere è quella più importante ed è quella a cui chiunque può arrivare, sempre che questo voglia, seguendo un’impostazione razionale e basilare. Tutto ciò che esiste di bello e di buono si ricollega alla pienezza. La natura rifiuta il vuoto. Ogni spazio va riempito.