Il migrante e il tradimento della Sinistra: una prospettiva per la Destra Sociale

Mar 28, 2025

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La sinistra moderna, a partire dagli anni ’70, ha progressivamente abbandonato la sua missione storica di rappresentare le classi popolari e contrastare le disuguaglianze economiche. Al suo posto, si è adattata al liberalismo culturale e globale, concentrandosi su narrazioni cosmopolite che vedono nel migrante la nuova figura redentrice. Questo spostamento ha lasciato un vuoto politico che la destra sociale potrebbe colmare, riproponendosi come una forza capace di difendere il radicamento, la comunità e la giustizia sociale.

Il migrante come simbolo del nuovo progressismo

Nel discorso della sinistra contemporanea, il migrante è diventato il sostituto simbolico del proletariato e del contadino, le figure centrali della tradizione socialista. Se il proletariato industriale era sospettato di essere troppo legato alla sua comunità di appartenenza e il contadino era visto come un simbolo arcaico e antimoderno, il migrante rappresenta il soggetto ideale per la narrazione progressista: universale, sradicato e compatibile con il mercato globale.

Questo spostamento ha causato una frattura tra i due principali perdenti della globalizzazione: i salariati locali, minacciati dall’automazione e dalla delocalizzazione, e gli immigrati, relegati in condizioni di marginalità. La sinistra ha scelto di sostenere apertamente i secondi, abbandonando al loro destino le classi popolari autoctone, percepite come potenzialmente reazionarie o incapaci di aderire al nuovo paradigma cosmopolita.

La crisi della sinistra e il tradimento delle classi popolari

Il declino della sinistra come forza rappresentativa delle classi lavoratrici ha radici profonde. Alla fine degli anni ’70, essa ha accettato le regole del capitalismo globale, rinunciando a una critica sistemica del mercato e abbracciando un approccio “realista” e “moderno”.

Questo tradimento ha spinto molti lavoratori verso movimenti populisti e nazionalisti, che hanno saputo intercettare il loro malcontento. La sinistra, nel tentativo di essere “progressista”, ha anche contribuito alla distruzione dei legami comunitari, celebrando l’individualismo e l’universalismo a scapito del radicamento e dell’appartenenza. Questo ha lasciato un vuoto culturale e politico che la destra sociale può e deve riempire.

La destra sociale come alternativa

La destra sociale rappresenta una possibile risposta a questa crisi. Non si tratta di riproporre un nazionalismo esclusivo o una chiusura reazionaria, ma di costruire un progetto politico capace di difendere i valori del radicamento, della comunità e della giustizia sociale.

1. Difesa del radicamento e della comunità: In contrapposizione all’individualismo cosmopolita della sinistra, la destra sociale può promuovere un modello di società basato sul valore dell’appartenenza a una comunità e sul legame con il territorio. Questo approccio non implica esclusione, ma il riconoscimento che l’identità culturale e il senso di appartenenza sono elementi fondamentali per il benessere individuale e collettivo.

2. Sostegno alle classi popolari: La destra sociale può riempire il vuoto lasciato dalla sinistra, proponendo politiche che tutelino i lavoratori autoctoni, minacciati dalla delocalizzazione, dalla precarietà e dalla competizione globale. Questo implica un ritorno a politiche economiche che pongano al centro il lavoro e il benessere sociale, contrastando l’egemonia del capitale finanziario.

3. Critica al globalismo economico e culturale: La destra sociale può opporsi al modello di globalizzazione che ha favorito la concentrazione della ricchezza e l’impoverimento delle classi medie. Al contrario, può proporre un’economia più umana, che tuteli i piccoli produttori, i lavoratori locali e l’ambiente, ponendo limiti al dominio della logica del profitto.

4. Valorizzazione della Tradizione come Terza Via: La Tradizione, intesa non come nostalgia del passato, ma come fondamento per costruire un futuro sostenibile, offre una risposta alle alienazioni del capitalismo globale. Questo implica un ritorno a valori come la solidarietà, il rispetto per la terra e il riconoscimento dei legami intergenerazionali, in contrapposizione al consumismo sfrenato e alla mercificazione universale.

Una visione per il futuro

La destra sociale, se vuole essere credibile, deve proporsi come un’alternativa non solo alla sinistra moderna, ma anche al neoliberismo conservatore che ha dominato la scena politica degli ultimi decenni. Deve superare le dicotomie ideologiche tra destra e sinistra per creare un progetto che integri il radicamento comunitario con la giustizia sociale e la sostenibilità.

Solo una visione politica che riconosca il valore della persona nella sua interezza – come essere radicato in una comunità, ma aperto alla solidarietà universale – può offrire una risposta concreta alle crisi del nostro tempo: quella economica, quella sociale e quella ecologica. L’auspicio è che la destra sociale sappia farsi carico di una nuova visione politica, capace di integrare valori tradizionali con le sfide del presente, restituendo dignità e rappresentanza a chi è stato abbandonato dalle logiche del mercato globale.

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Bibliografia di riferimento

1. Marx, Karl. Il capitale. Critica della mercificazione e dell’alienazione nel capitalismo.
2. Schmitt, Carl. Il concetto di politico. Analisi del radicamento e della comunità nell’ordine politico.
3. Lasch, Christopher. La ribellione delle élite e il tradimento della democrazia. Riflessione sull’allontanamento delle élite dalle classi popolari.
4. Evola, Julius. Rivolta contro il mondo moderno. Esplorazione dei valori della Tradizione come alternativa al modernismo.
5. Latouche, Serge. La decrescita felice. Critica al capitalismo globale e proposta di un’economia umana.
6. Gentile, Giovanni. Origini e dottrina del fascismo. Riflessione su comunità e Stato come fondamenti sociali (da considerare criticamente per una lettura storica).
7. Rancière, Jacques. Il disaccordo: Politica e filosofia. Analisi della crisi politica e sociale nella modernità.