Identitari d’Europa: intervista ai francesi de “La cocarde etudiante”

Mar 12, 2025

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Gente giovane, che considera il presente unicamente in funzione del futuro; che ha buone gambe e una tremenda voglia di camminare.” Così Berto Ricci sulla migliore gioventù italiana. In Francia, oltre le Alpi, i ragazzi de La Cocarde Etudiante condividono ogni giorno il medesimo, scanzonato ardore. Ecco la loro versione…

Dal 2015, il simbolo della Coccarda rappresenta la migliore gioventù studentesca di Francia. Da dove parte il vostro percorso?

Il nostro percorso si origina da una scissione dell’UNI (Unione Nazionale Interuniversitaria), associazione universitaria storica   finanziata e controllata dal partito “gollista” di centro-destra (oggi chiamato “Les Républicains”) che, più a lungo al potere in Francia dall’inizio – nel 1958 – della V Repubblica, non possiamo non considerare parte del problema, visto lo stato attuale del Paese e la brutta china che da tempo va prendendo. Obiettivo della Coccarda era rompere col cosiddetto “cordone sanitario” esistente dal secondo Dopoguerra in avanti, che prevedeva (e prevede tutt’ora, nonostante si trovi sull’orlo del baratro) una conventio ad excludendum di tutte le forze politiche – centro-destra compreso – ai danni della destra. Non solo, però. Per quanto il nostro sostegno elettorale ai partiti di destra fosse pubblico, nostra intenzione era rimanere indipendenti da qualunque sovvenzione partitica. Più specificatamente, inoltre, l’UNI aveva un grosso problema (e lo ha ancora, nonostante alcuni suoi membri cerchino, in qualche modo, di lasciare i Repubblicani in favore del Rassemblement National): chi vi appartiene tende a rinunciare ben presto a qualunque vera battaglia culturale nelle nostre Università, preferendo accontentarsi di scalare le gerarchie di partito, anteponendo – insomma – a qualunque causa l’interesse personale e la brama di future poltrone.

In un tempo in cui scuole e università sono sempre più fabbriche di conformismo e massificazione, come si svolge la vostra militanza?

La nostra militanza è quella classica di un gruppo politico universitario: ci presentiamo alle elezioni universitarie a livello locale e nazionale, ed eleggiamo dei rappresentanti, voce forte e chiara degli studenti e della Coccarda in ogni proposta che facciamo. Quindi, durante le campagne elettorali (e anche al di fuori di esse), i nostri infaticabili militanti sono impegnati ad attaccare manifesti e condurre volantinaggi, tanto nelle facoltà quanto nelle vie delle nostre città. Soprattutto, però, il nostro è ciò che chiamiamo un “gramscismo di destra”, che sappia usare efficacemente quegli stessi metodi che hanno portato la sinistra universitaria a vincere la battaglia culturale prima ancora che elettorale, conquistandosi un’egemonia culminata negli anni Dieci del Duemila. Quello culturale, infatti, è oggi più che mai il campo di battaglia più importante, e con un uso adeguato di media e social network, abbiamo imparato a far parlare di noi e delle nostre battaglie. In ciò, siamo voluti diventare “cool” (e, ammettiamolo pure, ci siamo riusciti), togliendo alla sinistra ogni prerogativa su quel fascino da contestatori a cui tanto tiene. Ormai, siamo noi quelli “fun”, come dicono oggi, siamo noi che riempiamo le bacheche di meme, divertendoci come pazzi nel condividere il nostro messaggio nonostante la gravità della situazione in cui noi tutti versiamo, mentre – al contrario – la sinistra è diventata la congrega dei censori, dei nevrotici, dei depressi.

Pour l’union de la droite“: questo, il motto de La Cocarde Etudiante. Nell’era dell’apparire vuoto e scontato, la cultura può ancora essere fattore decisivo per dar vita un vero e unito fronte identitario, anche e soprattutto a livello giovanile?

Come già espresso nella risposta precedente, la cultura è fondamentale proprio perché un vero consenso politico non può non radicarsi su un consenso culturale altrettanto solido, una volta che l’azione di gruppi organizzati come il nostro e l’andamento naturale delle cose umane abbiano finalmente provveduto a spostare la famosa finestra di Overton. Insomma, per vincere politicamente, occorre prima di tutto trionfare nella cosiddetta “battaglia delle idee”.

Se un giorno il Sole tornerà a splendere sulla Francia e l’Europa, potrà dirsi merito di una gioventù che, anche nei giorni più bui, ha scelto di non arrendersi alla suadente trappola del fatalismo, e rimanere saldamente sé stessa?

Penso siamo concordi nel dire che stiamo facendo il nostro dovere. Abbiamo ereditato una contingenza che ci tocca gestire, e davanti a noi si estende un futuro che dobbiamo preparare. Facciamo la nostra parte, mantenendoci coerenti con ciò che ci auguriamo per la nostra nazione e la nostra civiltà. Il merito, il vero merito, infatti, è e sarà sempre di chi, di fronte alle difficoltà, non fugge, non si nasconde, ma agisce, e pensa al bene comune, al bene dei suoi.

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