Nel corso degli ultimi giorni, chi sa bene di non dar corda alle menzogne dei media di regime non ha potuto che guardare con orrore al feroce e brutale assalto organizzato che la cittadina di Newtownmountkennedy si è trovata a subire per mano delle Forze dell’Ordine.
Da sei settimane, gli abitanti andavano protestando contro l’annunciato trasferimento di 160 invasori – tutti maschi adulti – nella loro piccola comunità, immigrati che – secondo i piani – sarebbero dovuti essere accampati in tende sparse su una proprietà abbandonata poco oltre. La protesta dei cittadini di Newtownmountkennedy – bravi irlandesi di buone maniere, come molti di noi – non era mai giunta al punto di rappresentare una seria minaccia per l’ordine pubblico o per gli “ospiti”, e le relazioni con i Gardaí, gli agenti di polizia, si erano sempre mantenute civili. Dal canto suo, invece, il governo riteneva opportuno mettersi a spedire uomini dell’Unità di Ordine Pubblico della polizia a bullizzare i locali, mentre dei contractor in passamontagna allestivano il sito, rimuovendo le targhe dalle proprie auto per non rischiare di venire identificati.
Provocazione dopo provocazione, la situazione si è inevitabilmente incendiata. Con intenti apparentemente conciliatori, la polizia ha provveduto a convocare un incontro aperto tanto ai cittadini di Newtownmountkennedy quanto ai proprietari del sito destinato a ospitare gli immigrati, individui pagati dallo Stato, e come tali suoi rappresentanti in tutto e per tutto. Tuttavia, è ben presto apparso evidente come quel meeting altro non fosse che una mera diversione operata da un governo perfido e traditore. Infatti, immediatamente le autorità si rimangiavano le aperture, approfittando del favore della notte e spedendo alle 2 del mattino i contractor a riprendere il lavoro, protetti da plotoni di agenti. Resisi conto dell’inganno, i locali hanno comprensibilmente reagito, e la polizia ha risposto con spray al peperoncino e pestaggi.
Dal momento che neppure le botte riuscivano a piegare la resistenza dei nostri coraggiosi compatrioti, il governo irlandese ha scelto di trasformarsi nella brutta copia di quello britannico, e ha schierato sul posto i suoi B-Specials. Non c’è da stupirsi, del resto. Non soltanto, infatti, l’attuale Capo della Polizia, Drew Harris, è l’ex vicecapo del Police Service of Northern Ireland (PSNI), ma il reclutamento stesso dei Gardaí è affidato a un’agenzia britannica, assegnataria di un appalto di ben quattro milioni di euro. Chiamarla “Polizia irlandese” è davvero un eufemismo: ben conoscendo come operano le forze britanniche, possiamo confermare che An Garda Síochána è da cima a fondo controllata dagli apparati di sicurezza di Londra.
Ciò che è accaduto dopo, è tanto riprovevole quanto farsesco, visto che il livello di brutalità con cui i B-Specials hanno represso ogni contestazione a Newtownmountkennedy ha fatto impallidire le cariche dell’esercito britannico a Derry negli anni Settanta. Oggi come allora, un’unica preoccupazione: “far rispettare l’ordine”, a totale arbitrio e capriccio della sbirraglia. Un ordine fatto rispettare con tanta generosità che uomini dei B-Specials sono stati spediti a far danni nel cuore della cittadina, a quasi un chilometro dal sito della protesta, e aggredire i residenti sull’uscio di casa. Uno zelo che non ha risparmiato neppure signore di mezz’età, sbattute a terra e pestate mentre altri civili venivano riempiti di spray urticante fin nelle proprie abitazioni.
Le prostitute mediatiche filogovernative, come i pennivendoli di RTE e Virgin Media, hanno subito affibbiato ai locali la colpa del caos, attribuendo loro la sola responsabilità per le botte ricevute. Subito, si è provveduto a tirare in mezzo presunti “agitatori giunti da fuori”, nonostante tutti gli arrestati dai B-Specials fossero residenti di Newtownmountkennedy. È naturale: siamo governati da bugiardi, supportati dalla connivenza interessata di altri bugiardi.
Inevitabilmente, a tutto ciò non può che far seguito una rapidissima crisi di legittimità dell’ordine costituito. Le marionette che nella Patria nostra occupano gli alti scranni non fanno che blaterare di “minacce alle democrazia” – ovviamente, sottintendendo che la volontà popolare sia dalla loro, e il potere che detengono sia legittimo. Purtroppo per loro, la gente d’Irlanda non è stupida. È facile per il sistema chiacchierare di schede elettorali, se poi la prassi di governo marcia a suon di bastonate. Le persone se ne rendono sempre più conto, e non è un caso che fra i suoi stessi uomini, Drew Harris goda di un indice di popolarità dell’1.3%, e pure il nostro Taoiseach, Simon Harris, a malapena sia riuscito a prendersi la carica al quindicesimo scrutinio. Voci sempre più insistenti, anche all’interno dell’istituzione, dipingono ormai il Dipartimento di Giustizia guidato da Helen McEntee come una nave che cola inesorabilmente a picco. Non è la democrazia a mantenere questi soggetti al potere, ma il loro essere utili idioti di ben altre istanze.
Nel frattempo, però, infuria la battaglia elettorale, e i nazionalisti sono concentrati nel far sentire la propria voce, eleggendo propri rappresentanti là dove possano – per quanto modestamente – incidere sul reale. Riflettano bene, le nostre élites: davvero pensano che la gente abbia gli occhi foderati di prosciutto? Davvero credono che per cancellare quanto accaduto, sia sufficiente che i loro pupazzi nei media di sistema non ne parlino? Sono davvero convinti questi individui di poter continuare a massacrare e coprire di spray urticante civili inermi sin sull’uscio delle loro case mentre noi tutti rimaniamo brave e quiete monadi economiche, dimenticandoci delle cose subito dopo averle viste e subite sulla nostra pelle?
Palesemente, a una simile crisi di legittimità seguirà una cruenta lotta per il potere. Quale forma assumerà tale lotta, solo il Fato può saperlo, ma sicuramente la violenza sarà una variabile al centro di qualunque equazione. Un sovvertimento violento dell’ordine costituito, realisticamente, non è al momento una prospettiva praticabile – chi ritiene altrimenti, non ha idea del livello di organizzazione e disciplina necessario anche solo per pensare di strapparci d’un colpo di dosso il giogo che ci opprime. A complicare il tutto, la palpabile influenza degli apparati di sicurezza britannici, forti di decenni di esperienza in quanto a mantenere e proteggere con diabolica determinazione le redini del potere.
Tuttavia, a tutto c’è un limite. Quanti centri per migranti, quanti stupri, quanti omicidi si potranno ancora tollerare prima che le masse inizino a sollevarsi in modi tanto pericolosi quanto imprevedibili? Con il Patto sulle Migrazioni deciso dall’Unione Europea sul punto di passare e inondarci con non meno di 30.000 migranti all’anno, il punto di non ritorno potrebbe non essere poi così lontano. Nonostante il suo sfoggio di prepotenza in quel di Newtown Mountkennedy, il governo non ha la forza di frapporsi fra gli irlandesi autoctoni e i criminali stranieri che invadono la nostra Patria, e schiacciare al contempo ogni dissenso che abbia a levarsi contro l’invasione stessa.
L’Irlanda è a un crocevia. Lamentarsi, serve a poco: certe forze si muovono nel profondo, e sfuggono al cauto controllo dei singoli. Al contrario, dobbiamo prepararci per una lotta lunga e dura. Il dado è tratto: il destino ha predisposto per noi una guerra di convinzioni. Infatti, nell’inverno che ci attende, soltanto chi terrà una fede salda saprà drizzare la barra, e condurci tutti in un porto finalmente sicuro. L’idea nazionalista fornisce una serie di principi, e questi principi costituiscono il fondamento di tale fede. Sarà la fede, naturalmente, a forgiare le militanze, e quando servirà, ci sarà bisogno di tutti.
Lo si voglia o meno, è giunta l’ora di mostrare di che pasta si è fatti. Se vogliamo sopravvivere alla tempesta tanto a lungo da scorgere il sereno al di là delle nuvole, dobbiamo imparare a farci trovar pronti anche dinanzi alle onde più squassanti, come quelle che si sono abbattute sugli abitanti di Newtownmountkennedy.
Un giorno, un Comandante prenderà il timone con mani salde. Teniamoci a galla fra i marosi, ché quel giorno vittorioso possa un dì arriderci.
Daeln Murphy – The National Party