Nel calcio moderno assistiamo spesso a proteste e rivolte da parte di tifoserie contro società o calciatori stessi, per via delle cessioni di questi ultimi ad altre società spesso storiche rivali, come ad esempio il caso di Roberto Baggio che – nel 1990 – passò dalla Fiorentina alla Juventus, scatenando la protesta violenta della tifoseria Viola.
Ma il non accettare il cambio di casacca degli atleti, a differenza di quanto si possa credere, sembra avere origini ben lontane: andando a ritroso nel tempo ed ascoltando persone preparate come la nota guida turistica di Siracusa Carlo Castello, arriviamo a 2500 anni fa, nel 484 a.C., con l’atleta Astylos.
Un atleta pluricampione olimpico, che nasce nella polis della Magna Grecia di Kroton (Crotone), la quale ospitava una fortissima e importante scuola di sportivi che – addirittura – era davanti a Sparta e Atene. Sempre nella città di Kroton – del resto – Astylos era venerato come un Dio, al punto di dedicare
una statua in suo onore.
Ma tra il 484 a.C. eil 480 a.C. accadde qualcosa che scatenò l’ira dei crotonesi: Astylos gareggiò alle Olimpiadi rappresentando la città di Siracusa, con la
quale vinse cinque agoni Olimpici e divenne il più titolato della città di Archimede. La scelta di Astylos non fu solo per ricompense economiche e privilegi, come accade anche oggi con molti atleti, ma fu anche dettata da una scelta politica. A Crotone fu adottata una linea filocartaginese, che non piaceva ad
Astylos e – visto che Cartagine, sconfitta poi da Siracusa quattro anni dopo nella battaglia di Imera – era acerrima nemica di Siracusa, l’atleta decise di compiacere il tiranno Gerone Primo di Siracusa.
Intanto, a Crotone, la notizia non fu affatto ben digerita. Gli abitanti si riunirono in massa dando, inizio ad una vera e propria rivolta popolare violenta, fino a giungere al tempio di Era, dove distrussero la statua eretta in onore di Astylos, accusandolo di corruzione. La storia di Astylos da Kroton, dunque, non si
discosta molto da quella di molti mercenari sportivi del ventunesimo secolo, riconosciuti come bandiere dai tifosi, per poi inginocchiarsi dinanzi alla fama e al denaro, offendendo e mortificando chi difende l’identità di una città.