Yukio Mishima e le “lezioni spirituali per giovani samurai”: radiografia di un gigante che non apparterrà mai al campo progressista

Mar 4, 2025

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L’egemonia culturale della Sinistra è in profonda crisi e non solo in Italia. A tal punto che dopo aver tentato di negare l’esistenza di una cultura di Destra da parte di alcuni figuri radical-chic, adesso viene tentato addirittura di appropriarsi dei nostri intellettuali, collocandoli forzatamente a Sinistra. Se non hanno ancora digerito il successo della Mostra sul Futurismo fortemente voluto dal precedente ministro della Cultura italiano, Gennaro Sangiuliano, adesso, oggetto di polemiche è la figura di Yukio Mishima, dato che, su iniziativa del neo-ministro Alessandro Giuli, è stata annunciata, l’iniziativa di dedicare una mostra allo scrittore giapponese, definito «una delle figure più significative della letteratura mondiale che ha esplorato temi universali come il conflitto tra tradizione e modernità e il rapporto tra bellezza e sacrificio».

Che Mishima fosse ultraconservatore, nazionalista e anticomunista, è sempre stato palese, anzi, in passato era marchiato come “fascista”, e questo marchio fu il motivo principale, se non esclusivo, che impedì a Mishima di ottenere il meritato Nobel alla letteratura. Quando egli si tolse la vita con il rito del “seppuku” (noto in Occidente come “harakiri”), destò scandalo in Patria, mentre la stampa progressista italiana liquidò il gesto come folle e temette rinascite di pulsioni neonazionaliste e imperialiste in Giappone. Ergo, non c’erano dubbi per l’intellighenzia di Sinistra (a quei tempi ancora marxista-leninista, o, maoista), che Mishima fosse di Estrema Destra. Bisognava perciò negarne il valore artistico e culturale, censurarlo, cancellarne la memoria.

Oggi però, questa operazione è impossibile, Mishima è riconosciuto mondialmente come il più grande scrittore nipponico della storia, tradotto in molte nazioni, e i suoi libri vendono molto, anche in Italia. Ecco, perciò, la nuova fase, quella della “ricollocazione a Sinistra” di Mishima, della “appropriazione indebita” di un intellettuale che giganteggia nel fronte avverso. Operazione ridicola, perché le sue opere e la sua vita dimostrano ampiamente il contrario. Il giornale più a Sinistra d’Italia, “la Repubblica”, in un articolo cerca di annoverare Yukio nel campo progressista per via della sua “presunta” omosessualità, arrivando addirittura a definire lo scrittore “fluido”. Sulle pagine de “La Verità”, ha risposto per le rime Marcello Veneziani in un pezzo del 15 gennaio, dove l’intellettuale di Destra argomenta che l’orientamento sessuale di Mishima servirebbe come «patentino rilasciato dall’ufficio Woke» per consentire alla Sinistra di togliere Mishima dal Pantheon dei “fascisti” e appropriarsene.

L’analisi di Veneziani, non fa una piega. L’omosessualità di Mishima non è mai stata dimostrata o dichiarata, sebbene a mio parere sia palese, e fonte d’ispirazione per alcuni suoi capolavori letterari come “Confessioni di una maschera” o “Colori proibiti”. Mishima era al più, bisessuale, in quanto, sposato con moglie e figli. Mishima non avrebbe mai accettato il marchio “gay” che è ben diverso dall’omosessualità; l’orientamento sessuale di Mishima non c’entra nulla con l’ideologia “Gender” che è una deformazione ideologico-politica di una Sinistra progressista che vuole usare strumentalmente le diversità per destrutturare la società e ricomporla in una nuova, deviata, forma. Infine, l’ideologia “Woke” è originaria di una certa area geografica e politica degli Usa, democratica e “liberal”, un’ideologia che posso scommettere, la vittoria di Trump e dei suoi alleati, abbia distrutto e sepolto definitivamente. L’operazione, perciò, di inserire Mishima nell’area “fluida” è fuori tempo massimo, e destinata quindi a fallire.

La Sinistra dovrebbe rassegnarsi all’idea che l’omosessualità di Mishima, non inficia l’intellettuale della sua convinta collocazione per una Destra ultraconservatrice e nazionalista. Certa Destra – soprattutto quella più radicale – dovrebbe al contempo smettere di “negare”, nascondere, rimuovere l’omosessualità di Mishima, come se questo possa essere una “macchia”. Tanto più che la Destra oggi al potere in Italia, penso ad esempio a Fratelli d’Italia, non ha certo un programma “omofobo”, ma ha dimostrato senza esitazioni la contrarietà alla “ideologia Woke e Gender”. Cioè, distingue nettamente sfera pubblica da sfera privata, e da omosessualità e “omogenitorialità”, che sono fattori ben diversi e distinti.

Per meglio comprendere la complessità e le contraddizioni di Yukio Mishima, suggerisco per esempio la lettura di un suo stupendo saggio: “Lezioni spirituali per giovani samurai”, edito Feltrinelli, un libro che uscì in prima edizione nel 1970, anno nel quale Mishima compì il gesto estremo. Proprio per la prossimità delle date, e per il contenuto del saggio stesso, ci si può avvicinare al pensiero ideale, politico e umano dello scrittore, e intuirne le pulsioni istintive e intuizioni razionali che lo hanno spinto al seppuku.

Il libro è diviso in varie sezioni, la prima è scandita da concisi capitoli i quali titoli sono esplicativi: “La vita”, “Sull’arte”, “La politica”, “I coraggiosi”, “L’etichetta”, “Sul corpo”, “Sul mantenere la parola data”, “Sul piacere”, “Sul pudore”, “Il galateo”, “L’abbigliamento”, “Il rispetto per gli anziani”, “Gli effeminati intellettuali”, “L’impegno”.

La seconda sezione è dedicata al “Tate no Kai”, ovvero: “L’associazione degli Scudi”, un’organizzazione paramilitare da lui fondata, finanziata e della quale era ovviamente il capo. Il Tate no Kai non contava più di cento membri, e rifiutava in maniera perentoria il Trattato di San Francisco del 1951 che sottometteva il Giappone agli Usa, imponendogli di rinunciare per sempre a possedere un esercito che non fosse di autodifesa e di misura ridotta.

La terza sezione è: “Introduzione alla filosofia dell’azione”, suddivisa in: “Che cos’è l’azione”, “L’azione militare”, “La psicologia dell’azione”, “I modelli dell’azione”, “L’effetto dell’azione”, “L’azione e l’attesa del momento propizio”, “Progettare l’azione”, “La bellezza dell’azione”, “L’azione e il gruppo”, “L’azione e la legge”, “Azione e distanza”, “La conclusione dell’azione”.

Conclude con: “I miei ultimi venticinque anni” e “Proclama”. Quest’ultimo è il testo del discorso che Mishima pronunciò davanti alle TV, prima di suicidarsi.

Pur essendo Mishima scettico della democrazia, nel saggio “Lezioni spirituali per giovani samurai”, lo scrittore analizza anche i rapporti di forza tra contrapposte fazioni politiche, quelle progressiste e quelle conservatrici. Essendo Mishima praticante di culturismo, arti marziali e kendō, lo scrittore applica i princìpi appresi da queste discipline, raffigurando progressisti e conservatori come due combattenti di kendō. Il saggio è perciò perfetto per instillare le idee di come portare un attacco e un contrattacco, saper attendere il momento opportuno, trasformare un assalto ricevuto in un’occasione per un risposta. Mishima si riferiva in quel caso agli scontri tra gli studenti del Zengakuren (movimento studentesco influenzato prevalentemente da ideologie marxiste) e le forze dell’ordine: praticamente, la contestazione studentesca del Sessantotto in Giappone; la lettura di questo saggio, però, è preziosa anche per i nostri tempi, dove ad esempio in Italia (ma non solo) si sviluppano forme di protesta, per lo più pretestuose, contro un governo a guida FdI. La libertà di manifestare è sacrosanta e sancita dalla Costituzione. Le violenze e i disordini di stampo sovversivo, sono da condannare e da reprimere con misura, saggezza, ma anche con fermezza. Capire come difendere le istituzioni dalle forze sovversive di un radical-chic in declino, non per una restaurazione reazionaria, ma per una auspicabile Rivoluzione Conservatrice, là dove la spinta riformistica, seppur lodevole, sembra essere al momento insufficiente.