Unità dal conflitto: imparare dalla nostra storia

Lug 11, 2024

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Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio.
La Grecia conquistata conquistò il rude vincitore e portò le arti nel Lazio agreste
Questa massima del poeta latino Orazio descrive quella che fu una fase importantissima della storia romana. La conquista del Mediterraneo e del mondo ellenizzato portò a Roma la letteratura, la filologia, molti studi, vari tipi di poesia prima sconosciuti o poco conosciuti. Sul punto occorre però attuare una riflessione, in quanto tali avvenimenti sono spesso utilizzati per diffondere tesi false a fini propagandistici. In primo luogo, la cultura greca venne sì portata a Roma, ma vivendo un ciclo totalmente nuovo, basti pensare al fatto che le filosofie di età ellenistica come lo Stoicismo e l’Epicureismo furono romanizzate e adeguate ai principi politici richiesti ai boni viri.
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Quindi, se nel mondo ellenico in fase decadente erano destinate soprattutto alla sfera privata della vita, a Roma, in particolare sotto Augusto, assunsero un’enfasi totalmente nuova. Chi dovesse pensare che Roma rinunciò al proprio pragmatismo e all’arte della guerra per inseguire una nuova femminea gentilezza è totalmente ignaro della reale portata storica di taluni fattori oppure è in malafede. Oltre a queste illazioni “antivirili,” ve ne sono altre. Roma migliora quando conosce un’altra civiltà, quindi il multiculturalismo va bene. In verità, Roma nell’Ellade riconobbe elementi che sentiva affini alla sua tradizione, percependoli come propri. I romani selezionavano accuratamente ciò che si poteva far entrare nel pantheon, non erano caotici ecumenisti. Tra l’altro, prima di dar adito a facilonerie bizzarre, bisogna studiare approfonditamente. La religione greca e romana, la lingua latina e quella greca erano tra loro molto simili. Chissà come mai. Lo erano in virtù della loro discendenza dalle stirpi indoeuropee, precisamente di quei rami che poi si insediarono nell’Europa del Mediterraneo, divenendo signori di una nuova civiltà.
Ne consegue che evidentemente l’incontro tra Roma e l’Ellade non è che un recupero di un’unità perduta, i cui protagonisti sono parte di un’antica stirpe originaria olimpica e solare. Qualche secolo dopo, infatti, quello che era stato il rapporto tra le due grandi civiltà del Mediterraneo si avrà con i germani. Questi conquistarono Roma e dalla sua cultura furono catturati. Già signori della guerra, divennero, non per caso, signori del mito, della fiaba, del diritto e della filosofia. Nuovamente una stirpe guerriera e virile ridiede forma ed enfasi ad una sapienza in fase decadente. I germani erano anche loro discendenti degli indoeuropei, i quali, dopo la loro emigrazione, si stanziarono, scindendosi, in tutta Europa e in parte dell’Asia. Il tutto ci spiega perché noi europei siamo un’unica grande civiltà, nonostante le differenze tra le varie nazioni, patrie, regioni e città.
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Già prima in effetti che il filologo Dumezil a ciò arrivasse tramite un’appurata comparazione linguistica, i nostri padri intuivano questo legame profondo e chi oggi vuol far rinascere la civiltà deve ricostruire l’imperialità europea, giungendo a ritrovare quella unità perduta che fu degli antichi indoeuropei e andando di conseguenza a completare questo eterno ciclo che rappresenta la nostra storia. Lo spirito romano e quello germanico lo scorso secolo si riunirono proprio nella volontà di unire l’Europa, dandole una forma tradizionale e nuova, quella che Drieu La Rochelle riteneva una Patria come non l’abbiamo mai vista. Quella battaglia purtroppo fu persa ma per il riscatto e il risveglio delle coscienze europee, se si desidera che non cedano al fatalismo e che reputino le sconfitte come perdite di una battaglia, non come esiti definitivi, è proprio lo spirito di unità simboleggiato dal mito dell’Ellade e dallo spirito romano- germanico che deve tornare in auge nei cuori e nelle coscienze dei militanti