Consapevole, in cuor suo, che l’essere si distingue dalle bestie solo attraverso l’abilità creativa per la quale ogni suo moto vien chiamato arte, egli non potrà che avvilirsi dietro la constatazione che, oggi, l’unico moto che caratterizza la sua esistenza sia la digestione.
Eccolo l’uomo del futuro, che si meraviglia davanti ai prodigi di una tecnica di cui è estraneo – che con occhi bambineschi vede in un processore le scintille di capodanno – che non si accorge che, mentre continua ad essere lo spettatore di questo distante spettacolo, le serrande si chiudono inesorabilmente dietro le bettole della sua gloria – dove in tempi remoti si aggirava soddisfatto tra un pasto e l’altro. Forse però è vero – e non l’avevamo considerato – che per essere buoni spettatori del progresso sia meglio rincorrere lo spritz – così da non appesantirsi col rischio di perdere l’attenzione per il passo del gigante scientifico.
Eppure quando per un secondo il programma del futuro inciampa, quest’uomo che dalla bettola è passato al pub, si terrorizza di fronte alla propria debolezza, messo a nudo con la mancanza di sé; sarebbe bello se in quel momento di subìto pericolo, egli ritornasse col cuore all’aratro e alla spada: ma la verità crudele è che questo maniaco che popola il mondo, colpito nel profondo, ritorna con lo stomaco alla pastasciutta.
Avete voluto l’evoluzione della specie? Eccola qui, lo affermiamo: questo mostro di cui Céline ci aveva fatto il quadro si fa di giorno in giorno più grottesco, e rimpicciolendosi verso l’inesistenza si gonfia sempre di più, come se fosse il testimone dell’unico futuro possibile, incosciente che il suo passo si affretta senza sosta verso la fine dei tempi ovvero verso un volo negato.
Noi – lungi dal cantar la pelle salva – possiamo aver la certezza che, integri, quando questa lunga notte terminerà, saremo pronti e sereni per le scosse dell’avvenire, poiché le nostre radici sempre più si saranno legate a quell’albero della Sapienza millenaria che grandi Re pontefici hanno reso loro sposa, partecipando alla Tradizione che noi – di fronte allo scempio – raccogliamo per sensibilità e predisposizione: portando alta la fiaccola affinché, in eco con la nostra anima, plasmi l’alba di domani.