Mentre sanità, istruzione e welfare vengono smantellati, una pioggia di miliardi viene destinata ad acquistare armi. Nel Documento Programmatico Poliennale 2024 – 2026 il Governo italiano ha deciso: l’acquisizione di ulteriori 25 F-35 al costo di 7 miliardi; di assegnare ancora 1,4 miliardi all’acquisto di carri da battaglia (MBT) portando lo stanziamento a 5,5 miliardi e programmando di elevarlo a 8,2; di destinare altri 1,2 miliardi all’acquisto di veicoli da combattimento per la fanteria (programma AICS) elevando lo stanziamento a 6,4, con la previsione di farlo arrivare a 15; di acquistare 20 ulteriori addestratori avanzati M-346 per un costo di 1,6 miliardi. Ciò s’aggiunge alla decisione della Commissione Difesa d’acquisire altri 24 Eurofighter Typhoon per un importo di 7,477 miliardi e munizionamento vario per 650 milioni.
A questi stanziamenti s’aggiungono le spese preventivate nello stesso periodo per altri imponenti programmi della Marina: 2 nuove fregate FREMM-EVO, 2,8 miliardi; 4 pattugliatori d’altura del programma PPX, 1,2 miliardi; il programma DDX per una nuova classe di cacciatorpediniere dal costo ancora non ufficializzato, etc.
Ciò detto è evidente che, nel mondo reale in cui viviamo, una Nazione che voglia dirsi ed essere sovrana debba disporre di uno strumento di Difesa che tuteli la propria sicurezza e gli interessi del Sistema Paese; tuttavia, l’impiego d’un tale strumento dovrebbe rispecchiare l’espressione stessa della sovranità in quanto è – o almeno così dovrebbe essere – funzione della politica e della strategia che uno Stato pone in essere a difesa dei propri cittadini per il conseguimento dei complessivi interessi nazionali. E questo è il punto.
È sotto gli occhi di tutti che l’impiego di militari e mezzi italiani è avvenuto sempre a sostegno d’interessi e strategie altrui; per rendersene conto basta pensare alla lunghissima serie di missioni e interventi che hanno visto l’Italia accodarsi – a prescindere – al padrone a Stelle e Strisce. Alle volte giungendo a buttar bombe sui suoi interessi nazionali – vedi in Libia – o rifornendo chi lo fa – vedi in Ucraina – con risultati quantomeno disastrosi. Con un’aggravante di non poco conto.
Il contesto globale e le scellerate decisioni prese stanno conducendo il Sistema Italia – fino a oggi seconda economia manifatturiera in Europa, domani chissà – a deindustrializzazione, a un’economia divaricata fra grandi rendite derivanti da finanza e servizi (per pochi) e la pletora di lavori sottopagati, saltuari e dequalificati della Gig Economy, in cui tantissimi italiani stentano già alla terza settimana del mese, malgrado risultino occupati nelle mirabolanti statistiche pubblicate dai media.
Bene, anzi, male: in questa situazione, chi governa sceglie di tagliare welfare, sanità e istruzione, destinando un fiume di denaro all’acquisto di armi, offrendo cannoni a chi chiede non burro – magari! – ma pane. La domanda è allora: a cosa servono tutte queste spese? Sono nell’interesse immediato d’un Sistema Italia prostrato, dei suoi cittadini che versano in difficoltà evidente o sono piuttosto il debito d’obbedienza a un padrone d’oltre Atlantico? Qual è il ruolo del Governo: difendere il benessere degli italiani e tutelare i loro interessi, anche nel loro estero vicino, o quelli altrui fino in Giappone (vedi l’illogica e autolesionistica missione del Gruppo di Battaglia della Cavour nel Mar Cinese)? Domande volutamente retoriche, a mio parere d’assai facile risposta.